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Il flop in Sardegna agita il centrodestra, la Meloni teme l'effetto domino

Uno scenario su cui pesa il rischio di altre fibrillazioni nel centrodestra, a cominciare dal terzo mandato per i governatori, su cui la Lega insisterà nonostante il disaccordo degli alleati.

I timori di un effetto domino agitano il centrodestra ora che si profila la sconfitta in Sardegna, con il livello di tensione destinato a salire. Per analisi politiche più articolate, e i conseguenti processi interni, sarà necessario verificare il divario fra Alessandra Todde e Paolo Truzzu, il candidato voluto da Giorgia Meloni a tutti i costi, ufficializzato poco più di un mese fa dopo un braccio di ferro con Matteo Salvini, che puntava alla conferma di Christian Solinas. In serata la partita è data per persa, ragionando sulle conseguenze la prima sconfitta elettorale da quando la coalizione è al governo. Ma l’epilogo già cominciava a prefigurarsi quando attorno alle 13 la premier e Salvini e Antonio Tajani si sono visti a Palazzo Chigi per un pranzo di lavoro. Un appuntamento concordato dopo il comizio di mercoledì a Cagliari, per far ripartire l’azione di governo con «maggiore armonia politica».

Tutto in un «clima molto positivo e disteso», secondo fonti di Palazzo Chigi. FI prende atto con soddisfazione di aver praticamente doppiato la Lega in Sardegna (6,9% contro 3,7 secondo dati non definitivi), anche se fonti leghiste suggeriscono di sommare i voti della Lega a quelli del Partito sardo d’azione (oltre il 5%), nato come lista per sostenere Solinas. Regnano dunque sospetti e preoccupazione. Salvini in serata annulla un’intervista a Quarta repubblica su Rete4 ma dietro il silenzio, assicurano i suoi, non c'è rancore né voglia di resa dei conti: in campagna elettorale, assicurano, è stato fatto il massimo. Chiari sono però i timori per le prossime prove elettorali.

Il 10 marzo in Abruzzo (dove cerca il bis il meloniano Marco Marsilio e dove i tre leader sono attesi il 5), e il 21-22 aprile in Basilicata, dove FI conta sulla conferma di Vito Bardi ("Il candidato sarà lui, sono assolutamente convinto», dice Tajani) ma la partita non è del tutto chiusa. Ma soprattutto le Europee di giugno, un potenziale spartiacque. Uno scenario su cui pesa il rischio di altre fibrillazioni nel centrodestra, a cominciare dal terzo mandato per i governatori, su cui la Lega insisterà nonostante il disaccordo degli alleati.

Durante il lungo spoglio il nervosismo monta sin dal mattino davanti ai dati in arrivo della Sardegna. Prima delle 10 il deputato cagliaritano di FdI Salvatore Deidda ragiona così: "Paghiamo che forse in cinque anni non abbiamo governato proprio brillantemente». Sia dentro FdI che dentro FI è forte la convinzione che puntando su Solinas sarebbe andata peggio. Il dato più pesante, però, è a Cagliari, dove Truzzu è sindaco dal 2019 e che da settimane la Lega ha messo nel mirino. I leghisti su questo si mordono la lingua. Si sapeva che nella sua città non è amatissimo, ammette ora qualche meloniano, ma la sua campagna elettorale è stata brevissima. E anche dentro FI si allargano le braccia: non era il candidato ideale.

Le alternative non abbondavano. Ma la scommessa persa costerà alla premier critiche, anche e soprattutto nelle analisi interne. La forbice della sconfitta aiuterà a esaminare meglio le responsabilità. Nelle prime analisi nel partito di Meloni, però, già si fanno largo i sospetti sull'effetto del voto disgiunto di chi ha lasciato il segno sul simbolo della Lega ma non su Truzzu: stimano a spanne che avrebbe tolto 4 punti al sindaco di Cagliari, determinanti se il distacco da Todde dovesse confermarsi contenuto. Una fesseria, tagliano corto i leghisti. Se Salvini non avesse insistito su Solinas sarebbe andata diversamente, è un’altra osservazione di chi è convinto che Meloni cerchi sempre di dare compattezza alla coalizione mentre altri tendono a giocare in proprio.

Dentro FI si prova a ridurre il test a una dinamica locale, un incidente di percorso in cui pesa il «disastro» di Solinas: nessun effetto domino. E si evidenzia però la crisi della Lega. «Non esiste più, non solo in Sardegna», nota un azzurro. Non è assurdo pensare che ora il partito di Tajani tenti di capitalizzare al massimo la spaccatura fra FdI e Lega. Intanto nelle prossime ore potrebbe incassare dal tavolo di coalizione sulle amministrative il via libera all’ex ministra Adriana Poli Bortone, 80 anni, come candidata del centrodestra per Lecce.

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