Un dato è certo: ora il Ponte sullo Stretto è inserito nella Legge di bilancio 2024 dello Stato italiano. Tutto risolto? Ancora difficile dirlo, vista la complessità delle procedure, per la quale il Governo nazionale ha individuato una elaborata strada economico-finanziaria, confidando anche nell’intervento della Bei, la Banca europea investimenti che ha contribuito, nell’arco dei decenni, alla costruzione delle più importanti infrastrutture realizzate nei vari Paesi della Ue. Il giorno dopo è quello delle reazioni. Il titolo di Webuild corre in Borsa e c’era da aspettarselo visto che la holding delle Costruzioni, con amministratore delegato Pietro Salini, detiene il 45 per cento delle azioni del Consorzio Eurolink, chiamato a completare la progettazione esecutiva e a realizzare il collegamento stabile tra l’Isola e il Continente. Il ministro Salvini, da parte sua, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa: «Dopo settimane di chiacchiere a vuoto e di ragionamenti di vari analisti, posso dire che c’è la copertura per il collegamento stabile tra la Sicilia e l’Italia e l’Europa». Intera copertura? Il Governo assicura: ci sono i 12 miliardi, grazie anche alla compartecipazione delle due Regioni interessate. E la Regione siciliana sarà la prima a scucire il portafoglio, stanziando un miliardo di euro ricavato dai Fondi per lo sviluppo e la coesione. «Avremo interlocuzioni con la Bei, però ora si parte davvero», ha ribadito il vicepremier, confermando anche che il cronoprogramma «sta seguendo tutte le tappe previste, quindi l’obiettivo di aprire i cantieri sulle due sponde entro l’estate 2024 è un impegno che in questo momento siamo assolutamente in grado di mantenere». Una manovra, quella complessiva del Governo, da 24 miliardi e il Ponte che ne “assorbe” 12, cioè la metà. È verosimile? E qui si entra nel laboratorio “alchemico” di Giancarlo Giorgetti (ministro dell’Economia)&Company. «Come tutte le opere pubbliche – ha spiegato Giorgetti –, il Ponte è finanziato per l’intero ammontare, che sono 12 miliardi nella proiezione pluriennale. Sono stanziati nell’orizzonte temporale dei primi tre anni le prime tre quote a salire. La collocazione temporale risente della tempistica, che prevediamo realisticamente si possano dispiegare: sono prevalentemente concentrate nel 2025 e 2026». La Regione siciliana, come detto, comparteciperà alla spesa con una quota del 10 per cento, derivante dalla nuova programmazione del Fsc 2021-2027. La soluzione individuata consente, secondo il tandem Salvini-Giorgetti, di garantire la copertura finanziaria, in modo da partire entro i tempi previsti con la conclusione dell’iter di progettazione e con i cantieri, convinti di poterla integrare in tempi relativamente brevi con le risorse che arriveranno dall’Europa. Una certezza, quella più volte manifestata dal vicepremier, a seguito degli incontri avuti con la Commissione europea e con la “ministra” Ue dei Trasporti, la romena Adina Ioana Valean, che nasce dalla rilevanza intercontinentale del collegamento stabile. Perché? È stato più volte spiegato. Perché il Ponte fa parte di uno dei principali Corridoi europei delle Reti di trasporto Ten-T, quello che unisce Helsinki e il Nord Europa con Palermo, Malta e il Mediterraneo, passando da Germania e Austria e toccando vari punti del nostro Stivale. Perché l’Europa si è data una scadenza improrogabile: entro il 2030 vanno rimossi tutti i cosiddetti “colli di bottiglia”, cioè le “strozzature” che impediscono il completamento dei collegamenti viari e ferroviari. E lo Stretto di Messina è uno di quei “colli di bottiglia”. La Ue ha contribuito, investendo la metà dei soldi occorrenti, alla realizzazione del Ponte inaugurato di recente in Romania. Ha contribuito ai Ponte e ai Tunnel costruiti in altre nazioni d’Europa. Da qui la consapevolezza che il sostegno economico di Bruxelles non mancherà. Torniamo al ruolo della Regione siciliana. Ieri il presidente Schifani lo ha chiarito ulteriormente, specificando che c’è l’effettiva disponibilità a investire oltre un miliardo di euro per co-finanziare la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Una disponibilità che aveva avuto l’imprimatur della Giunta siciliana al termine della riunione di lunedì mattina. «L'investimento consentirà alla Sicilia di compartecipare, con una quota del 10 per cento, alla costruzione dell'infrastruttura che collegherà l'Isola alla Calabria. Il costo complessivo dell'opera è stimato in circa 12 miliardi di euro. La Regione, nel dettaglio, contribuirà con un miliardo di euro provenienti da risorse della nuova programmazione del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, e con ulteriori 200 milioni frutto di economie relative a risorse nazionali per il ciclo 2014-2020 non ancora spese. Con questo provvedimento di apprezzamento della Giunta – aggiunge Schifani – abbiamo posto le basi per imprimere un'accelerazione determinante alla costruzione di quella che sarà un'infrastruttura strategica per il futuro della Sicilia. Se dopo più di 50 anni il Ponte sullo Stretto si avvia a diventare realtà dobbiamo ringraziare, in particolare, il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini, sempre attento alle esigenze del Mezzogiorno e della Sicilia in particolare. Con questo cofinanziamento inviamo un segnale chiaro a tutta l'Italia, per dire che il Ponte è una priorità nazionale e che la nostra Regione è pronta a fare la propria parte». A fargli eco l’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò: «La Sicilia si farà trovare pronta a questo appuntamento con la Storia, prepareremo le migliori condizioni strutturali che consentano di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla costruzione del Ponte sullo Stretto. Sarà necessario organizzare una rete ferroviaria e stradale al passo con i tempi, creando un'interconnessione tra gli aeroporti, i porti e gli interporti e prestando particolare attenzione alla viabilità interna. Noi siamo pronti e molte delle opere programmate sono state già avviate».