Non bastavano gli affondi sull'Ucraina e l’abbraccio con Viktor Orban. Ora è la volta del report di Mario Draghi a ricevere il niet: lo boccia, il leader della Lega Matteo Salvini, perché in un momento in cui l’Italia cresce «più degli altri» gli suona come «vado a sistemare i problemi degli altri».
Non proprio un discorso europeista mentre si avvicina il delicato passaggio delle audizioni dei nuovi commissari indicati da Ursula von der Leyen, con Raffaele Fitto - commissario italiano ma espressione di quella destra che non ha votato il bis della tedesca - che dovrà dimostrare proprio di avere la patente dell’europeismo per superare l'esame. Senza contare che Palazzo Chigi ha invece accolto con favore il rapporto dell’ex premier, che Giorgia Meloni ha incontrato per oltre un’ora appena tre giorni fa. Nella nota, soppesata in ogni virgola, diffusa dopo il faccia a faccia, si sottolineava come «il governo» tutto, non la sola premier, avesse trovato «diversi importanti spunti» nel corposo rapporto sulla competitività messo a punto dall’ex banchiere centrale come linea guida per le mosse della nuova Commissione. E si citava tra l’altro come una ipotesi da «non escludere aprioristicamente» proprio la «possibilità di nuovo debito comune» messa ora all’indice dal vicepremier. Non è un mistero, certo, lo scetticismo leghista sulla ricetta draghiana e sul debito comune, esplicitato anche dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che però, ne faceva più una questione di «difficoltà» nel mettere d’accordo i 27, messa nero su bianco dal ministro tedesco delle finanze Christian Lindner.
Ma è «curioso», osserva qualcuno tra gli alleati, vedere Salvini sulla linea su cui storicamente si sono posizionati i cosiddetti Paesi 'frugalì, in gran parte peraltro proprio quei paesi nordici che il leader leghista per altri versi riconosce come molto distanti. La mira è puntata sul commissario estone che ha i portafogli energia e casa, perché "lì sono più abituati ai laghi e alle renne e ad altri contesti urbanistici che non al centro storico di Bologna, Firenze o le periferie di Milano e Roma». Meglio invece il commissario greco ai trasporti, perché «la vicinanza per lo meno culturale fra Italia e Grecia c'è», chiosa Salvini che in questi giorni gira tra i gazebo dove la Lega raccoglie le firme in sua difesa dopo la richiesta di condanna a sei anni di carcere al processo Open Arms. La tappa di Milano è l’occasione per tornare anche sullo "sconcertante» voto del Parlamento europeo sull'uso delle armi occidentali in territorio russo da parte di Kiev che «avvicina la guerra» anziché la pace, insiste il leader leghista. Mentre il convegno di Confedilizia è il palco da cui dire un altro no, all’assicurazione obbligatoria anti-calamità anche per le famiglie.
Il suo movimentismo, almeno per ora, non preoccupa troppo i meloniani perché, è il ragionamento, «nei voti» anche sull'Ucraina, la Lega si è sempre mossa insieme a tutto il centrodestra. In più, minimizzano ai vertici del partito, il dibattito è prematuro perché non ci sono ad oggi proposte concrete di altro debito comune dopo l’esperienza del Recovery fund. E se ci saranno si valuteranno «senza preclusioni" finalità e meccanismi di un eventuale nuovo fondo (un nuovo Mes, è uno degli esempi, troverebbe sempre il no di Fdi). Salvini poi ha già assicurato il voto a favore di Fitto, almeno nel passaggio delle audizioni in commissione. Ancora non è definito se il commissario italiano si dovrà presentare davanti alla sola commissione Regi (gli affari regionali) o anche, data la competenza sul Pnrr in condominio con Valdis Dombrovskis, se si affiancheranno le commissioni Budget ed Econ (Economic and monetary Affairs). Le audizioni, peraltro, potrebbero pure slittare dalla metà di ottobre all’inizio di novembre. Più tempo per le diplomazie per assicurarsi quei due terzi necessari a non essere rispediti in patria.
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