Domenica 24 Novembre 2024

Oltre 100mila firme contro l'autonomia differenziata. Ora il governo riflette

Ad appena 24 ore dall’apertura della piattaforma informatica per raccogliere le firme on line per il referendum sull'Autonomia differenziata, i promotori festeggiano le oltre 100mila sottoscrizioni per il quesito. Una cifra che rende raggiungibile il traguardo delle 500mila firme entro il 30 settembre, come prevede la legge, e che spinge gli organizzatori a iniziare a lavorare anche alla mobilitazione in vista delle urne. Interrogativi si pongono invece per la maggioranza e il governo, che in base alla legge, non può sottrarsi dall’apertura delle trattative per le intese con le due Regioni che sono più avanti nell’iter, Veneto e Lombardia, per l’eventuale devoluzione delle funzioni che non richiedono i Lep, a partire da quelle sulle professioni sanitarie. Ad esultare per il raggiungimento delle 100 mila firme in poche ore, sono di buon mattino alcuni dei promotori, come Angelo Bonelli (Avs) o i parlamentari di M5s che hanno contrastato la legge nelle Camere (Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza): «immaginiamo - hanno affermato questi ultimi - che al ritmo in cui le firme stanno procedendo, la presidente Meloni stia sudando freddo. Ed è solo l’inizio». In effetti non si punta solo alle firme elettroniche, bensì sui metodi tradizionali, vale a dire su quelle cartacee ai banchetti, come ha spiegato Christian Ferrari, della segreteria nazionale della Cgil e tra i promotori del referendum. «Per noi - ha detto Ferrari - è prioritario parlare con le persone: informare, coinvolgere, spiegare per rendere la battaglia democratica, con obiettivo di coinvolgere i 25 milioni di cittadini necessari per superare il quorum del referendum, e rendere la battaglia collettiva e consapevole». «L'ostacolo principale per la vittoria al referendum - ha osservato Ferrari - non è l’orientamento rispetto a questa legge, ma la non conoscenza dei cittadini». «Abbiamo avviato questa raccolta firme - esulta la leader dem Elly Schlein - con tante altre forze di opposizione, forze politiche, sociali, associative e sindacali e siamo molto contenti che in questa prima settimana di banchetti e di raccolta firme anche online ci sono già moltissime persone che vogliono dare un segnale e dare una mano a convincere altrettante persone ad andare a votare per questo referendum. Così blocchiamo questo disegno scellerato che aumenta le diseguaglianze che invece abbiamo bisogno di ridurre». Per il centrodestra c'è un primo problema di immagine, specie per Fdi: quello di passare come i partiti contrari all’unitarietà del Paese. In tal senso esponenti della maggioranza come il ministro Adolfo Urso o Flavio Tosi, hanno affermato che invece l’Autonomia è «una opportunità». «Sarà utile al Mezzogiorno» ha chiosato Urso. Dopo l’esame venerdì al Consiglio dei ministri delle richieste di intesa già avanzate dalle Regioni, il 7 agosto ci sarà una ulteriore verifica. Il faro è su quelle di Veneto e Lombardia che in base alla norma transitoria della legge Calderoli (articolo 11) partiranno dalla pre-intesa a cui si era giunti nel 2019 con i governo Conte 1. Nelle 23 materie devolvibili dallo Stato alle Regioni, sono state identificate 500 diverse funzioni, circa 200 delle quali non richiedono la definizione di Lep per aprire le trattative. Le più delicate riguardano le professioni, e in particolare quelle sanitarie, che se devolute - come ha spiegato il governatore della Campania Vincenzo De Luca, in questi giorni in tour al Nord - aprirebbero la concorrenza per accaparrarsi medici ed infermieri, oggi scarsi in tutta Italia. Se il ministro Calderoli vorrà premere l'acceleratore per le intese su queste funzioni, spetterà alla premier Meloni, sempre in base alla legge sull'autonomia (articolo 2) il potere di dare il nulla osta od opporre un «non possumus».

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