Venerdì 15 Novembre 2024

Salario minimo, Meloni si prende "60 giorni di tempo, per coinvolgere le parti sociali". Schlein: 'Nessuna idea chiara'

Sessanta giorni, di qui alla manovra, per trovare "soluzioni efficaci", e "insieme". Giorgia Meloni prende tempo - e si prende la scena - sul salario minimo, che per lei non risolve affatto il problema dei bassi salari e del lavoro povero. E davanti alle opposizioni, che si presentano per la prima volta unite a Palazzo Chigi per affrontare il nodo del salario minimo, rilancia proponendo di dare al Cnel la regia di un lavoro approfondito per arrivare a una proposta di legge "che affronti una materia così ampia nelle sue complessità". Un tentativo di "fare melina", un "diversivo" per la minoranza che, poco convinta che si arriverà a un risultato, non si sottrarrà "al confronto" ma allo stesso tempo continuerà anche con la raccolta firme la battaglia per il salario minimo. La premier per la prima volta scende in piazza Colonna per una dichiarazione. E davanti alle telecamere a orario tg conferma, come hanno fatto poco prima le opposizioni, che le "divergenze ci sono", ma c'è tutto il tempo per "coinvolgere anche le parti sociali" e fare un lavoro "insieme", parola che usa di più anche nelle due ore attorno al tavolo in Sala Verde. Pd, M5s, Azione, Verdi, Sinistra e +Europa si presentano puntuali alle 17. Da una parte il governo, con la premier al centro, dall'altra Elly Schlein e Giuseppe Conte ai due lati di uno spazio lasciato per far partecipare - dallo schermo da cui è videocollegato - anche Matteo Salvini. Che parla poco durante il confronto, anche se la Lega poi sarà la più tranchant nei confronti di opposizioni che restano "sulle loro posizioni ideologiche". Una certa "rigidità" la nota anche Antonio Tajani, assicurando comunque che l'obiettivo è quello di "salari più ricchi". L'introduzione lascia perplesse le opposizioni. La premier parla a lungo per ribadire le sue obiezioni allo strumento del salario minimo che può diventare addirittura "controproducente". Poi tocca ai leader delle minoranze, che prendono la parola in ordine alfabetico. E fin lì sembra il "remake della discussione in commissione e del question time" dice al tavolo Riccardo Magi. "Ognuno sulle sue posizioni, palla al centro", la sintesi di altri partecipanti. A un certo punto Carlo Calenda chiede di fumare. Tutti, o quasi, sul balconcino, Meloni compresa. Sarà stato forse quello il momento in cui a margine c'è stato quello "scambio di battute" come minimizza la premier, "senza risposte" come sottolinea con forza Schlein, su alluvione e caso De Angelis ("è questione del Lazio, non credo di dovermene occupare", le uniche parole della premier).

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