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Stop all'arrivo degli ex M5s, nuovo fronte nel Pd. Zingaretti: "Io appoggio Schlein"

Dino Giarrusso

La campagna di tesseramento al Partito Democratico è all’ultimo giro di orologio, mentre si allarga la polemica sui nuovi ingressi degli ex M5s. L’annuncio dell’eurodeputato Giarrusso alla convention di Bonaccini ha scatenato le contestazione della "base" e gli sfidanti per la segreteria non hanno rinunciato a prendere posizione. «Per dichiarazioni fatte in passato è bene scusarsi se è stata ferita una comunità», ha ribadito oggi il presidente della Regione Emilia Romagna. Condizione espressa anche da Paola De Micheli, che però non ha digerito la vicenda. «Basta alle porte girevoli», ha sollecitato. «Se immagino che chi entra ora, dopo le cose che ha detto Giarrusso su di noi, ha gli stessi diritti di un militante da 15 anni, è ovvio che c'è una reazione rabbiosa».

Insomma, «la sindacalista del partito», come ama definirsi, non ci sta e avverte: «Oggi ci scandalizziamo di Giarrusso, ma nei territori stanno entrando persone che fino a 6 mesi fa erano in liste contro di noi». Per De Micheli, per chi decide di entrare nel partito è necessario «un percorso». Opinione in linea con quella di Simona Lembi, coordinatrice della mozione Cuperlo a Bologna, che dichiara ironica: «Propongo per Giarrusso 3 anni di riabilitazione nelle feste de l’Unita, come cameriere». E precisa: «Un conto è la disponibilità delle persone ad iscriversi, un conto è l’agibilità politica: vale per tutti, Giarrusso compreso». Al coro critico sui nuovi ingressi si aggiunge anche Dario Nardella, sindaco di Firenze. «Chiunque voglia entrare nel Pd - ha detto - lo deve fare con grande umiltà e quindi deve anche fare ammenda di tutti gli attacchi, le cattiverie fatte nei confronti del Pd, altrimenti sarebbe palesemente incoerente». Insomma, i leader di partito non lasciano inascoltata l’ondata di disappunto che è montata soprattuto sui social.

Ultima frecciata, quella dell’attore Alessandro Gassman. Il Pd? «Un partito che continua ad essere riempito di individui che non sono richiesti e che nulla hanno a che fare con l’idea iniziale», scrive su Twitter. E annuncia il suo addio: «Non vi voterò mai più». Ma l’eurodeputato ex M5s, casus belli, non è l’unico a bussare alle porte del Pd. Nelle scorse ore si è parlato di un interessamento anche da parte di Luigi di Maio e Vincenzo Spadafora, entrambi ex M5s, poi passati a Impegno Civico. Ma, al momento, in ambienti Dem non risultano richieste ufficiali di iscrizione da parte dei due ex ministri. E Giarrusso, raggiunto al telefono, ha preferito il silenzio: «Sto perdendo un aereo per Bruxelles». Su eventuali tesseramenti dell’ultimo minuto, Schleien non vuole intervenire: «non sta a me commentare quello che accade agli eventi di altri candidati», dice. Ma sulla sua campagna per la corsa alla Segreteria non ha dubbi: «eventi partecipatissimi, tornano tanti delusi». A tirare la volata, nell’evento pubblico organizzato a Roma, tra palco e platea, ci sono Livia Turco, Andrea Orlando e Nicola Zingaretti. Poche ore prima, il presidente della Regione Lazio ha annunciato sui social il suo sostegno alla candidata: «Noi dobbiamo tornare a costruire speranza, per farlo questo partito deve avere il coraggio di cambiare». Poi, arrivando all’evento, dichiara: «Elly è la speranza per tenere viva questa voglia di cambiamento, è l'ipotesi più credibile». E non manca di dedicare un’aspra critica al suo partito: «Dopo il 25 settembre, il gruppo dirigente del Pd non è stato in grado, con la Costituente, di dare una risposta alla crisi: è stato detto lo faremo ma poi ancora una volta non si è avuto il coraggio di farlo». Una mancanza di iniziativa, spiega Zingaretti, «che mi ha spinto a sostenere Elly».

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