Sembrava esserci stata una schiarita, nel tardo pomeriggio di ieri, a Palazzo dei Normanni sul testo del maxiemendamento presentato dal governo. Il ritmo che a Sala d’Ercole fino a quel momento non era stato proprio quello di un centometrista, vede un’accelerata improvvisa. Ma la timida intesa sul testo, in apparenza trovata sia con la coalizione sia con l’opposizione, dopo una giornata di trattative, strappi e riunioni estenuanti, si blocca quando il governo va sotto su un emendamento all’articolo 11 della manovra da oltre 700 milioni. Una norma considerata di poco conto - crea un fondo da due milioni di euro all’assessorato alla Famiglia, con il quale vengono finanziate manifestazioni e iniziative - che però viene bocciata, nonostante la presenza a Sala d’Ercole del presidente della Regione, Renato Schifani.
Col voto segreto (34 sì e 33 no) il Parlamento approva un emendamento della dem Ersilia Saverino, sul quale l’esecutivo si era espresso negativamente. Una modifica che istituisce una relazione semestrale da parte dell’assessore alla Famiglia alla commissione parlamentare competente sugli eventi finanziati con il fondo. Ma subito dopo la bocciatura, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno sospende i lavori, uscendo da Sala d’Ercole molto irritato, mandando sms di disappunto a tutti e rinviando la seduta a venerdì. «Speriamo che il Natale porti buoni consigli. Rimane l’obiettivo di varare la manovra entro l’anno. L’esercizio provvisorio non sarebbe un buon segnale», dice Vincenzo Figuccia (Lega), lasciando i corridoi.
Ma ricapitoliamo. Prima dell’ennesimo stop, l’Assemblea riesce ad approvare solo l’articolo 5 della Finanziaria che prevede incentivi per i medici che prestano servizio negli ospedali di periferia. Previsto un incentivo straordinario fino a 18 mila euro lordi annui «finalizzato - si legge - ad un indennizzo forfettario di natura transitoria delle spese sostenute per l’alloggio e il trasporto». La copertura prevista è di dieci milioni all’anno per il triennio 2025-2027. La misura esclude, però, i camici bianchi dei nove capoluoghi di provincia, come invece chiedeva il Pd con Nello Dipasquale, che vede bocciato il suo emendamento: «La misura voluta dal governo - spiega - lascia fuori gli ospedali dei piccoli capoluoghi come Ragusa. Non vedo, sinceramente, alcun motivo per esultare». «La somma stanziata di 10 milioni di euro non è sufficiente, ce ne volevano almeno 20, si poteva e si doveva fare di più. È comunque un segnale importante», dice il capogruppo dei 5 Stelle, Antonio De Luca.
Dietro le quinte, se è stato trovato l’accordo sul maxiemendamento che conterrà i contributi per enti e associazioni vicine ai deputati, non si è trovata ancora la quadra sul maxiemendamento del governo relativo alle misure di ampio respiro. C’è ancora incertezza sulle norme che resteranno nel testo finale e su quali, invece, saranno depennate, dopo un lavoro di scrematura andato avanti tutto il giorno su un secondo file che fin dal mattino circolava a Palazzo ma considerato ancora troppo vasto da tutti i gruppi parlamentari anche della maggioranza. Da ciò che filtra, il governo insisterà su poche norme «caratterizzanti», per usare le espressioni dell’assessore regionale all’Economia, Alessandro Dagnino, per poi spostare in un Collegato, da portare in Aula all’anno nuovo, le misure minori. Del testo originario, secondo quanto si apprende, dovrebbero restare la norma targata Schifani che prevede lo stop degli interessi sui prestiti per acquistare beni non di lusso, per aiutare i ceti meno agiati; i fondi per la costruzione di nuovi dissalatori, i finanziamenti agevolati a fondo perduto gestiti dall’Irfis per la fusione imprese. Rimarranno nel testo le misure che prevedono la stretta sui contributi a pioggia a fondazioni ed enti, quella relativa a Siciliacque, all’Ast, ad Agrigento capitale della cultura, a Gibellina. Salta invece l’articolo sulle partecipate, voluto dallo stesso assessore Dagnino, come quella della super Zes. Non troverà spazio neanche la norma che propone una riduzione sul bollo auto per le società di noleggio, vista da alcuni come una legge fatta su misura di Antonino Dragotto. Malumori pure sulla norma che riguarda il fondo di progettazione: 10 milioni di euro destinato a Comuni e agli enti regionali (leggasi Cas, secondo alcuni deputati della maggioranza).
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