Domenica 22 Dicembre 2024

La prova muscolare di Forza Italia, Schifani fissa i paletti

PALERMO (ITALPRESS) – “Erogare il contributo agli allevatori per l’acquisto di foraggio nel più breve tempo possibile”. E’ l’input che il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha dato nel corso di una riunione con i dirigenti generali dei dipartimenti Bilancio e Agricoltura, Ignazio Tozzo e Dario Cartabellotta e con il capo di gabinetto di

Mentre sul palco del centro congressi dell’hotel Zagarella a Santa Flavia Renato Schifani fissava i paletti per l’ingresso di Roberto Lagalla nell’orbita di Forza Italia, dietro le quinte esplodevano altre micce dentro il partito e fra gli alleati. È stata una giornata dai due volti, quella che ha chiuso la kermesse forzista. Schifani ha preso atto del riconoscimento che Antonio Tajani ha fatto nei confronti del sindaco di Palermo. E allora ha scelto la via dell’avviso ai naviganti per ricondurre il logoro rapporto col sindaco almeno a una pacifica convivenza: «In Sicilia abbiamo il progetto di creare la grande area moderata. C’è già un percorso di federazione con l’Mpa e Noi con l’Italia di Lupi e Romano. Anche Totò Cuffaro è nell’orbita di Forza Italia. Si sta aggregando un’area che per valori si riconosce nel popolarismo europeo. Guardiamo con attenzione al civismo e ai sindaci civici. Ma i sindaci civici devono avere la consapevolezza che se si entra in una casa, si discute. Quando invece sol perché sei civico non discuti, allora qualche problema si crea. Ho voluto il sindaco di Palermo. Lagalla è un amico ma deve entrare nella logica che se vuole far parte di una squadra deve incontrarsi con noi e discutere». A taccuini chiusi nessuno dei presenti si è sbilanciato nel prevedere un riavvicinamento delle due punte istituzionali del centrodestra. E tuttavia la linea tracciata all’hotel Zagarella è quella di un allargamento di Forza Italia oltre i confini tradizionali. Lo ha ribadito Tajani: «Bisogna continuare ad aprirsi, individuiamo nuovi spazi. Dobbiamo dire agli elettori del Pd e del M5S, delusi dallo spostamento a sinistra, che al centro, tra i moderati, c'è una grande forza con un progetto politico e che guarda avanti, e che è pronta a dare una risposta alle loro esigenze». Il leader nazionale ha poi confermato che la metà campo di Forza Italia resta il centrodestra ma anche che è in corso uno smarcamento dalla linea della destra targata Meloni-Salvini: «Non tradiamo ma abbiamo anche il diritto di essere noi stessi, di difendere i nostri valori e la nostra identità». Dal palco del centro congressi sul mare di Santa Flavia Schifani ha anche mostrato un atteggiamento diverso nei confronti di Marco Falcone, il leader dell’area etnea che ha spesso assunto il ruolo di voce critica nel partito: «Marco ha avuto un ruolo fondamentale nel governo e potrà averlo a Bruxelles. È un amico fraterno». Anche in questo caso sembrava una mossa in direzione di un rasserenamento dei rapporti interni. Ma dietro le quinte proprio l’area etnea del partito era in rivolta per via dell’annuncio dell’ingresso nel gruppo consiliare a Catania di un consigliere di provenienza del Pd, Gerry Barbagallo. È una mossa «non concordata con i vertici provinciali» il cui regista è Nicola D’Agostino, l’altra metà del cielo forzista all’ombra dell’Etna. Barbagallo e D’Agostino ieri hanno postato sui social foto con Schifani e questo ha rinvigorito il sospetto che dietro la mossa ci sia il tentativo di indebolire Falcone rafforzando l’ala interna a lui ostile. Da qui la piccata presa di posizione del capogruppo al consiglio comunale catanese, Piermaria Capuana, vicino proprio a Falcone: «Ha ragione Schifani che, riferendosi al sindaco Lagalla, ha ricordato che quando si è in una squadra ci si riunisce, ci si parla, si rispettano le regole. Dispiace vedere che non sempre è così». Le polemiche interne non hanno però ridimensionato il messaggio che Tajani e Schifani hanno voluto lanciare da Santa Flavia al centrodestra: una prova muscolare tesa a riequilibrare i rapporti di forza nella coalizione. Il tutto ostentato togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa. Lo ha fatto dal palco il coordinatore regionale Marcello Caruso, che ha attaccato il governo precedente a trazione Fratelli d’Italia-Musumeci: «Quando siamo arrivati a Palazzo d’Orleans abbiamo trovato i cassetti vuoti. Non un atto di programmazione era pronto». Parole riferite ai ritardi nell’affrontare le principali emergenze: siccità e rifiuti. I coordinatori regionali di Fratelli d’Italia, Giampiero Cannella e Salvo Pogliese, non l’hanno presa bene: «Può capitare che la bulimia oratoria renda i concetti espressi divergenti dal pensiero reale. Le parole di Caruso probabilmente sono figlie di cattiva informazione e quindi non avrà difficoltà a rettificare. Tutti gli atti di programmazione su cui oggi lavora il governo Schifani sono stati tutti realizzati dal precedente governo Musumeci».

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