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Coronavirus: nuovi nanoanticorpi bloccano il virus. Efficaci anche contro le mutazioni

Al via le sperimentazioni in Europa, anche sull'uomo

Il vaccino, ma non solo. Contro il virus SarsCov2 si continuano a sperimentare nuove terapie farmacologiche, con l’idea di affiancarle in futuro alla vaccinazione o usarle in chi non può vaccinarsi. Due gli studi più promettenti al momento: uno è quello pubblicato sulla rivista Science dal Karolinska Institute su dei nuovi nanoanticorpi, sviluppati a partire da lama e alpaca, mentre l'altro è sull'interferone beta, che verrà testato su 600 pazienti ricoverati in ospedale in una vasta sperimentazione in 20 paesi, coordinata dal Regno Unito. Entrambi i lavori puntano sullo stimolare le difese immunitarie dell’organismo. In particolare i nanoanticorpi, al cui sviluppo collaborano anche l'università di Bonn e lo Scripps Research Institute della California, bloccano la proteina spike, impedendole di attaccarsi alla cellula umana e aprire la strada al virus. A differenza però degli anticorpi standard, questi di formato nano potrebbero funzionare meglio, perchè capaci di attaccarsi al virus in più punti, oltre che più stabili e facili da produrre su larga scala a parità di costi-efficacia.

«Abbiamo unito insieme più nanoanticorpi che si legano a due diversi punti della proteina spike del coronavirus», spiega Martin Hallberg, uno degli autori dello studio. «Questa combinazione si attacca meglio rispetto ai singoli anticorpi ed è eccezionalmente efficace nel bloccare il virus, impendendogli di diffondersi tra le cellule umane», continua. Inoltre funziona anche con varianti del virus. «Ciò significa che il rischio che il virus diventi resistente a questa terapia è molto piccolo», aggiunge Hallberg. Per generare i nanoanticorpi, dei lama e alpaca, il cui sistema immunitario produce naturalmente anticorpi e nanoanticorpi, sono stati vaccinati con la proteina spike del coronavirus.

Tra i nanoanticorpi generatisi, i ricercatori hanno selezionato quelli che si attaccavano meglio, identificandone quattro molto efficaci. Un’azienda spin-off dell’università di Bonn si prepara a testarli in sperimentazioni cliniche sull'uomo. E’ già invece partita la sperimentazione su più vasta scala per mettere alla prova la nuova terapia anti-Covid a base di interferone beta, messa a punto dall’ospedale universitario di Southampton, come riporta la Bbc. L’obiettivo è usarlo per stimolare il sistema immunitario e le cellule a combattere il virus.

I dati della sperimentazione di fase II, fatta l’anno scorso su un centinaio di pazienti, sono promettenti e mostrano una riduzione di quasi l’80% del rischio di sviluppare una forma grave di Covid nei ricoverati in ospedale. Un ciclo di questa terapia costerebbe circa 2200 euro. L’interferone beta è una delle prime linea di difesa del corpo contro i virus ed è usato anche nella terapia per la sclerosi multipla. Il SarsCov2 sembra però bloccare la sua produzione per sfuggire al sistema immunitario. Il nuovo farmaco viene rilasciato direttamente nelle vie aeree con un nebulizzatore. L’idea è che facendo arrivare la proteina nei polmoni si stimoli una risposta anti-virale più forte, anche nei pazienti con sistema immunitario già indebolito. I risultati dovrebbero arrivare all’inizio dell’estate.

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