Giorgia Meloni sta per rifilare all’Italia un Patto di stabilità i cui contenuti sono stati decisi da un ministro tedesco e annunciati in un punto stampa da Francia e Germania con l’Italia non pervenuta». Lo afferma Stefano Patuanelli, presidente dei senatori del M5S. Meloni, aggiunge, «ratificherà anche il Mes, nonostante rinvii disperati e palle buttate in tribuna, prendendo per l’ennesima volta per i fondelli milioni di suoi elettori». Tutto questo, sostiene ancora Patuanelli, «dopo due Manovre lacrime e sangue; dopo aver tagliato pensioni, sanità e aver aumentato le tasse su culle, donne e case; dopo aver abbuonato alle banche 2 miliardi di tasse sugli extraprofitti sottraendoli così a chi non ce la fa a pagare le rate del mutuo; dopo aver affossato investimenti e domanda interna; dopo aver fatto piombare il Paese in stagnazione, con crescita 2024 dimezzata rispetto alle previsioni iniziali dal Governo; dopo aver gettato le basi per un aumento del debito pubblico, visto il crollo del ritmo di crescita; dopo aver ulteriormente precarizzato il lavoro con il decreto primo maggio; dopo aver recuperato il feticcio contabile dell’avanzo primario, che significa più tasse e più tagli; dopo aver riesumato le privatizzazioni, che significano svendite di asset strategici per pochi spiccioli, dalla rete di telecomunicazioni ai porti; dopo aver eseguito in appena un anno tutti i compiti dettati dalle tecnocrazie tedesche ed europee per provare ad accreditarsi presso i club che contano, ma che sono lontani anni luce dagli italiani e dalle loro difficoltà». «Il governo si sta avvitando su se stesso: Meloni sosteneva che l’Italia avrebbe svolto un ruolo internazionale e aveva cercato di legare la ratifica del Mes alla trattativa sul patto di stabilità. Ora sta crollando il castello di bugie e propaganda che la premier aveva costruito» dice a Radio Anch’io su Radio Uno la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva. «Se non ratifichiamo il Mes, e siamo gli unici a non farlo, e contestualmente apriamo una sacrosanta discussione sulla riforma del patto di stabilità, il cortocircuitò è prevedibile. Lo avrebbe capito chiunque - aggiunge Paita - l’unica a non averlo capito è stata Giorgia Meloni. Temo che sul patto di stabilità che per noi sarebbe fondamentale porteremo a casa poco, e alla fine il governo ratificherà comunque il Mes. Quella della maggioranza è tutta una strategia finalizzata alle elezioni europee, per dare un messaggio sovranista. Ma l’Italia da tutto questo otterrà vantaggi sul piano dell’autorevolezza internazionale? A mio avviso no». «Sul Patto di Stabilità mi pare che sia fallito l’approccio a pacchetto del governo italiano, che voleva tentare il ricatto attraverso il veto sulla ratifica del MES. Abbiamo subito detto che era un approccio sbagliato, che avrebbe isolato l’Italia ed è quello che stiamo vedendo in questo momento. Ma proprio nell’ottica federalista europea, visto che parliamo di accordi sulla contabilità pubblica, dobbiamo cominciare a parlare di politica fiscale comune». Lo ha detto a Start su SkyTg24 il segretario di +Europa, Riccardo Magi. Oggi, infatti, dovrebbe arrivare l’accordo sul nuovo Patto di stabilità e crescita alla riunione straordinaria dell’Ecofin in programma oggi pomeriggio. