In genere, agli auguri sulla durata del suo governo, Giorgia Meloni reagisce con scaramanzia. Questa volta ha annuito e applaudito quando Matteo Salvini, collegato da Milano, si è affacciato sul megaschermo di Atreju garantendo che la coalizione di governo andrà «avanti fino al 2027, prenotandoci - salute permettendo - fino al 2032». Poi ha fatto lo stesso quando dal palco Antonio Tajani ha rilanciato, "convinto" che alle prossime politiche il centrodestra può raggiungere il 51%, realizzando «il sogno di Silvio Berlusconi». Promesse che richiedono controprove su vari fronti, dalle riforme alle candidature alle Regionali, nei prossimi mesi, perché gli ultimi sono stati segnati da non poche turbolenze interne.
La giornata conclusiva di Atreju, baciata dal sole dopo giorni di pioggia, intanto è una sorta di festa dell’orgoglio di centrodestra. Con Maurizio Lupi che cita il Signore degli anelli per assicurare che lui e gli altri leader saranno «il Sam» di Frodo-Meloni. Mentre Lorenzo Cesa che vede «ministri impegnati come non mai» e attacca i sindacati: «Ho vissuto stagioni molto dure, il povero Marco Biagi ci ha rimesso le penne. Prima di parlare dovrebbero stare attenti ad aizzare la gente». Dai bagni solo per due generi, alla schwa messa al bando, passando per il 'gufo advisor', il pannello con le migliori gufate degli avversari, il partito della premier con «numeri da record: 50 mila presenze, 73 ore di dibattiti con 527 interventi, 415 volontari e oltre mille giornalisti accreditati da tutto il mondo».
È stata l’edizione con ospiti come Giuseppe Conte, Fausto Bertinotti, Najib Mikati e Javier Milei, che all’applausometro supera di poco Paolo Del Debbio. «Quello che per sinistra è puzzo del popolo, per noi è profumo. Meloni profuma di popolo, perché viene da lì», afferma il giornalista, portando in dono alla premier 76 evidenziatori per i suoi appunti: «È gratuito. Non ho favori da chiedere». Meloni ha definito questa edizione «migliore» di quelle che organizzava lei in prima persona. Tra i ringraziamenti, anche quello alla sorella Arianna, infilato in un sarcastico attacco a chi l’accusa di amichettismo: «Tra la nomina di un astronauta e di un amministratore delegato di una multinazionale, tra la foga di dover piazzare amicizie e parenti, pure gente che non conosce, in ogni anfratto dello Stato italiano, ha trovato pure il tempo di organizzare Atreju».
Si coccola anche i ragazzi di Gioventù nazionale, «fiera» di loro e sicura che la «gogna costruita sull'errore del singolo spiando la gente dal buco della serratura» era costruita per colpire lei. Due dei tanti siluri nei sessantacinque minuti di discorso, con la gola messa a dura prova da non pochi acuti. A differenza di altri comizi, restano fuori dal discorso famiglia e temi etici, e anche i passaggi sulla manovra sono ridotti al minimo. Alla fine scatta l’inno nazionale, la leader indossa la felpa amaranto come i ragazzi dello staff e scatta il selfie d’ordinanza.
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