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Ultimi giorni di relax per la premier Meloni. Poi il rebus manovra con il governo a caccia di risorse

Trovare le risorse per impostare la seconda manovra del suo governo. Sarà la priorità dell’agenda di Giorgia Meloni quando la settimana prossima l’esecutivo riaccenderà i motori dopo un paio di settimane di standby estivo

Trovare le risorse per impostare la seconda manovra del suo governo. Sarà la priorità dell’agenda di Giorgia Meloni quando la settimana prossima l’esecutivo riaccenderà i motori dopo un paio di settimane di standby estivo. La premier sta trascorrendo gli ultimi giorni di relax con la famiglia in Puglia, non troppo distante da dove si trova Matteo Salvini, e avrebbe programmato di partire fra oggi e domani per concludere le vacanze altrove. Le indiscrezioni portano all’Isola d’Elba, dove è già stata l’estate scorsa, ma c'è anche chi parla di un giro in barca. Intanto sulle spiagge italiane i dirigenti di FdI stanno difendendo il bilancio dei primi dieci mesi mesi di azione dell’esecutivo. La campagna si chiama "Italia vincente".

«Stiamo lavorando per far ripartire l’economia. I dati degli ultimi giorni dimostrano, per esempio, che grazie alle norme Meloni contro i furbetti delle partite Iva, quelle apri e chiudi, 1.500 sono state trovate e chiuse, su altre 500 stanno indagando in modo approfondito», ha sottolineato Giovanni Donzelli sotto il gazebo allestito a Pescara. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, da Bari ha invece assicurato che il governo «sin dall’inizio ha attenzionato il fenomeno del caro benzina», difendendo la scelta di non tagliare le accise: farlo, ha sostenuto, «non favorisce i più deboli paradossalmente, ma favorisce chi fa più benzina che di solito sono quelli che hanno macchine più potenti».

Una tesi decisamente contestata dalle opposizioni, che aspettano il centrodestra al varco quando da settembre, dopo il varo della Nota di aggiornamento al Def, inizierà a prendere forma la manovra. L’autunno sarà «impegnativo», ha ammesso Meloni, che a breve dovrà tenere la sua maggioranza allineata su dossier delicati come la seconda parte della riforma della giustizia (separazione delle carriere e prescrizione i temi caldi), ratifica del Mes e gestione dei migranti. Dopo la prima legge di bilancio, sulla falsa riga di quella impostata dal governo Draghi, ora si parla di una finanziaria da 25-30 miliardi di euro. Ma nella maggioranza non si fa fatica ad ammettere che non è semplice trovare le risorse. Anche in quest’ottica, la premier ha varato con un blitz la tassazione sugli extraprofitti delle banche. Si stimano circa 3 miliardi di gettito. E non si escludono interventi simili su altri settori, come quello dell’industria farmaceutica. Ma questa volta, ha garantito la premier, con la condivisione preventiva degli alleati. È certo che Meloni ha già fissato la priorità della manovra: rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie, con l’obiettivo di rendere quanto più strutturale possibile il taglio del cuneo contributivo. Fra i nodi sullo sfondo resta la questione del salario minimo, in attesa della proposta del Cnel sul lavoro povero, attesa dalla premier prima della legge di Bilancio. Intanto la petizione delle opposizioni per una legge che fissi la paga oraria minima a 9 euro avvicina le 300mila firme, dice il dem Antonio Misiani, secondo cui «il governo e la maggioranza finora hanno buttato la palla in tribuna. Ma questo giochino non potrà continuare all’infinito». Per il leader di Si, Nicola Fratoianni, Meloni «ha scoperto il magico mondo della realtà», visto che «un anno fa di questi tempi, in piena campagna elettorale, pontificava di blocchi navali, eliminazione delle accise, flat tax, proclami sciolti come neve al sole». E anche da Azione mettono in dubbio la solidità del piano dell’esecutivo per la manovra. «Il governo - nota Daniela Ruffino - si appresta a confezionare una legge di bilancio con i proventi delle accise sui carburanti, qualche tassazione sugli extraprofitti delle banche (a proposito: a quanto ammontano le tasse sugli extraprofitti delle imprese energetiche?) e i risparmi derivanti dall’abolizione del Reddito di cittadinanza».

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