Venerdì 22 Novembre 2024

AstraZeneca: casi di trombosi e decessi. La verità è nei numeri non nelle paure...

«Non si è mai visto un allarme diventare così ampio sulla base di così pochi dati».  Nicola Magrini, direttore dell’Aifa, condanna con queste parole il clima di panico che si è scatenato dopo lo stop alle somministrazioni del vaccino AstraZeneca. A causa del decesso di alcune persone vaccinate con il siero anglo-svedese, diversi Paesi europei, tra i quali Francia, Germania, Spagna e anche l'Italia hanno deciso "a cascata" di sospenderne la somministrazione in "via cautelativa". Poi, dopo il responso dell'Ema, ieri Italia, Francia,  Germania e Spagna hanno annuciato la ripresa della campagna vaccinale.

Nessuna connessione tra i decessi e il vaccino

Tutto questo, va chiarito, nonostante finora né in Italia né altrove, esistano prove sulla  connessione tra l'inoculazione e la morte.  Una correlazione esclusa nei giorni scorsi, anche dall’autopsia effettuata per accertare le cause del decesso a Trapani del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Maniscalco. E puntuòli sera sono arrivate le dovute precisazioni da parte di AstraZeneca che ha sottolineato come finora in tutta l’Europa e nel Regno Unito, su un totale di 17 milioni di soggetti vaccinati con il siero prodotto insieme con l’Università di Oxford e in collaborazione con l'Irbm di Pomezia «ci sono stati 15 eventi di trombosi venosa profonda e 22 eventi di embolia polmonare segnalati tra coloro a cui è stato somministrato il vaccino, in base al numero di casi che la Società ha ricevuto all’8 marzo».  L’azienda puntualizza, inoltre, che tale numero di eventi “è molto più basso di quanto ci si aspetterebbe che si verifichi naturalmente in una popolazione generale di queste dimensioni ed è simile per altri vaccini Covid-19 autorizzati”. Nel caso dei decessi verificatisi in Italia, ribadendo che non hanno avuto alcun problema migliaia di persone vaccinate con gli stessi lotti di AstraZeneca “sospetti”,  è giusto adesso aspettare i risultati degli altri accertamenti istologici disposti dalla magistratura per verificare se si sia trattato di coincidenze o se si siano prodotte “alterazioni” in alcune dosi del siero somministrato. Ma, come dimostrano le migliaia di rinunce (in Sicilia così come in tutta la Penisola) da parte di persone che avevano prenotato la profilassi,  l’allarme diffuso negli ultimi giorni potrebbe rallentare drasticamente la corsa all’immunizzazione, unica soluzione per il ritorno alla “normalità”. Sono comprensibili, per questo, gli appelli a fermare gli allarmismi e le rassicurazioni da parte dell’Oms che, sulla base dei dati scientifici, ha confermato l’uso imprescindibile del vaccino di Oxford nel Piano globale anti-Covid.  Una fermezza, come indicano i numeri, basata sull’evidenza inopinabile della “matematica”, e non sulla spinta emotiva di ipotesi, almeno per ora, senza alcun fondamento.

Cosa si sa dei coaguli di sangue?

Il panico in Europa si è scatenato a causa delle segnalazioni  di coaguli di sangue diagnosticati in diverse persone, tra le quali una deceduta in Austria e un’altra in Danimarca. Tempestivamente, l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha rivelato di aver avviato un’indagine, ma di disporre già di dati a sufficienza per escludere che sia dimostrabile una connessione con il vaccino. Fino al 10 marzo - afferma l’Ema - sono stati registrati 30 casi di “eventi tromboembolici” -  coaguli di sangue che bloccano parzialmente o completamente una vena - “tra quasi 5 milioni di persone che avevano ricevuto l'AstraZeneca nell'Unione Europea - un'incidenza non superiore a quella osservata nella popolazione generale”. E’ stato calcolato, infatti, che nei Paesi occidentali, una persona ogni 37 secondi muore a causa di trombi che ostruiscono il flusso di sangue nelle vene o nei polmoni (ovvero più di 843.000 morti ogni anno).    Gran parte delle vittime di  tromboembolia venosa (TEV) sono europee (540mila), tant’è che nel Vecchio Continente  muoiono più persone colpite da TEV che da cancro al seno, cancro alla prostata, AIDS e incidenti stradali messi insieme. I coaguli di sangue, soprattutto se di grandi dimensioni, possono danneggiare i polmoni, il cuore o il cervello. I casi gravi possono essere fatali, ma le persone con piccoli coaguli possono essere curate fuori dall'ospedale con i farmaci .

