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Meloni lavora a squadra in silenzio, nodo Viminale. Salvini smentisce pressioni

Le candidature e le autocandidature tornano di attualità nonostante la chiusura della campagna elettorale. Non tanto quelle per un seggio in Parlamento, dove per altro i riconteggi del Viminale e delle Corti di Appello stanno rimescolando le carte con il ripescaggio di alcuni esclusi, come nel caso di Umberto Bossi o del leghista Tonelli che allarga le braccia: «dura lex sed lex». Di candidature si parla per il prossimo esecutivo. Giorgia Meloni lavora infatti alla costruzione della sua squadra di governo, partita che crea qualche tensione con gli alleati, e soprattutto con la Lega.

Matteo Salvini smentisce nettamente la possibilità, circolata come indiscrezione, di fare pressione mettendo sul piatto un appoggio esterno: «Quante sciocchezze che scrivete...» ha infatti commentato il leader della Lega dopo che anche gli staff avevano seccamente smentito i retroscena al riguardo. Anche Meloni invita a non «credere alle bugie che circolano " e promette un esecutivo di «livello che non vi deluderà» assicura dopo aver bocciato quelle che ha definito le "fallimentari gestioni come quella di Speranza & Co". Pare certo, comunque, che non farà parte della squadra di ministri Guido Crosetto, il braccio destro della leader di Fratelli d’Italia, destinato ad altri incarichi di prestigio.

«Dal governo sono uscito e sto bene così» twitta Crosetto. E si tira fuori dal toto-ministri anche il governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Ci sono poi le candidature, o in alcuni casi le autocandidature, alle segreterie dei partiti. Se ne parla nella coalizione del centrodestra dopo il deludente risultato della Lega. L’ex ministro, Roberto Maroni, torna all’attacco e lancia il governatore veneto Luca Zaia come segretario. Il presidente della regione Veneto si schernisce e assicura di voler continuare ad occuparsi della sua regione ma Maroni insiste ricordando che la segreteria di Salvini scade proprio nell’anno in corso. Ma soprattutto Maroni propone, e in questo una figura come quella di Zaia potrebbe aiutare, una federazione tra Fi e Lega. Un progetto - sostiene - che potrebbe essere proprio tema di una proposta di programma per la nuova segreteria della Lega. Ma è nel Pd, dove Enrico Letta ha annunciato di non volersi ricandidare in vista del prossimo congresso, che già fioccano le autocandidature. Lo fa, in un’intervista, la ex ministra e deputata rieletta a Piacenza, Paola De Micheli che si candida a guidare i Dem perché dice "Il Pd non può più essere quello dell’un po' e un po'. Quello dei messaggi mai netti».

C'è poi il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che non si dichiara apertamente in corsa per la segreteria ma chiede «un cambiamento profondo o - prevede - bruceremo in fretta anche il prossimo segretario». Anche lui lamenta il fatto di essere arrivati al voto senza «un progetto forte per l’Italia e un’alleanza all’altezza della sfida». A chiedere uno stop a questa corsa alle autocandidature è invece il sindaco di Firenze, Dario Nardella, anche lui nel toto-candidati per la prossima segreteria: «non siamo ad X Factor, se questa è la direzione di marcia la lascio ad altri». Mentre Silvio Berlusconi festeggia il suo 86esimo compleanno, la candidata premier intanto è al lavoro: la sua agenda tra via della Scrofa e Montecitorio è fitta di incontri ed ha visto anche il presidente del Cio, Thomas Bach per rassicurarlo sui Giochi di Milano-Cortina 2026. Nelle more ha ringraziato, tra gli altri, degli auguri che le ha invitato il leader spagnolo di Vox: nel messaggio afferma che sta lavorando «per affrontare i problemi degli italiani, con la concretezza tipica dei conservatori.

E speriamo che anche la Spagna vada a destra». Sembra una risposta indiretta alle dichiarazione del presidente americano che si è detto allarmato per il risultato delle elezioni italiane con una frase che non passerà inosservata: "Avete appena visto cosa è accaduto in Italia in quelle elezioni. Vedrete cosa accadrà nel mondo» avverte Joe Biden preoccupato soprattutto, e lo dice, «per quello che potrà accadere qui», negli Stati Uniti.

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