Si dimette da sindaco di Terni scrivendolo ora nero su bianco dopo l’annuncio di ieri via social ma Stefano Bandecchi non intende lasciare la politica. Punta ancora più in alto della guida della città umbra. Alle prossime elezioni europee con Alternativa popolare ma per lui già «è chiaro» che diventerà presidente del Consiglio. «Quando ci sarà la gara e se dobbiamo avere un duce allora voglio essere io», ha assicurato. Prima di pensare alle urne Bandecchi deve però chiudere la partita del Comune di Terni. A palazzo Spada oggi non si è visto ma ha fatto arrivare la lettera di dimissioni, poco più di una riga indirizzata al Consiglio comunale e al segretario generale del Comune. «Il sottoscritto Stefano Bandecchi con la presente rassegna le proprie dimissioni dalla carica di sindaco della Città di Terni» si legge nel documento «firmato digitalmente». Il Testo unico degli enti locali prevede ora che «le dimissioni presentate dal diventino efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla presentazione». In tal caso si procede allo scioglimento del Consiglio, con contestuale nomina di un commissario. Un periodo nel quale Bandecchi potrà decidere di ritirare la sua rinuncia all’incarico e quindi di far proseguire le legislatura. Oppure lasciare passare il termine che porterà il Comune a nuove elezioni. Un primo snodo sarà affrontato già lunedì mattina quando si riunirà il Consiglio comunale, previsto già da prima dell’annuncio del sindaco. «Certo che ci sarò, mi pagano -dice ridendo- Anche se il consiglio di Terni è una gran perdita di tempo, specie ad ascoltare le polemiche delle opposizioni. Forse verrò per votare e mi limiterò a quello». E alla domanda se un suo passo indietro sia possibile ha risposto: «se dobbiamo fare un partito-fotocopia delle schifezze viste negli ultimi trent'anni in Italia, meglio mollare». «Vogliamo fare - ha aggiunto - un partito che sia concorrenziale con gli altri? Bene, su otto ore al giorno, quanto tempo vogliamo dedicare alle guerre interne? Io direi due minuti, non cinque ore». A Radio Roma Sound fm90 il sindaco ha spiegato che le sue dimissioni «sono dovute non alle indagini della magistratura». "Non fanno parte nemmeno - ha aggiunto - del fatto che io abbia espresso un concetto semplice: un uomo normale non ammazza la propria donna se lei non ha piacere di stare con lui, ma al limite se ne va a cercare un’altra ma mi sembra che gran parte del popolo italiano non abbia capito. Io non volevo dimettermi da sindaco, però ho fatto delle promesse al popolo ternano e devo garantirgli quello promesso». Questione strettamente politica, dunque, che lo proietta verso le europee. «Mi candiderò come capolista in tutte le circoscrizioni e conto di arrivare al 4%», ha assicurato. «E' chiaro che diventerò presidente del Consiglio - ha aggiunto -, tanto le cose che posso fare per la nazione nessun altro è in grado di farle. Alternativa popolare farà la differenza perché molti elettori di Fratelli d’Italia, Forza Italia e del Pd sanno che devono votare - ha concluso Bandecchi - per l’unico uomo che può risolvere il problema».