«Sicura che le ha perse? (Le elezioni comunali n.d.r.) La valutazione non tocca al presidente del Senato. Io mi sono posto su una posizione di terzietà riguardo ai risultati, che sono controversi perchè a macchia di leopardo. Non sarebbe stato corretto da parte mia accogliere le tesi della destra o della sinistra, che tra l’altro gridano alla vittoria entrambe. Il mio invito alla riflessione sull'astensionismo era rivolto a tutti». Lo afferma il presidente del Senato Ignazio La Russa intervistato dal Corriere dopo aver proposto una riforma della legge elettorale per l’elezione del sindaco. Per la segretaria del Pd lei «non ha il senso delle istituzioni». «Mi ha stupito Elly Schlein, ha detto addirittura che io voglio abolire le elezioni. Per un’affermazione del genere la segretaria dovrebbe scusarsi. Prima di fare una critica pur lecita al presidente del Senato bisognerebbe almeno guardarsi il testo. O le hanno riferito male la mia dichiarazione, o non ha letto bene, o mente sapendo di mentire» prosegue La Russa. «Come ha detto al capogruppo del Pd Boccia, che stimo, stavolta Schlein ha proprio esagerato. E lui sa che per lei ho sempre avuto parole di grande rispetto. Ma la boutade che io vorrei evitare libere elezioni cade nel ridicolo. Per me il giorno del voto è quello più bello, la vera festa della democrazia». «La mia nota di lunedì è stata scritta quando i dati della partecipazione non c'erano ancora e i risultati erano ignoti. Era un appello a una riflessione seria - prosegue La Russa - . Io mi riferivo all’astensione e la mia considerazione è che il ballottaggio non risolve il problema, anzi lo aggrava», «c'è poi chi viene eletto solo con il voto del 20% degli aventi diritto e chi addirittura diventa sindaco con meno voti di quanti ne ha avuti al primo turno l’avversario che perde. Una stortura incredibile». Nel premierato non avete inserito la soglia per il premio di maggioranza. La convince l’idea che se la coalizione del premier non raggiunge il 40% si va al secondo turno? «Posso avere le mie idee, non tocca a me dirlo, ma concordo con le dichiarazioni del ministro Casellati e di altri esponenti della maggioranza. Il limite invalicabile è la Corte costituzionale, non si può avere un premio se non si raggiunge almeno il 40%. Al di sotto non si può andare. E qui vorrei lanciare un appello» afferma il presidente del Senato: «Una volta passata la polemica sul premierato, mi auguro che sulla legge elettorale ci sia maggiore condivisione». La premier Meloni accusa le opposizioni di usare toni eversivi. Ha ragione, o rilancia dopo la sconfitta? "Beh, la dichiarazione di Schlein nei miei confronti non è bella, sembra quasi eversiva. Ha accusato il presidente del Senato, inventando di sana pianta, di voler abolire le elezioni». Per le opposizioni l’Autonomia spacca l’Italia, per la premier è una legge «da patrioti». E per lei? Non sarebbe giusto farle in modo condiviso, riforme di questa portata? "Tutto, potendo, andrebbe fatto in modo più condiviso, ma io sono orgoglioso di come si è svolto il dibattito al Senato. Al di là dell’ostruzionismo e di qualche battibecco, non si è visto nulla di incivile». E’ legittimo chiedere a Mattarella di non firmare l’autonomia, come ha fatto il M5S? «La considero quasi una diminutio per il capo dello Stato. E’ stucchevole, glielo chiedono una volta sì e una no e il presidente non ha bisogno che qualcuno gli spieghi come interpretare il suo ruolo». Come risponde a chi giudica «contro la Costituzione» premierato, autonomia e giustizia, le tre riforme-bandiera di FdI, Lega e FI? "Se fossero riforme eversive il presidente della Repubblica non le firmerebbe. Uno dei compiti che nessuno si sogna di togliere al Quirinale è il prioritario, anche se non definitivo, giudizio di costituzionalità. La nostra Costituzione prevede che nessuna legge possa passare di soppiatto».