Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Decreto sui rave al Senato, pressing FI ma gelo Fdi su correttivi. Pd e M5S per sopprimerlo

Prima tappa, il Senato. Comincerà da lì - tra qualche giorno - l’iter parlamentare della legge che inasprisce le pene per i rave illegali. Ma è l’unico punto fermo, per ora. Resta travagliata la sorte del primo decreto dell’esecutivo Meloni, varato lunedì scorso e ancora bersaglio di feroci critiche dalle opposizioni e pungente ironia sui social. Pesano i distinguo nella maggioranza, stretta tra le modifiche annunciate dall’ala garantista di Forza Italia (specie su intercettazioni e libertà di espressione) e il gelo di Fratelli d’Italia che prende tempo su un eventuale correttivo del governo attraverso un emendamento da presentare in Parlamento.

«E' ancora presto per parlarne», svicolano così alcune fonti parlamentari di FdI. In particolare, non convince la proposta di abbassare la pena massima (ora di 6 anni per chi organizza rave party, ma che i forzisti vorrebbero ridurre a 4) perché - è il loro ragionamento - «si parla di gente che fa business in una zona grigia di illegalità diffusa, pregiudicando i partecipanti». Semmai si potrebbe definire meglio la fattispecie, «distinguendo fra chi organizza i rave e chi partecipa». Palliativi, secondo le opposizioni che continuano a picconare il provvedimento bollato come «liberticida», scritto male e non necessario, secondo le accuse più ripetute. Sul piede di guerra è il Pd, fermo al mantra del ritiro del decreto, perché non basta modificarlo. Lo sintetizza in un tweet Enrico Letta che partendo dalle prime crepe nella maggioranza per modificare il testo, chiede alla premier Meloni di fare «un passo in più» ossia «con fierezza, ritiratelo». In serata i Dem tentano pure la mossa di un subemendamento al decreto Aiuti ter (all’esame della Camera) per abrogare la novità sui raduni "prima possibile».

Ad annunciarlo è la capogruppo a Montecitorio, Debora Serracchiani, che chiede a tutti i gruppi parlamentari di firmarlo. Un tentativo, essenzialmente politico, di stoppare una norma che, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, è già legge. Poche, in realtà, le chance di successo per un subemendamento che potrebbe essere dichiarato inammissibile perché non pertinente e quindi fermarsi lì. Verso un emendamento soppressivo si muove anche il M5s. «Quando ho letto il testo, da giurista prima ancora che da politico, sono saltato sulla sedia - denuncia il leader Giuseppe Conte - E' assurdo che sia stato introdotto questo nuovo reato, frutto di una cultura repressiva fuori luogo». Un pò più disponibile a cambiarlo è il Terzo polo: «Si modifichi quello che va modificato, si eviti qualsiasi attentato alla libertà di espressione, dopo di che pensiamo ad altro», taglia corto Matteo Renzi. Prevale, invece, l’imbarazzo negli azzurri. A tentare comunque una mediazione è il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che rimarca come «l'eccesso di intercettazioni non sia mai uno sport edificante per cui, propone, «si potrebbe pensare a una modifica parlamentare della pena massima per evitarle», oltre alla «previsione del sequestro finalizzato alla confisca dei beni utilizzati ai fini del rave: è un elemento che dà alla norma una funzione di efficace prevenzione speciale». Più netta la capogruppo FI al Senato, Licia Ronzulli: «Non è immaginabile, come ha detto il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, che si intercettino indiscriminatamente i ragazzini o che i rave siano il cavallo di Troia per perseguire altri reati». Per l’avvio parlamentare del provvedimento, in ogni caso, bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Il decreto è stato annunciato in Aula a Palazzo Madama ma non ancora assegnato ad alcuna commissione perché non sono ancora state costituite. Mercoledì sono convocate per la prima volta e dovrebbero eleggere i loro presidenti. Solo a quel punto si potrà mettere in calendario il primo decreto del governo Meloni per avviare la discussione generale. (ANSA).

Caricamento commenti

Commenta la notizia