Lunedì 25 Novembre 2024

Dietrofront della Lega sul ddl che vieta le parole al femminile: "Iniziativa personale, non rispetta la linea del partito"

Massimiliano Romeo con Matteo Salvini

«La Lega precisa che la proposta di legge del senatore Manfredi Potenti è un’iniziativa del tutto personale. I vertici del partito, a partire dal capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, non condividono quanto riportato nel Ddl Potenti il cui testo non rispecchia in alcun modo la linea della Lega che ne ha già chiesto il ritiro immediato». Così fonti della Lega in merito alla proposta punta a vietare negli atti pubblici «il genere femminile per neologismi applicati ai titoli istituzionali» come «sindaca» o «avvocata».

Valente (Pd), ritiro grazie a opposizioni

La Lega ha costretto il senatore del Carroccio Manfredi Potenti a ritirare il disegno di legge 'Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di generè grazie alle proteste di tutte le opposizioni. Ne siamo ovviamente contenti, ma a tutte e tutti dico: non sottovalutiamo il problema. E’ stato un fatto grave, non un’iniziativa ridicola o antistorica. Pensare che la declinazione femminile di nomi istituzionali o professionali corrompa la lingua italiana e per questo prevedere anche multe salate, rivela un pensiero ben preciso: e cioè che le donne nella vita pubblica siano un orpello da cancellare e che il sistema, maschile e maschilista, sia il punto di riferimento per tutti, il neutro della soggettività maschile che tutto ingloba. Questa destra crede nel modello patriarcale di società e lo dimostra di continuo: sull'aborto, sull'occupazione femminile, sulla famiglia. Non abbassiamo la guardia, perchè è dal linguaggio che parte il cambiamento». Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente.

Appendino, M5S: "Lega costretta a ritirarla perchè..."

"Ok, ma quando arriva il sindaco maschio, quello vero? È una domanda che, quando ero sindaca, più di una volta mi hanno posto bimbe e bimbi delle scolaresche in visita al Municipio. Perché? Perché si aspettavano di vedere un sindaco, come ne hanno sempre sentito parlare, quindi un uomo. Perché sì, il modo in cui parliamo riflette il modo in cui pensiamo. Ricordo che, quando stava per iniziare la campagna elettorale, ero a cena con la mia famiglia e dissi che ero in dubbio se presentarmi come "candidata Sindaca" o "candidata Sindaco". Uno dei miei nipoti mi guardò stupito e mi disse: "ma zia, sei una donna, perché dovresti farti chiamare al maschile? È sbagliato, l’ho imparato a scuola". Fu illuminante. Un bambino, con la sua logica semplice e inoppugnabile, spazzò via ogni dubbio. E sono profondamente orgogliosa di quella scelta perché la lingua è una materia viva. Cambia nel tempo e negli spazi, condiziona e viene condizionata. Oggi non parliamo come si parlava cento anni fa, e tra cento anni non si parlerà come si parla oggi. Se bimbe e bimbi crescono sentendo parlare di "maestra" e di "avvocato" saranno implicitamente portati a pensare che "la maestra" è femmina e "l'avvocato" è maschio. Quindi le bimbe daranno per scontato che sia più giusto per loro fare le maestre e i bimbi daranno per scontato che sia più giusto per loro fare gli avvocati. E questo è un danno enorme che abbiamo fatto per decenni. Del resto, avete mai sentito chiamare "maestra" un uomo che insegna alle elementari E allora perché dovremmo chiamare "avvocato" una donna che difende il suo assistito? In tutto ciò cosa fa la Lega? Se ne esce con il progetto di multare chi declina al femminile i titoli pubblici. Un’idea talmente aberrante che dopo mezza giornata è costretta a ritirarla. Quando smetteranno di inventarsi queste baggianate per tirare fumo negli occhi degli italiani, forse, troveranno il tempo di dare le risposte ai veri problemi che soprattutto le donne aspettano da loro. Loro che dicono no al salario minimo che aiuterebbe soprattutto le donne che in media guadagnano il 30% in meno degli uomini, loro che incentivano la precarizzazione che colpisce di più le donne, loro che alzano l'iva sui beni per l’infanzia e cancellano Opzione Donna. Loro, che hanno una Presidente del Consiglio che si fa chiamare "Signor Presidente", con un vero e proprio errore linguistico, questo sì". Così in un post su Facebook la vicepresidente del M5s Chiara Appendino.

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