Forza Italia non è mai stato un partito. Ma il giocattolo politico di Berlusconi, tutt’al più disposto a “inventarsi” delfini. Movimento che ha messo insieme i sopravvissuti allo tsunami di “Mani pulite” per difendere gli interessi del Capo. Che sarà stato anche un «grande innovatore», ma che ha fortemente condizionato il Paese con i suoi conflitti d’interesse e i suoi problemi giudiziari, al punto da piegare codici e far approvare dal Parlamento leggi “ad personam”. «Un’emergenza democratica» quei governi, secondo un giudizio di Antonio Tabucchi. Andata in parallelo con un fatale abbassamento del già debole livello etico nazionale. Non ha lasciato eredi politici il Cavaliere, sebbene Antonio Tajani sia formalmente il numero 2. Ma bisognerebbe chiedere a Ronzulli e molti altri se sono disposti a riconoscere la leadership del ministro degli Esteri. Miccichè taglia corto: «Forza Italia è finita». Il rischio c’è. Aleggiano avvoltoi. Tra i meloniani si ragiona su come attirare frotte di moderati, la Lega è seduta sulla riva del fiume, Calenda e Renzi intravedono praterie centriste, il “cespuglio” di Toti e Lupi offre un alveare azzurro. A mettere d’accordo tutti potrebbe essere Marina, primogenita del fondatore di FI, con il padre e il fratello Piersilvio finanziatrice del movimento. Voragini da coprire ogni anno e per le quali non sono sufficienti le dazioni minime dei parlamentari eletti. Tanto più che ora si rischia il disimpegno assoluto: molti di loro non troveranno più collegi blindati per l’elezione. Marina non si è mai pronunciata rispetto a una possibile discesa in campo. Ha fatto sapere, come Piersilvio, che preferisce occuparsi delle aziende. Che però hanno bisogno della politica, per cui il disimpegno assoluto della famiglia Berlusconi è da escludere. Bisognerà capire quali saranno le forme dell’impegno. O magari a chi sarà delegato e se l’eventuale investitura sarà accettata. Di certo Forza Italia, se sopravvivrà al suo padrone, non sarà più quella che è stata: dovrà darsi quanto meno una struttura e un nuovo ordine. Ne avrebbe la forza e in sé anche le risorse umane. Trent’anni di azione politica hanno portato alla formazione di una classe dirigente con elementi di valore. Quel che ancora non ha – ma non generalizziamo – Fratelli d’Italia, i cui consensi sono inversamente proporzionali agli standard di spessore politico richiesti a chi governa un Paese come l’Italia.