
I centri albanesi di Gjader e Shengjin, finora rimasti vuoti, «potrebbero avere un ruolo per rafforzare il sistema per rimpatriare i migranti irregolari che non hanno diritto a rimanere in Italia». Così alla Stampa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Grazie alla veste di Cpr, aggiunge, «potremo riportare a casa i soggetti che altrimenti finiscono per rendere le nostre città meno sicure. I rimpatri sono un tema che sta affermandosi nel dibattito politico in tutto il mondo, anche oltreoceano. A noi, oramai, lo chiede l’Europa. Finalmente. Dovremmo esserne tutti contenti».
Secondo il ministro la riconversione dei centri non comporterebbe ulteriori investimenti e lavori. «Contengono già al loro interno spazi dedicati a effettuare i rimpatri. La struttura è già predisposta per questa funzione. L’originaria funzione dei centri sarà mantenuta e l’effetto deterrenza è comunque accresciuto dal fatto che aumentiamo i rimpatri. Oggi siamo a +35% rispetto all’anno scorso». Rispetto al libico Ghani Al Kikli, «al pari di Almasri, mai conosciuto questo signore che non ha mai interagito con noi per la gestione del fenomeno migratorio. Ho letto che girava liberamente all’interno dell’Ue grazie a un regolare visto e che non risulta alcun provvedimento giudiziario, nazionale o internazionale, da dover adottare nei suoi confronti. Mi sfugge lo scandalo».
Per Piantedosi nessun nesso tra queste frequentazioni e le politiche Italia-Libia: «Da sempre capita che cittadini libici vengano a curarsi in strutture sanitarie in Italia, apprezzate per la loro qualità». In questi giorni si è parlato anche di un possibile piano di riordino che porterebbe alla chiusura di diversi commissariati di polizia in Italia: «Nessun reparto e nessun commissariato sul territorio sarà tagliato. Al contrario è in programma un rafforzamento delle realtà operanti sul territorio».
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