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Emergenza migranti, Calabria e Sicilia abbandonate a se stesse

Fermare i traffici illegali di essere umani deve diventare la priorità

Il flusso di migranti in arrivo sulle coste calabresi e siciliane è sempre costante. E, contestualmente, aumenta il numero di minori non accompagnati sbarcati. Gli approdi si susseguono senza soluzione di continuità mettendo a rischio la tenuta delle strutture di prima accoglienza. L’hotspot di Lampedusa, che oggi sarà visitato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e dalla commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, è tornato a superare nell’ultimo week end le 2.300 presenze, rispetto a una capienza di 400. Dopo diverse ricollocazioni, per lo più in Calabria, tra Reggio e Vibo, il numero è tornato a scendere, ma a preoccupare è che di questi profughi la metà sono minori non accompagnati, parecchi con meno di 14 anni, per i quali sarà difficile trovare rapidamente una sistemazione.

La sostanza è che queste due regioni continuano a rappresentare l’avamposto di un’Europa ancora incapace di fare fronte al fenomeno dell’immigrazione. Su Calabria e Sicilia gravano il peso e le conseguenze di scelte pilatesche e di una mancata solidarietà all’interno dell’Ue.

Se l’imperativo è evitare nuove tragedie – come dimenticare le immagini apocalittiche di Cutro? -, fermando i traffici illegali di essere umani, c’è la necessità di intensificare i controlli sulle rotte che partono dalla Turchia, dalla Cirenaica, ma anche da Libia e Tunisia. E anche l’ordine del governo italiano di spingere le imbarcazioni della Guardia costiera un po’ più al largo, può essere letto come un buon segnale perché spesso i barchini carichi di migranti risultano in difficoltà già dopo poche miglia di navigazione.

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