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Terrorismo, asilo politico e dottrina dell'ignominia

Non tutti si macchiarono di fatti di sangue, non lo fecero  - ad esempio - Toni Negri e Franco Piperno, ma la Dottrina Mitterrand non era stata pensata per loro, che tuttavia ne usufruirono per sfuggire alla detenzione in Italia. Uno strappo, quella dottrina enunciata nel 1985, che scavò un solco tra Francia e Italia. Con i cugini d'Oltralpe che decisero  di non concedere l'estradizione a persone imputate o condannate, ma anche ricercate,  per atti di natura violenta ma d'ispirazione politica, contro qualunque Stato, purché non contro la Francia. E così si accordò il diritto d'asilo a personaggi come Cesare Battisti, Enrico Villimburgo, Walter Grecchi, Giorgio Pietrostefani e numerosi altri, più d'uno dotato di mente brillante.
Rapporti politici tra Italia e Francia e interlocuzioni serrate fecero vacillare nel corso degli anni la "Dottrina Mitterrand", ma ai rifugiati italiani più che spianare la strada delle estradizioni le autorità francesi - allorquando non era più possibile né conveniente la protezione - si offriva un biglietto aereo per riparare in Canada, Brasile, Argentina e in generale Paesi non legati all'Italia da trattati in cui si sancivano accordi per la consegna di criminali. Ci sono voluti trent'anni e passa per riportare in Italia Cesare Battisti dal Brasile, dopo una serie di fughe tra diverse nazioni del Sud America.
Apparentemente un inno alla "libertà di pensiero politico", che mal si sposa con stragi e  kalashnikov, non si comprese mai davvero perché un capo di Stato di un Paese divenuto alleato dopo la Seconda Guerra mondiale, avesse deciso di varare una Dottrina che metteva in salvo sia intellettuali arditi che efferati assassini, senza alcuna distinzione. Ma non risulta che il "privilegio" accordato ai terroristi italiani con relativa semplicità, venisse ugualmente riconosciuto ai militanti e terroristi irlandesi dell'Ira o ai combattenti baschi. Più disponibilità vi era nei confronti dei palestinesi, forse per la stessa ragione per cui noi in Italia consentivamo a costoro di attraversare lo Stivale con carichi di armi ed esplosivo purché ci risparmiassero attentati.
Si narra che fu Bettino Craxi, unico politico italiano apertamente schierato per una trattativa con le Brigate Rosse ai tempi del sequestro di Aldo Moro, a sollecitare - in nome dell'Internazionale socialista - al suo amico Francois Mitterrand l'adozione di una "dottrina-salvacondotto" per coloro che si erano macchiati di fatti sangue durante gli anni di piombo: molti storici ne hanno fatto cenno, ma non è questo il punto. Perché resta da capire la ragione reale per cui la Francia ha riconosciuto il diritto di asilo ad alcuni assassini, la cui ideologizzazione non può valere come esimente, salvo periodicamente disfarsene quando troppo scomodi.
I dieci mandati di cattura spiccati nei giorni scorsi in Francia (resta un fuggitivo; sono già tutti in libertà vigilata) finalizzati all'estradizione in Italia di ex terroristi mai pentiti, segnano di certo la fine di un "capitolo storico" su cui adesso bisogna far pienamente luce. Cosa portò la Francia ad adottare quella "Dottrina" e perché per scardinarla è stato necessario attendere così a lungo, tanto da chiedersi: perché adesso?
Si dirà che le "diplomazie" sono al lavoro da anni, che Macron ha sensibilità diverse di Mitterrand, motivazioni plausibili ma che non spiegherebbero tutto. Quanto al rimpatrio effettivo, vedrete, passerà ancora tempo. Non osiamo immaginare il caravanserraglio che ne seguirà. Tra le posizioni più sensate quella di Gemma Calabresi: "Ho perdonato da tempo, voglio solo sapere la verità".

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