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L'inchiesta di Genova: il Consiglio della Liguria dice "no" alla sfiducia a Toti

È stata respinta la mozione di sfiducia contro il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso presentata in Consiglio regionale da quattro delle cinque forze politiche all’opposizione: Pd, Lista Sansa, M5S e Linea Condivisa, esclusa Azione. Sono stati 18 i voti contrari (l'intero centrodestra) e 11 i favorevoli (Pd, Lista Sansa, M5S e Linea Condivisa). Assente perché in congedo per «motivi personali» il capogruppo di Azione, che non ha firmato il documento.

«Un presidente della Regione che negli uffici della Regione insieme al sindaco di Genova per le elezioni amministrative organizza i voti dei mafiosi, non può più fare il presidente della Regione, si deve dimettere». Sono state le parole del capogruppo del Partito Democratico nel Consiglio regionale della Liguria Luca Garibaldi, che ha motivato in aula la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione contro il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti agli arresti domiciliari dal 7 maggio scorso. Le parole di Garibaldi, riferite ai presunti voti della comunità riesina veicolati dai fratelli Arturo e Maurizio Testa, esponenti di Forza Italia in Lombardia accusati di corruzione elettorale commessa al fine di agevolare l’attività mafiosa, hanno suscitato un boato tra i banchi della maggioranza con alcuni consiglieri che hanno ricordato a Garibaldi come ogni consigliere sia «responsabile delle sue parole».

«Non prendiamo lezioni morali e politiche dal Pd e dall’opposizione. Le patenti per amministrare le rilascia il popolo, non il Partito Democratico. Gli sconfitti alle elezioni regionali del 2020 in Liguria oggi sperano di vincere cavalcando la via giudiziaria». Così il capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale della Liguria Claudio Muzio attacca la mozione di sfiducia contro il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti presentata nell’assemblea legislativa dall’opposizione. «Dopo aver aperto un pò di anni fa l’ufficio patenti della moralità, ormai chiuso, oggi il Pd apre anche l’ufficio patenti della capacità politica: - commenta Muzio - è l’assunzione di un ruolo che i cittadini non gli hanno assegnato. Quando fummo eletti nel 2015, qualcuno dai banchi dell’opposizione ci definì come un’armata Brancaleone, e abbiamo visto come è andata a finire: nel 2020 il vero titolare dell’ufficio patenti, cioè il popolo, ha bocciato sonoramente la coalizione capeggiata da Ferruccio Sansa e ha scelto invece, ancora una volta, questa maggioranza, e lo ha fatto con una percentuale mai vista nella nostra Regione, il 56%. Il fallimento politico, semmai, è quello del Pd e della sinistra in Liguria. Non prendiamo lezioni da chi è stato clamorosamente sconfitto nelle urne ed oggi auspica di vincere cavalcando la via giudiziaria».

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