
La parola d’ordine è minimizzare, respingere ogni lettura «nazionale» o l’idea di un campanello d’allarme. Ma all’interno del governo e della maggioranza brucia aver perso al primo turno a Genova, dove più di un leader si era sbilanciato su una vittoria senza ballottaggio. Un bilancio negativo, nei 4 capoluoghi al voto, in cui entra anche la sconfitta a Ravenna, meno sorprendente in quanto roccaforte rossa, e in cui vanno considerati anche i risultati parziali di Taranto e Matera, perché nemmeno là è andata come si sperava nel centrodestra.
I primi exit poll sono arrivati mentre la presidente del Consiglio e i suoi vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, concludevano uno dei loro consueti pranzi di lavoro a Palazzo Chigi. Un’ora e mezza di confronto dopo una settimana decisamente complessa sul fronte internazionale e interno, con nuove frizioni fra alleati (in particolare tra il leader di FI e quello leghista) sui negoziati Usa-Ue sui dazi, nonché sulle misure antimafia relative al Ponte, con il rischio di scontro istituzionale fra Salvini e il Quirinale. Filtra poco o nulla, se non che si è parlato molto di politica estera.
Dopo aver ricevuto il primo ministro di Etiopia Abiy Ahmed Ali (a cui conferma che sarà ad Addis Abeba il 28 luglio per il vertice Onu sulla Sicurezza alimentare), Meloni ha saltato il Consiglio dei ministri lampo (presieduto da Carlo Nordio) per partecipare alla presentazione dei trofei di Louis Vuitton Cup e America's Cup, promettendo che l’Italia «sarà all’altezza» della storica regata velica ospitata a Napoli nel 2027. Intanto ad agitare le sue acque politiche sono i risultati delle amministrative. Per l’intero pomeriggio l’esultanza del centrosinistra è andata in scena senza contraltare. All’ora di cena i primi commenti della maggioranza.
Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di FdI, ammette il «dispiacere» per Genova, ma sottolinea che «in ogni caso il centrodestra cresce e continua a prevalere diffusamente e in diverse circostanze». Da FI Maurizio Gasparri rimarca soprattutto che «il centrodestra va al ballottaggio in città da tempo governate dalla sinistra con nostre ampie possibilità di vittoria». «Un piccolo test con risultati in chiaroscuro», è la sintesi del leader di Nm Maurizio Lupi.
Nessuno si spinge a parlare di allarme per il governo. Ma di certo il voto locale può aiutare a ricordare che non si può considerare blindato il consenso di cui gode il governo, praticamente intatto da due anni e mezzo. Molto più indicativo, è la convinzione diffusa nel governo, si annuncia l’appuntamento con le Regionali. Fra non molto i leader dovranno definire la strategia per la scelta dei candidati. A partire dal Veneto. Una debacle in quel caso potrebbe avere seri effetti. Uno scenario in cui da qualche tempo è partito il lavorio dietro le quinte per rivedere la legge elettorale.
Intanto si dovrà però aprire una riflessione, secondo le prime analisi che si fanno dietro le quinte, sulla scelta di alcuni candidati e sulla necessità di andare sui territori a raccontare meglio l’attività del governo. A Genova, si ragiona in ambienti di maggioranza, ancora pesa il caso Toti. Pesa anche qualche divisione, ad esempio a Taranto, dove va verso il ballottaggio il candidato sostenuto dai leghisti e da Roberto Vannacci, in vantaggio rispetto a quello di FdI, FI e Nm. Può aver influito anche la gestione a livello nazionale di alcuni dossier, dallo stallo sull'Ilva a Taranto alle questioni legate alle concessioni balneari a Ravenna. Nelle prossime ore ciascun partito misurerà i trend delle proprie liste.
Caricamento commenti
Commenta la notizia