
Il Ponte sullo Stretto potrebbe essere considerato un’opera militare - deciderà il governo italiano, come già puntualizzato dalla Commissione Ue - e contribuire così a raggiungere i nuovi target di spesa fissati dalla Nato (5% del Prodotto interno lordo). Tuttavia se il governo decidesse di inserirlo tra le spese militari, il progetto potrebbe dover essere rifatto daccapo «poiché non rispetterebbe i criteri Nato, molto più stringenti di quelli previsti per le opere civili». A sostenerlo - in una lettera inviata alla premier Meloni è il deputato di Avs, Angelo Bonelli, che ieri ha ricevuto dal sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, risposta a un’interpellanza parlamentare.
Il confronto nell’aula di Montecitorio. «Anche il Ponte sullo Stretto potrebbe essere considerata un’infrastruttura coerente con le linee guida Nato ed europee in tema di sicurezza integrata e mobilità strategica», ha affermato Prisco rispondendo a Bonelli che chiedeva se il governo potesse «confermare che il Ponte» fosse «inserito nel Military mobility action plan 2024 dell’Ue», con «ruolo centrale nel sistema della mobilità militare europea e se il governo intenda far rientrare la spesa negli investimenti militari volti al raggiungimento della soglia del 5 per cento del Pil stabilita in ambito Nato».
La risposta ha dato la stura al deputato dell’opposizione per rivolgersi direttamente alla premier Meloni, sollevando una nuova questione. «Se il governo decidesse di inserire il Ponte sullo Stretto come opera militare, allora dovrebbe essere rifatta la progettazione e la presidente Meloni non potrebbe portare al Cipess l’approvazione di un’opera - attesa a stretto giro, ndr - che è stata progettata come opera civile».
L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale
Caricamento commenti
Commenta la notizia