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Covid: ok al vaccino Astrazeneca fino a 65 anni

È stata pubblicata la circolare del Ministero della Salute che innalza da 55 a 65 anni l’età di chi potrà ricevere il vaccino anti-Covid di AstraZeneca. La decisione è stata presa dopo il parere della Ccommissione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e, come precisa la circolare, arriva «da nuove evidenze scientifiche che riportano stime di efficacia del vaccino superiori a quelle precedentemente riportate».

Gb: impatto «spettacolare» dei vaccini nella prevenzione delle forme gravi

Nel Regno Unito la vaccinazione contro il Covid-19 sta avendo un impatto «spettacolare» nella prevenzione delle forme gravi. Queste, in estrema sintesi, sono le conclusioni di una ricerca condotta dalla Public Health Scotland. I risultati hanno mostrato che, quattro settimane dopo la prima dose, i ricoveri ospedalieri sono diminuiti dell’85 per cento e del 94 per cento rispettivamente per i vaccini Pfizer e AstraZeneca. Questi sono i primi dati sull'impatto della vaccinazione nel mondo reale nel Regno Unito, riportati in un articolo della BBC Online.

In particolare, la ricerca mostra che tra gli ultraottantenni c'è stata una riduzione complessiva dell’81 per cento nel numero dei ricoveri in ospedale. I ricercatori non hanno esaminato l’impatto della vaccinazione sulla trasmissione, cioè se le persone che sono state vaccinate lo hanno trasmesso o se l’immunità è diminuita nel tempo. I dati preliminari del progetto EAVE II riguardano 1,14 milioni di vaccinazioni somministrate in Scozia tra l’8 dicembre e il 15 febbraio. Lo studio ha esaminato il numero di ricoveri per Covid in ospedale tra le persone vaccinate e lo ha confrontato con i ricoveri tra le persone non vaccinate. In totale, poco più di 8.000 persone sono finite in ospedale, ma solo 58 di loro erano state vaccinate almeno quattro settimane prima. Il ricercatore capo, Aziz Sheikh, ha detto che i risultati sono stati «molto, molto» impressionanti ed entrambi i vaccini hanno funzionato «in modo spettacolare». «Questi risultati sono molto incoraggianti e ci hanno dato ottimi motivi per essere ottimisti per il futuro», dice. Le evidenze su entrambi i vaccini avevano suggerito che avrebbero avuto un impatto significativo nella prevenzione dei ricoveri. Ma negli gli studi sul vaccino Pfizer, per ottenere un buon risultato si prevedeva la somministrazione di una seconda dose dopo tre settimane.

Il Regno Unito ha adottato una nuova strategia che consiste nel ritardare di tre mesi la seconda iniezione di entrambi i vaccini, il che ha portato alcuni a chiedersi se l’approccio avrebbe fornito un’immunità sufficiente. Ebbene, i dati della nuova ricerca indicano che una prima dose di entrambi i vaccini impedisce alla maggior parte delle persone di ammalarsi gravemente. Ci sono ovviamente dei limiti. Lo studio ha monitorato solo coloro che sono stati ricoverati in ospedale e se avevano ricevuto un vaccino o meno. Non ha considerato invece i morti per Covid nelle case di cura, per esempio. E non ha guardato alla trasmissibilità, ma solo al rischio di ammalarsi gravemente. Altri studi simili sono in corso in tutto il Regno Unito, ma questi dati saranno visti come estremamente incoraggianti.

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