Venerdì 29 Novembre 2024

Alluvione in Emilia Romagna: è scontro aperto tra Meloni e Bonaccini

A quasi tre mesi dall’alluvione che sommerse la Romagna, è finita la tregua istituzionale: è scontro aperto fra governo e Regione, fra la premier Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini e, di conseguenza, fra Fdi e Pd. E' scontro sulle cifre, sul metodo e su quello che si è fatto o non si è fatto per rimettere in sesto il territorio in vista della stagione autunnale e per ristorare famiglie e imprese colpite dai danni. Ed è uno scontro destinato a durare e inasprirsi, con l'orizzonte delle prossime elezioni regionali che si svolgeranno al massimo all’inizio del 2025. La lunga e dettagliata lettera di spiegazioni che Giorgia Meloni ha spedito a Bonaccini, che da settimane lamenta, insieme ai sindaci, l’esiguità delle risorse messe a disposizione, si è trasformata in un frontale attacco politico a un presidente di Regione che è presidente anche della principale forza politica di opposizione. «Non ho avuto modo - scrive la premier rivolgendosi a Bonaccini - di leggere da parte sua alcuna parola di sostegno" all’azione del governo sull'alluvione, «anzi. Ho letto che Lei, nella Sua veste di presidente di Regione nonché di sub commissario alla ricostruzione, ha ripetutamente affermato che sul territorio non sarebbe arrivato sino ad oggi neanche un euro. Non bisogna cedere alla fretta ed alla frenesia che pare rispondere al desiderio di qualcuno di avere un pò di visibilità, alimentando polemiche inutili». Sembrano molto molto lontani, insomma, i momenti immediatamente successivi all’alluvione, con le visite di Meloni in Romagna, insieme anche alla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e alla reciproca esibizione, da parte di Bonaccini e Meloni, di un fair play istituzionale e di un concorde spirito di collaborazione, incrinato però non appena il governo decise di nominare come commissario il generale Francesco Paolo Figliuolo, anziché il presidente della Regione, sconfessando, nei fatti- è l’accusa - il metodo seguito per la ricostruzione del terremoto in Emilia del 2012. «La fretta che Meloni mi imputa - ha replicato Bonaccini - in realtà, è quella dei nostri concittadini. Che tutto meritano fuorché polemiche sterili tra istituzioni o il fatto che non debbono lamentarsi perché molto sarebbe già stato fatto. Purtroppo non è così, la premier può senz'altro chiedere direttamente a famiglie e imprese», rinnovandole l’invito a un confronto allo stesso tavolo, per fare il punto sulle risorse e individuare soluzioni. Lo scontro è però anche sulle cifre: il governo, dice Meloni nella sua lunga lettera, ha già stanziato 4,5 miliardi per la ricostruzione delle zone alluvionate e questa iniziativa non si esaurisce qui. Uno degli obiettivi che l’esecutivo ribadisce è anche quello, oltre alla messa in sicurezza e alla ricostruzione delle infrastrutture, di risarcire tutti i privati che hanno subito danni. Per questo motivo non sarebbe corretta - secondo Meloni - l’informazione secondo la quale non si sarebbe visto un euro. Una lettura che però, secondo Bonaccini, non corrisponde alla realtà. «A oggi - è la sua replica - gli unici contributi arrivati ai cittadini sono quelli decisi da Regione e Protezione civile nazionale, mentre famiglie e imprese attendono gli indennizzi. I due Decreti adottati dal Governo hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare, né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripartenza positiva delle imprese». Questione, quest’ultima, che secondo Bonaccini rischia di abbattersi con effetti pesanti su una delle aree più produttive del paese: «la stragrande maggioranza delle imprese - prosegue - non solo non ha ricevuto un euro di indennizzo, ma neppure sa come approntare le perizie necessarie per ottenere in futuro il pieno risarcimento dei danni. E non sapere ancora, dopo tre mesi, come richiedere i rimborsi è semplicemente incredibile».

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