Dopo un braccio di ferro durato giorni, il Pd trova una complicatissima sintesi sulla proposta di primarie online. Le trattative sono proseguite ininterrottamente giorno e notte, con il costante pungolo del segretario Enrico Letta, e alla fine hanno prodotto un’intesa che, di fatto, circoscrive la possibilità di consultazione online a casi circoscritti. L’accordo è arrivato a ridosso della direzione democratica scongiurando la conta interna e una spaccatura che sarebbe stata difficilmente rimarginabile. Soddisfatto e «confortato» il segretario Enrico Letta secondo cui si è raggiunto «il migliore punto di caduta possibile». Resta il rammarico del segretario sul "racconto esterno": «Siamo riusciti a farci del male...», ma nei fatti «abbiamo evitato spaccature deleterie. Adesso concentriamoci su ciò che il congresso e la fase costituente possono dare per il nostro rilancio», esorta.
Nel documento che viene portato in direzione si spiega che è ammesso il voto sulla piattaforma online per quanti sono residenti o domiciliati all’estero, per disabili e malati, per chi non possa recarsi al seggio a causa di altri impedimenti che saranno definiti dalla commissione nazionale del congresso (per esempio gli studenti fuori sede) e per coloro che abitano troppo distanti dal seggio. Alla fine il regolamento passa con un solo contrario e nove astenuti. Sul tavolo arriva anche lo spostamento delle primarie dal 19 al 26 febbraio (slittamento sul quale i candidati avevano trovato l’intesa da giorni), la composizione dei due terzi dei nomi della commissione nazionale del congresso e i criteri per l’ampliamento dell’assemblea agli esterni. Dopo l’ennesima fumata nera registrata anche in nottata, per costruire l’intesa la direzione è slittata di sei ore e mezza: dalle 12,30 - quando era prevista - alle 19. Un periodo in cui si è registrato prima un lungo stallo, poi la svolta: l’intesa sulle deroghe per il voto on line (la regola resta andare nei gazebo) chiusa a ridosso della riunione. La ricomposizione è arrivata dopo le esternazioni di Stefano Bonaccini, inizialmente critico su questa modalità di voto inserita all’ultimo momento: "Se ci spacchiamo sulle regole rischiamo di essere individuati come marziani». La sua apertura ha sbloccato l’impasse, con senso di responsabilità per evitare il muro contro muro, come rimarcano dal suo comitato. I supporter di Schlein (sostenitrice del voto online), invece, parlano di «vittoria per il Pd. Rompere il muro della partecipazione con primarie online è importante per definire il profilo di un partito unito, moderno e inclusivo».
Fino a ieri i sostenitori della parlamentare sarebbero stati pronti anche a contarsi in direzione, dove erano fiduciosi di avere la maggioranza, ma alla fine questo scenario è stato scongiurato. Critica Paola De Micheli, che si era detta più volte «contraria al voto on line» (per i tempi e i modi della decisione) e che alla fine non ha partecipato al voto sul regolamento per le primarie. Quanto al quarto ed ultimo aspirante segretario, Gianni Cuperlo, si è rimesso alla decisione del partito. Nonostante la soddisfazione finale, in direzione, Letta riserva ai suoi più di una sferzata: «Oggi, con il video col quale Meloni tecnicamente mente sulla riduzione delle accise, il governo e la premier hanno fatto il primo vero errore di comunicazione, dopo settimane di vento in poppa. Avevamo possibilità di fare goal a porta vuota ma non lo abbiamo fatto perché stavamo discutendo di regole. Dobbiamo essere netti nel dirci che dobbiamo capire sempre tempi e opportunità della discussione». Poi l’appello finale: «Da domattina ci confrontiamo su temi e questioni di contenuto che interessano gli italiani».
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