La partita vera si accenderà se, e quando, le due leader annunceranno la discesa in campo per le elezioni europee. Ma un antipasto del «duello» tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, in attesa che si concretizzi la sfida in tv, sarà il premiertime alla Camera, fissato il 17 gennaio dopo che era saltato a dicembre per l’impegno di Meloni al Consiglio europeo. Un dualismo, ricercato dalla premier, che non piace a Giuseppe Conte, che va subito all’attacco sottolineando che certo, la premier può «fare le strategie che vuole» e «scegliere di confrontarsi con chi vuole» ma non può «scegliersi gli oppositori» e troverà «sempre me e il M5s contro le sue bugie e i suoi fallimenti». A lanciare il guanto di sfida, che la premier ha accettato nel tradizionale incontro annuale coi giornalisti, era stata proprio la segretaria del Pd, dopo il «no grazie» opposto all’invito di Fdi ad Atreju. Pronta al confronto, aveva obiettato la leader dem, ma in un campo istituzionale, come il Parlamento, o al massimo sul terreno più neutrale della diretta televisiva, invece che a una kermesse di partito. E subito è partita la corsa a ospitare il match in tv, con SkyTg24 che punta all’ospitata dopo aver posto la domanda in conferenza stampa, e Bruno Vespa che ricorda di avere fatto «per primo l'invito a entrambe, un minuto dopo che la leader del Pd avanzò la richiesta di un confronto». Un faccia a faccia, ricorda peraltro lo storico conduttore Rai, che dovrà avvenire entro l'inizio di aprile perché a 60 giorni dalle elezioni europee, che si terranno il 9 giugno, scattano le regole della par condicio, che imporrebbero di invitare tutti i partiti in corsa. I prossimi mesi vedranno alzarsi il livello dello scontro, anche se le due dovessero scegliere di non candidarsi alle elezioni per rinnovare il Parlamento europeo. Meloni ha lasciato intendere di essere pronta a scrivere il suo nome in cima alle liste di Fratelli d’Italia, e nel partito la stragrande maggioranza tifa per questa opzione. Rimane chi però le consiglia cautela proprio perché la campagna elettorale, come ha osservato lei stessa, si potrebbe mal conciliare con i suoi impegni di capo del governo. Peraltro la premier ha di fatto legato la sua candidatura a quella dei due leader alleati, Matteo Salvini e Antonio Tajani con cui il tema va ancora affrontato. Peraltro, sul fronte elettorale, la coalizione dovrà superare nei prossimi giorni anche l’impasse che si è registrato in Sardegna, dove la Lega non vuole rinunciare al (suo) candidato uscente, Christian Solinas, nonostante il tavolo regionale a maggioranza abbia optato per il sindaco di Cagliari, ed esponente di Fdi, Paolo Truzzu. Alla corsa per le europee - cui potrebbero essere accorpate le amministrative della prima parte del 2024 già in un prossimo Cdm - è legato anche il dibattito sul terzo mandato, chiesto da alcuni governatori di entrambi gli schieramenti. La premier ha demandato la questione al Parlamento dove da Fdi però hanno già fatto sapere di non essere particolarmente appassionati. Anche perché una eventuale candidatura di Stefano Bonaccini aprirebbe alle elezioni anticipate in Emilia Romagna. Senza ok al terzo mandato, anche in Veneto andrebbe cercato un candidato alternativo a Luca Zaia per il 2025. Occasione che difficilmente Fdi, oramai primo partito anche lì, si farebbe sfuggire.