
Via i due coordinatori storici, cambia anche il vice capogruppo alla Camera. Se non si stesse parlando di Fratelli d’Italia, la parola giusta sarebbe rivoluzione. Messa in atto dal quartier generale romano, che ha inviato in Sicilia come commissario del partito un fedelissimo di Arianna Meloni e Giovanni Donzelli: Luca Sbardella.
A lui sono state affidate le redini di un partito che, soprattutto in Sicilia orientale, è lacerato da un conflitto fra correnti e potentati locali. Escono così di scena il palermitano Giampiero Cannella e il catanese Salvo Pogliese che avevano guidato Fratelli d’Italia fin dalla sua formazione. Entrambi erano pronti a lasciare da settimane. Ed era stato individuato anche il successore, l’ex sindaco di Avola e parlamentare nazionale Luca Cannata. Che è finito però al centro di una polemica per il finanziamento chiesto a nome del partito ai suoi assessori.
Lo scivolone di Cannata, che era il punto di equilibrio fra le correnti, ha riacceso tutti gli scontri. E così ogni altro big a cui Arianna Meloni ha chiesto di prendere in mano il partito ha declinato l’invito: in primis il presidente dell’Ars, l’etneo Gaetano Galvagno, e poi anche la palermitana Carolina Varchi.
A questo punto a Roma hanno deciso di inviare un commissario, individuato proprio in un parlamentare nazionale fra i più vicini al gruppo dirigente legato alla premier e a sua sorella.
Sbardella ha il compito di traghettare il partito verso l’individuazione di un coordinatore unico. Percorso che non sarà semplice, al punto che ieri i big etnei pronosticavano tutti «una reggenza lunga, forse anche fino alle elezioni del 2027».
Non a caso proprio Galvagno è stato fra i primi a complimentarsi per la scelta di Sbardella, seguito proprio dalla Varchi, Raoul Russo e Alessandro Aricò. Galvagno ha detto no a quel ruolo perché non ha voluto accentrare su di sé le due poltrone principali per Fratelli d’Italia: la presidenza dell’Ars e la guida del partito.
Va detto anche che finora Schifani ha avuto ottimi rapporti con i due coordinatori uscenti e la prima verifica da fare sul nuovo corso sarà quindi legata all’atteggiamento verso Palazzo d’Orlans, giudicato spesso da alcuni leader meloniani troppo accondiscendente.
Ma la partita interna al partito della premier, che in Sicilia condivide la leadership della coalizione con Forza Italia, non è finita con la tregua sul coordinatore unico. Dietro le quinte è maturata anche l’inizio della fase di discesa di un altro big, Manlio Messina, che ha lasciato il ruolo di vice capogruppo alla Camera.

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