Per avere un quadro più chiaro della situazione, basta analizzare i dati di due dei  Paesi nei quali la campagna vaccinale procede a ritmo più serrato, come il  Regno Unito, con oltre 25 milioni di iniezioni già somministrate, e  gli Usa, con quasi 106 milioni  (in Italia siamo a 6,61 milioni).

Stati Uniti: cosa si sa dei decessi  “dopo” la vaccinazione

Secondo quanto riferito dai  Centers for Disease Control and Prevention, importante organismo di controllo sulla sanità pubblica americana, negli Stati Uniti, che utilizzano vaccini di Pfizer-BioNTech, Moderna Inc. e Johnson & Johnson,  fino  all'8 marzo sono stati segnalati 1.637 decessi tra le persone sottoposte alla profilassi, ma non c’è alcuna prova su una correlazione causa-effetto. L’uso del vaccino AstraZeneca dovrebbe partire negli Stati Uniti all’inizio di aprile. “Oltre 92 milioni di dosi di vaccini COVID-19 – si legge sul sito dei CDC - sono state somministrate negli Stati Uniti dal 14 dicembre 2020 all'8 marzo 2021. Durante questo periodo, il VAERS (programma statunitense per la sicurezza dei vaccini, ndr) ha ricevuto 1.637 segnalazioni di morte (0,0018%) tra le persone che hanno ricevuto un vaccino COVID-19 . I medici del CDC e della FDA (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ndr), esaminano ogni caso clinico di morte non appena notificato e i CDC richiedono le cartelle cliniche per valutare ulteriormente i rapporti. Una revisione delle informazioni cliniche disponibili, inclusi certificati di morte, autopsia e cartelle cliniche, non ha rivelato alcuna prova che la vaccinazione abbia contribuito alla morte dei pazienti”.

Regno Unito: solo una “connessione temporale” con i decessi

La MHRA (Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari del Regno Unito) ha informato che, fino al 28 febbraio, ci sono stati 227 decessi successivi alle iniezioni con il vaccino Pfizer-BioNTech,  e 275 dopo l'iniezione di AstraZeneca (in altri quattro casi il marchio non era specificato). Nel totale di 506 morti, per lo più di anziani o di persone con patologie pregresse,  dopo i necessari accertamenti e gli esami autoptici la connessione si è rivelata soltanto “temporale” e del tutto casuale. Un episodio emblematico si verificò proprio in Gran Bretagna durante la sperimentazione del vaccino AstraZeneca. Due volontari svilupparono sintomi neurologici compatibili con la mielite trasversa, una sindrome infiammatoria che colpisce il midollo spinale ed è spesso causata da infezioni virali.  Fu per questo che l’azienda anglo-svedese interruppe temporaneamente le sperimentazioni,  ma le indagini alla fine non individuarono prove che collegassero i sintomi al vaccino. In seguito si scoprì che uno dei volontari che si era ammalato era affetto da una sclerosi multipla non diagnosticata.

Casi analoghi in diversi paesi del mondo

E ad analoghe conclusioni sono arrivati gli scienziati e le autorità per i casi verificatisi in Austria, Corea del Sud, Germania, Spagna, Norvegia, Belgio e Perù. Per questo, prima di arrivare ad affrettate deduzioni di fronte ad eventi luttuosi, si deve tenere conto che durante una colossale vaccinazione che non ha precedenti nella storia,  è inevitabile imbattersi nelle correlazioni casuali tra la somministrazione delle dosi e il manifestarsi di patologie diffusissime in ogni angolo del pianeta.

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