Aumenta la sopravvivenza per le donne con tumore al seno avanzato o metastatico che sono in post menopausa, ovvero nell'arco di età 55-65 anni: la terapia mirata con la molecola ribociclib riduce del 28% il rischio di morte ed il 58% delle pazienti è vivo dopo quasi 4 anni. Il dato emerge dallo studio Monaleesa 3 su 761 pazienti presentato al Congresso europeo di oncologia Esmo. Lo studio ha riguardato pazienti con questo tipo di tumore sensibile agli ormoni ed ha valutato l'efficacia e la sicurezza della molecola in combinazione con la terapia ormonale. Oltre la metà del campione trattato con la combinazione di terapie era dunque vivo dopo 42 mesi contro il 46% delle donne trattate con la sola terapia ormonale. Nel recente congresso mondiale di oncologia Asco, la combinazione aveva già dimostrato di prolungare significativamente la vita in donne con tumore al seno avanzato ma in pre-menopausa. La molecola è una terapia-target che colpisce i meccanismi di proliferazione delle cellule tumorali. "In Italia vivono più di 37.000 donne con diagnosi di tumore della mammella metastatico - afferma Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare, Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli -. Questa classe di farmaci permette ora di evitare il ricorso alla chemioterapia in prima linea o di posticiparla, con grandi vantaggi per le pazienti in termini di qualità di vita e di minori tossicità. In particolare, ribociclib rappresenta la prima molecola di questa classe che, in due studi clinici di fase III, ha dimostrato ripetutamente di prolungare in maniera significativa la vita delle donne in pre- e post-menopausa, in combinazione con terapia ormonale". Anche la sopravvivenza libera da progressione della malattia e' migliore: 33,6 mesi rispetto a 19,2 mesi. Inoltre, la necessità di utilizzare la chemioterapia è stata ritardata in tutte le pazienti trattate con la nuova combinazione. Attualmente il tumore al seno metastatico rappresenta la prima causa di morte tra le donne in Europa essendo responsabile di più di 150.000 decessi nel 2018. E' dunque "possibile dire - conclude De Laurentis - che questa combinazione con la nuova molecola, che viene assunta fino a quando si sviluppa una resistenza e si rende quindi necessaria la chemioterapia, ha cambiato la storia naturale di questa malattia, poiché abbiamo ottenuto un controllo del tumore per un periodo molto lungo, mai visto prima".(ANSA)