Giovanni Toti non può restare troppo a lungo nel limbo. A parte Matteo Salvini, che vedrebbe le dimissioni come «una resa», nel resto del centrodestra è diffusa la convinzione che un passo indietro del governatore avrebbe risvolti positivi. Anche per la possibilità di difendersi più agevolmente, una volta uscito dal regime degli arresti domiciliare. Un punto di vista che sarebbe condiviso anche da Giorgia Meloni, secondo quanto emerge in ambienti vicini alla premier. Gli alleati a Roma continuano a vivere con una certa apprensione i continui sviluppi dell’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Genova. Un terremoto politicamente scomodo, a maggior ragione nel pieno della corsa verso le Europee. Le dimissioni saranno «una scelta sua», da prendere «in autonomia», è il refrain nella coalizione, ma in questo momento è difficile ricostruire con precisione le intenzioni del governatore, che non può avere contatti con l’esterno. Nei partiti si stanno spulciando le 654 pagine dell’ordinanza sulle misure cautelari. Un faldone da cui è emerso anche che è indagato Ivan Pitto, imprenditore che anni fa è stato segretario della sezione Genova Centro della Lega. E che c'è una nuova accusa, di falso, per il presidente della Regione, oltre a quelle di corruzione semplice continuata e corruzione aggravata dall’aver agevolato la mafia. Tutti ufficialmente professano fiducia in Toti ma nessuno può escludere che il quadro si faccia ancor più complesso. L’ideale, è il ragionamento che si fa in FdI e sostenuto anche ai piani alti del governo, sarebbe quindi un passo indietro. Ma nessuno intende dirlo esplicitamente. Forza Italia appare attendista. Gran parte degli interventi sulla vicenda sono di marca leghista, firmati in particolare da Matteo Salvini, e indirizzati contro i magistrati. Il vicepremier invoca la «responsabilità civile e pecuniaria» per le toghe che "sbagliano». «Se qualcuno fa il furbo è giusto intervenire, spero però che non ci sia qualcuno che abbia l’obiettivo di fermare lo sviluppo del Paese. Se tu blocchi infrastrutture a Genova, come la nuova diga del porto, fai un torto a milioni di cittadini», ha avvertito dal palco di «DePortibus - Il festival dei porti che collegano il mondo», organizzato dalla città di La Spezia con il patrocinio, fra gli altri, di Palazzo Chigi. In programma, in questo fine settimana, una serie di panel, fra cui uno moderato dal giornalista di Mediaset Andrea Giambruno, ex compagno della premier. Vista con gli occhi degli alleati, Salvini cavalca il tema in maniera strategica. Ma per Toti, è il ragionamento che accompagna le analisi di più di un esponente di centrodestra, è difficile non rilevare che - a parte il leader leghista - nessuno gli sta lanciando salvagenti. Anche se non manca chi ricorda i precedenti di altri governatori finiti al centro di casi giudiziari, e poi prosciolti. Ad ogni modo, ancora il futuro della Liguria non è approdato al tavolo dei leader. I coordinatori regionali, invece, starebbero lavorando per portare avanti il lavoro della giunta (ora guidata dal facente funzioni Alessandro Piana, della Lega) discutendo anche del riassetto delle deleghe finora in capo a Toti.