Un Mondiale di calcio che non scalda i cuori. Innanzitutto, certo, perché in Qatar manca l’azzurro. Ma non è solo questo a raffreddare l’interesse. Il problema è anche la collocazione in un contesto climatico al quale il tifoso non è abituato, con temperature autunnali e le castagne sulla brace, al posto della «Peroni gelata» anelata dal ragionier Fantozzi prima di un Inghilterra-Italia che non vedrà mai. Dal suo osservatorio doppiamente privilegiato, di ex giocatore ed oggi tifoso della Nazionale, Gianluigi Buffon ha definito «strana» la partenza della Coppa del Mondo, soprattutto perché priva di quella «elevatissima partecipazione emotiva che di solito accompagna queste competizioni. Stavolta non è stato così». Fino a pochi giorni fa c'erano i campionati da seguire, dalla A in giù. Ma all’improvviso la loro rassicurante routine è stata interrotta - come in tutta Europa - dall’inizio del torneo iridato. «Questo può avere influito molto sulla nostra percezione dell’evento» secondo Buffon. E poi c'è la macchia della seconda, consecutiva, mancata qualificazione, che Daniele De Rossi - altro ex azzurro e campione del mondo nel 2006 come Gigi - ha definito «un fallimento storico», in un perseverare «il cui significato è che non si è trattato di un caso isolato o di sfortuna». Come sia, cresce la Generazione Alpha (quella dei nati tra il 2006 e 2007), che non hanno mai visto gli Azzurri disputare la fase finale di un Mondiale. Troppo piccoli per avere memoria dell’edizione 2014, diventeranno adulti con un «vuoto» di emozioni nei loro ricordi sportivi: le gioie sfrenate di Italia-Germania 4-3 (1970) e Italia-Brasile 3-2 (1982), i pianti dopo la finale di USA '94. Ed il 2026 è lontano. Agli altri, quelli che ricordano il giorno in cui l’Italia è diventata 'Mundial', resta la nostalgia. Prova ne sono i 4 milioni 117mila di irriducibili che hanno seguito la scialba amichevole con l’Austria, appena 540mila in meno di quanti hanno visto Qatar-Ecuador, inaugurazione del 'freddò Mondiale in Qatar.