Da Predappio ad Acca Larentia, dagli stadi alle aule istituzionali, dagli omaggi alle commemorazioni, dai cortei alle manifestazioni. L’onda nera del neofascismo si è ritagliata negli anni spazi spesso di impunità dove l’apologia di fascismo finiva archiviata in qualche denuncia e, in rari casi, davanti ai giudici. Così ogni anno i nostalgici del Ventennio si prodigano in saluti romani e inni al Duce sulla tomba di Mussolini o rispondono al presente sulla grande croce celtica che campeggia sull'asfalto davanti all’ex sezione del Msi dove nel 1978 vennero trucidati tre attivisti di destra. Il braccio teso, però, è spesso un comun denominatore di numerose curve calcistiche. Nel passato derby tra Roma e Lazio, a pochi giorni dalla contestatissima manifestazione di Acca Larentia, i tifosi biancocelesti si sono ritrovati all’esterno dello stadio intonando cori fascisti accompagnandoli dall’immancabile saluto che, in passato, venne replicato a favor di telecamera anche dall’ex capitano Paolo Di Canio. Ma episodi simili hanno macchiato tante altre tifoserie, da Nord a Sud Italia. Numerose, poi, sono anche le manifestazioni che, ciclicamente, omaggiano il Ventennio.
Ogni anno attivisti di estrema destra raggiungono la tomba del Duce a Predappio con tanto di camicie nere e vessilli fascisti o ricordano i caduti della X Mas al cimitero militare di Nettuno, sul litorale laziale. Il 2 novembre, in occasione della festa dei morti, rappresentanti dell’estremismo nero si ritrovano col braccio teso anche sui sepolcri dei militari della Repubblica di Salò, come accaduto nel 2017 a Milano. Nel 2021 a Dongo, in provincia di Como, circa 200 'cameratì in riga alzarono il braccio al cielo - e di fronte alle camionette della polizia - per ricordare la morte di Benito Mussolini, avvenuta 76 anni prima proprio a poca distanza dal luogo della commemorazione. Saluti fascisti hanno caratterizzato in passato anche cortei e manifestazioni, locali e nazionali. Oltre ad Acca Larentia, la più celebre è quella in ricordo di Sergio Ramelli, il militante 19enne del Fronte della Gioventù ucciso a Milano nel 1975. Proprio da uno dei procedimenti nati per l’ennesima apologia di fascismo (in seguito al saluto romano) è arrivata la sentenza della Cassazione di oggi. Il gesto in ricordo del Ventennio, però, è inaspettatamente comparso negli anni anche nelle aule istituzionali. Nel 2019 il consigliere comunale di Verona Andrea Bacciga venne rinviato a giudizio per aver fatto il saluto romano rivolto ad alcune femministe. Tre anni dopo venne poi assolto «perché il fatto non sussiste». Nel 2022 sono finiti a processo, invece, tre consiglieri comunali di Cogoleto, comune in provincia di Genova, che l’anno prima fecero il saluto fascista durante la votazione di alcune delibere. Un gesto reso ancor più grave per la data in cui venne fatto, il 27 gennaio, il giorno della Memoria.
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