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Meloni a Nordio sul concorso esterno: "Mi concentrerei su altre priorità"

Nordio e Meloni

Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non si tocca. «Comprendo benissimo sia le valutazioni che fa il ministro Nordio, sempre molto preciso, sia le critiche che possono arrivare, però mi concentrerei su altre priorità», suggerisce Giorgia Meloni da Pompei, archiviando le suggestioni del suo ministro della Giustizia e provando a seppellire gli attacchi delle opposizioni. Come quello del leader M5s Giuseppe Conte secondo cui lei «alza la soglia di conflittualità massima per garantire un regime di impunità ai suoi sodali e alla sua cricca». E mentre i dem sostengono che la premier abbia «scaricato» Nordio, il diretto interessato dà una lettura opposta: «Con lei siamo e siamo sempre stati in perfetta sintonia». Ma, a sentire più voci nella maggioranza, sta per aprirsi un altro braccio di ferro interno, sull'abuso d’ufficio. L’abrogazione del reato è nel disegno di legge ancora fermo al Quirinale, in attesa che Sergio Mattarella lo trasmetta alle Camere.

«Nel percorso parlamentare agiremo in modo che la norma sia coerente con la Costituzione», assicura il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. È la disponibilità che avrebbe esplicitato la premier al Capo dello Stato. Il problema, si racconta in ambienti di governo, è che non si prospetta semplice convincere Nordio. Intanto Meloni vola a Tunisi per chiudere una trattativa ben più complessa. E prima, inaugurata la tratta del Frecciarossa Roma-Pompei con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, visita gli scavi, assieme anche alla sorella Arianna. Almeno fino a mercoledì era prevista pure Daniela Santanchè. Ma la ministra del Turismo, sulla graticola per l’indagine su Visibilia, affida ad una nota solo un ringraziamento alla premier «per l’attenzione posta al turismo». Finita la visita, dopo un aggiornamento al telefono con il comandante dei Vigili del fuoco di Torre del Greco sulla palazzina crollata oggi, Meloni si presenta davanti a giornalisti, fotografi e operatori tv, che hanno protestano per essere stati lasciati un’ora in una zona delimitata, sotto il sole a picco. L’Italia, esorta la premier, regga la competizione in campo turistico e valorizzi il patrimonio. Meloni risponde a due domande sulle polemiche di questi giorni. «Non sono mai mancata alle commemorazioni della strage di Via d’Amelio e non mancherò neanche quest’anno. Molti sanno perché ho cominciato a fare politica, io lo ricordo molto bene», replica ricordando la sua scelta dopo la morte del giudice Paolo Borsellino. Poi, rispondendo sul concorso esterno, le parole definitive della premier.

Nel giro di due ore la nota del ministro: «Il problema del concorso esterno è essenzialmente tecnico e mira semmai a rafforzare la lotta contro la criminalità organizzata. Ma la sua revisione non fa parte del programma di governo». Martedì il guardasigilli ribadiva a Libero la necessità di «rimodulare" quel reato perché «evanescente», ma «senza ridurre la lotta alla mafia». Il contenuto tecnico può essere condiviso dentro FdI. La storia del partito, però, spinge a bocciare tempi e modi dell’uscita, a ridosso dell’anniversario della strage di via D’Amelio. E pazienza se FI rivendica l’obiettivo di Nordio. Palazzo Chigi ha imposto lo stop prima con Alfredo Mantovano, poi con Meloni. «Le ricostruzioni fantasiose e talvolta maligne su nostri ipotetici dissidi - spiega ora Nordio - sono vani tentativi di minare la nostra risolutezza nel portare a compimento le riforme sulla giustizia, secondo il mandato degli elettori, e sulle quali non vacilleremo e non esiteremo». Nel governo si teme che le polemiche sul concorso esterno siano strumentali a far deragliare il principale obiettivo, la separazione delle carriere. Si lavora a un altro disegno di legge, da varare entro l’autunno. Nell’esecutivo ci sono due correnti di pensiero, una punta a una riforma costituzionale drastica, l’altra a una soluzione più soft per cui potrebbe bastare una norma ordinaria. Intanto il Consiglio dei ministri di domani dovrebbe essere presieduto da Antonio Tajani, mentre Meloni volerà a Bruxelles per due giorni al vertice Ue-Celac. Domenica ci sarà poi a Roma la Conferenza internazionale su migrazioni e sviluppo.

 

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