Partirà dal Senato la discussione sulla riforma del premierato. E non a caso. Il cambiamento rispetto alla prima scelta che puntava a Montecitorio, sarebbe stato deciso lunedì sera e dietro ci sarebbe il pressing del governo. Anche in considerazione del fatto che a palazzo Madama l'iter dovrebbe essere più snello e i tempi di discussione contingentati rispetto alla Camera . Ma soprattutto, si ragiona in ambienti parlamentari, anche della maggioranza, perchè Giorgia Meloni può contare su alcuni personaggi chiave a lei vicini. Al Senato, si ricorda nei medesimi ambienti, c'è Ignazio La Russa alla presidenza. E nella strategica commissione affari costituzionali, Alberto Balboni, altro esponente di spicco di Fdi. Nel frattempo la ministra Elisabetta Casellati, madre della riforma, assicura che il disegno di legge arriverà in Parlamento la prossima settimana. Nega che la priorità data al Senato sia "una scelta politica" e rassicura che un correttivo sul premio di maggioranza sarà nella legge elettorale, su cui sta lavorando. La mossa, annunciata al momento informalmente, scatena l’ira delle opposizioni, pronte a dare battaglia. Il più tranchant è Francesco Boccia, presidente dei senatori Dem: «Si conferma quello che denunciamo da tempo: il baratto, nella maggioranza, tra premierato e autonomia. Quindi Palazzo Madama sarà il luogo dove FdI e Lega si controlleranno a vicenda». Si associa Peppe De Cristofaro di Avs che rincara : «Sono due rilevantissime questioni per il Paese, trattate neanche fossimo al mercato delle vacche». E avverte: «Non siamo disponibili a scassare l'Italia». Da qui la richiesta di convocare d’urgenza la conferenza dei capogruppo della Camera: richiesta accettata. Obiettivo delle opposizioni sarebbe quello di capire il perché dell’improvviso 'switch’. Per molti, in effetti, era scontato che l’elezione diretta del premier si discutesse prima a Montecitorio, in alternanza con l’autonomia differenziata, l'altra importante riforma che proprio i senatori stanno discutendo da mesi. Ma i dubbi covano pure nella maggioranza: la decisione sull'iter del premierato appare a molti, nell’opposizione ma anche nella coalizione del centrodestra, come una fuga in avanti della premier per intestarsi e gestire in prima persona il dossier riforme. In linea con quel «mi fido solo della mia coscienza e mi interessa solo il giudizio degli italiani», che Meloni racconta in un estratto del nuovo libro di Bruno Vespa. Un altro precedente rispetto al dossier migranti, appena confluito nell’accordo con l’Albania per aprire lì due centri di accoglienza, che ha fatto storcere il naso ai leghisti per la presunta esclusione dalla trattativa. Segno che la tensione nel centrodestra sarebbe ancora calda. Come hanno dimostrato le rivalità vissute finora tra FdI e Lega proprio sull'autonomia differenziata, tra stop and go. E’ Roberto Calderoli a trainare la legge che porta il suo nome e che il suo partito punta a chiudere, almeno al primo step del Senato, prima delle elezioni europee. Un traguardo molto vicino, visto che la commissione Affari costituzionali potrebbe approvare il testo la prossima settimana per farlo approdare in Aula entro fine anno, visto che l’esame può andare avanti anche nella sessione di bilancio, essendo collegata alla Manovra. Tempi raggiunti, nonostante alcuni tentativi di rallentarli proprio all’interno della maggioranza, si racconta sottotraccia nel partito di Salvini. Ora lo sprint di Fdi per andare spediti con il premierato. Considerando che serviranno quattro passaggi parlamentari, l'obiettivo è di incassare il primo ok prima delle Europee.
Casellati: "Nessun baratto, maggioranza coesa"
«Non c'è nessun baratto perchè all’interno della maggioranza c'è coesione». Lo ha detto a SkyTg24 il ministro delle Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, a proposito della polemica sull'avvio dell’iter della riforma sul premierato al Senato, dove si sta discutendo anche il ddl Calderoli sull'autonomia differenziata. «Tutte queste polemiche mi sembrano inutili, ogni Camera avrà il suo spazio di dibattito. Francamente queste polemiche non le capisco, a meno che non si debba fare una polemica a tutti i costi», ha aggiunto assicurando che non porrà limiti al dibattito: «I tempi li detta il Parlamento come sempre. Ma penso che nell’arco di due o tre mesi si possa concludere una prima lettura». «Sono due riforme che hanno tempi diversi, la riforma costituzionale ha quattro letture l’autonomia due», ha sottolineato infine