Domenica 24 Novembre 2024

L'amara sconfitta di Kamala Harris: il terribile deja-vu della notte dei democratici

Musi lunghi a Washington, nel quartiere generale di Kamala Harris. Neanche la profezia di Barack Obama ("ci vorrà tempo prima dei risultati") si è avverata, la vicepresidente "non parlerà ai sostenitori stasera, ma dovrebbe parlare domani", ha detto il copresidente della sua campagna, Cedric Richmond, mentre continuavano ad arrivare risultati elettorali indigesti da tutto il paese. "Abbiamo ancora voti da contare", ha detto. Delusione palpabile, in attesa degli esiti degli altri quattro "battleground States" (Wisconsin e Michigan oltre ad Arizona e Nevada) ma la sconfitta è ormai accertata: i democratici sono stati travolti da una valanga rossa. L’incubo democratico si ripete, quindi, quasi identico al 2016. Ci sono notevoli somiglianze tra l’amara notte elettorale di otto anni fa di Hillary Clinton e quella che Harris aveva programmato per stasera alla Howard University. Nè Clinton nè Harris si sono presentate alla festa organizzata per loro, nonostante entrambe attendessero dietro le quinte, convinte di essere sul punto di sconfiggere Donald Trump. Entrambe hanno inviato il loro braccio destro per informare il pubblico demoralizzato che non avrebbero parlato. E ci sono notevoli somiglianze anche tra ciò che stanotte ha detto Cedric Richmond, co-presidente della campagna di Harris e quello che otto anni fa disse John Podesta, presidente della campagna di Clinton. "Abbiamo ancora voti da contare. Abbiamo Stati che non sono stati ancora assegnati. Continueremo a combattere durante la notte per assicurarci che ogni voto venga conteggiato», ha detto Richmond «Quindi non sentirete parlare la vicepresidente stasera, ma domani». "Stiamo ancora contando i voti» disse Podesta nel 2016. «E ogni voto dovrebbe contare. In diversi Stati è ancora testa a testa, quindi non avremo altro da dire stasera». Anche l’atmosfera e la traiettoria che gli eventi hanno preso nel corso della notte, è simile. Quela di Clinton al Javits Center era iniziata in modo giubilante, con persone che ballavano, ridevano e desideravano fare la storia: la campagna aveva persino pianificato di lanciare coriandoli riflettenti al momento dell’annuncio per rievocare un soffitto di cristallo che si rompeva. La stessa cosa era stata prevista per Harris in un evento che doveva assomigliare a un ballo universitario dell’alma mater della candidata democratica. Quando Podesta e Richmond sono saliti sul palco, la festa si è fermata, le persone se ne sono andate e quelle rimaste erano sconsolate. La campagna di Harris ha da tempo affermato che la sua via più sicura per raggiungere i 270 voti elettorali era attraverso Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, stati vinti da Trump nel 2016 e conquistati di misura da Biden nel 2020. Harris non può perdere la Pennsylvania e raggiungere i 270 voti elettorali.

leggi l'articolo completo