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, e il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, hanno anticipato i lavori con una cena a Parigi (certamente non in videoconferenza) per limare gli ultimi dettagli dell’intesa. E hanno voluto mostrare tutto il loro ottimismo per l’esito in un punto stampa. «Sono molto felice di annunciarvi che siamo vicini a un accordo al 100% tra Francia e Germania», e «avremo questo accordo questa sera», ha detto Le Maire nel punto stampa con Lindner. «Abbiamo lavorato molto con gli amici italiani, in particolare con il ministro Giancarlo Giorgetti. Siamo sulla stessa linea con l’Italia. Ed è un’ottima notizia di avere Francia, Germania e Italia allineati», ha aggiunto. Lo stesso Lindner si è detto ottimista. «Abbiamo già avuto un colloquio oggi con il nostro collega italiano e sono quindi fiducioso che si possa effettivamente raggiungere un accordo politico nella riunione straordinaria dell’Ecofin di domani», ha confermato. «Abbiamo parlato molto intensamente negli ultimi due anni, negli ultimi mesi e ancora più intensamente nelle ultime settimane. Abbiamo avvicinato le posizioni tedesca e francese. Crediamo che un’intesa franco-tedesca permetterà anche ad altri di dire sì, siamo d’accordo su questa proposta», ha ribadito il leader dei liberali tedeschi che guida il gruppo dei frugali a Bruxelles. «Un grande cambiamento è derivato dal fatto che le soglie di sicurezza di cui abbiamo bisogno per la riduzione del deficit e del debito sono ora di comune accordo e che abbiamo trovato un modo in cui il braccio correttivo del Patto di stabilità, vale a dire le procedure di deficit eccessivo, non debba essere toccato nel testo giuridico, ma vi sono flessibilità per alcuni casi che dovrebbero essere utilizzati. E quella potrebbe essere una landing zone comune», ha spiegato. Tradotto: viene confermata una flessibilità temporanea per il 2025-2027 per i Paesi sotto procedura di poter tenere in considerazione le spese per gli interessi del debito nel conteggio del deficit. Non sarà un valore assoluto per tutti ma verrà concordato caso per caso con la Commissione europea nell’ambito della valutazione dei piani di rientro dal debito. Sempre in apertura della procedura d’infrazione verranno tenute in considerazione gli investimenti fatti per la difesa. Niente golden rule per il green o innovazione. Per il ministro tedesco la parte che riguarda il cosidetto "braccio correttivo" è ormai definita. Bisogna lavorare sul 'braccio preventivò, ossia sulle soglie di deficit che devono garantire ai Paesi non andare sopra il 3%. «C'è possibilità che domani venga raggiunto l’accordo politico. Mancano solo due elementi da definire: la velocità di allineamento alla soglia del deficit e la soglia massima di scostamento dalla spesa», ha spiegato un alto funzionario dell’Unione europea che sta lavorando alla preparazione della riunione di domani. Finora l’obiettivo del deficit per chi ha un rapporto debito/Pil superiore al 90% sarà più severo e dovrà stare attorno all’1,5%, mentre chi ha un debito inferiore (ma sopra il 60%) potrà aumentare il proprio al 2%. Il taglio medio annuo del debito per i Paesi più indebitati dovrà essere invece pari a un punto di Pil, mentre quelli con un rapporto debito/Pil inferiore al 90% potrebbe essere limitato a mezzo punto. «Alcune questioni tecniche necessitano di essere chiarite: dobbiamo ancora concordare alcuni numeri, ma sono estremamente fiducioso che riusciremo a raggiungere questo obiettivo stasera e che ne porteremo molti altri con noi lungo il percorso», ha assicurato Lindner che ribadisce comunque come Berlino non farà sconti. «La Germania non accetterebbe regole che non sono rigide, nel senso che sono credibili, sufficienti ed efficienti per portare a livelli di debito più bassi e a un percorso affidabile per ridurre i deficit e penso che ciò che otterremo sarà esattamente questa landing zone: consentiamo gli investimenti, manteniamo uno spazio fiscale per le riforme strutturali, ma rispetto alle vecchie regole, le nuove porteranno ad abbassare tali livelli di debito e abbassare i deficit. Le vecchie regole sono rigorose sulla carta, ma non nell’applicazione», ha evidenziato.