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Letta: non faremo stravolgere la Costituzione al centrodestra

La Piazza del Popolo targata Pd ha fatto il controcanto a quella vista il giorno prima, con la manifestazione di centrodestra chiusa da Giorgia Meloni. Dopo "Bella ciao" suonata dall’orchestra e cantata da big e militanti, dopo una «Live Is Life» sparata dagli altoparlanti, Enrico Letta è salito sul palco attaccando la leader di FdI che, in quella stessa piazza, aveva annunciato che il centrodestra è pronto a fare la riforma presidenzialista anche da solo. "Abbiamo fatto la scelta di difendere la Costituzione italiana - le ha risposto il segretario Pd - che è nata dalla Resistenza e dell’antifascismo, non permetteremo che quella Costituzione, la più bella del mondo, venga stravolta dalla destra».

E poi, sulla pandemia: «La piazza vera è quella di stasera - ha continuato Letta - non quella di ieri che ha pronunciato parole intollerabili su Covid, vaccini, scienza e salute. L’Italia vuole andare avanti». La guerra di Piazza del Popolo - anche sul colpo d’occhio che avrebbe restituito nei due comizi di chiusura - è stata un anticipo scenografico della battaglia vera, quella di domenica, quando i conti si faranno sul serio, nelle urne. "La nostra è la piazza dell’Italia della speranza, che guarda al futuro, ben diversa da quella delle destre, dell’Italia della paura», ha detto Letta. «La rimonta di questi giorni è figlia del fatto che nel nostro partito c'è la migliore classe politica sui territori». Poi l’esortazione finale: «Viva l’Ue, l’Italia democratica e progressista, viva il Pd. Andiamo a vincere». Se il centrodestra ha fatto sfilare i capi-partito, Letta ha fatto salire sul palco anche i governatori e ha mostrato i videomessaggi dei leader internazionali di sinistra, come il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e l’eurodeputata ungherese Clara Dobrev. Un’altra guerra di immagini: l’europeismo del Pd contro la vicinanza di Meloni e Matteo Salvini al presidente Viktor Orban. «Sono stato criticato perché sono andato a Berlino - ha detto Letta - E’ ovvio loro vanno solo a Budapest....».

E poi: «Noi siamo qui per affrontare i problemi e risolverli e lo vogliamo fare con una politica che è unita e soprattutto europea. Viva l’Europa, basta con questa narrazione anti-europea». Sul palco, prima di lui, due espressioni di quel Pd che Letta ha iniziato a costruire con le Agorà democratiche: Roberto Speranza ed Elly Schlein. Le sue parole hanno scaldato i militanti. E mostrando un’anti Meloni: «Sono una donna - ha detto la vicepresidente dell’Emilia Romagna - amo un’altra donna, non sono una madre, ma non per questo sono meno donna. Non siamo uteri viventi, siamo persone con i loro diritti». Poi un altro affondo: «Non basta essere donna per aiutare le altre donne. C'è una bella differenza tra le leadership femminili e femministe».

Applausi anche per il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Uno show il suo: «Ieri qua si è svolto un evento strano a metà psichedelico e a metà una sagra burina, c'era un esemplare allevato nelle praterie padane, un fresco sposo di 86 anni, un po' molle, barzotto, poi è apparsa una figura vestita di bianco, da prima comunione, è stata un’immagine incantevole, ma appena ha cominciato a parlare l'incanto è svanito ed è comparsa la sora Cecioni, la sora Gina». E poi, guardando Letta: «Non mi sento di dire che offriamo un segretario scoppiettante e pirotecnico, e vabbuò, non ce l’ha. Ma offriamo dirigenti di grande competenza, onestà e serietà, in grado di parlare all’Europa». Malgrado i pronostici, Letta continua a ripetere: «Nessun destino è già scritto». Prima di salire sul palco, intervistato in tv, si è anche spinto dove finora non si era spinto: «Io sono disponibile» a fare il presidente del consiglio, «soprattutto determinato a far sì che domenica noi convinciamo gli italiani». Finale di comizio con abbraccio collettivo: ministri, capigruppo, governatori... E «Live Is Life». Per il centrodestra c'era Pupo: «Su di noi».

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