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Varianti Coronavirus: quali vaccini Covid sono efficaci tra Astrazeneca, Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson

Tra Astrazeneca, Johnson & Johnson, Moderna e Pfizer: quali soni vaccini Covid efficaci contro le varianti del coronavirus?

«Stanno emergendo varianti del coronavirus e le autorità di regolamentazione stanno lavorando per garantire che gli aggiornamenti necessari possano essere effettuati rapidamente per garantire che i vaccini anti-Covid-19 rimangano efficaci». Così Marco Cavalera, responsabile della strategia vaccini dell’Ema. «La vaccinazione rimane fondamentale per controllare la pandemia», ha aggiunto.

"Secondo un piccolo studio" condotto in Sudafrica il vaccino AstraZeneca è risultato non efficace contro la variante individuata per la prima volta nel Paese, "sottolineiamo che è uno studio piccolo e serviranno dati ulteriori", mentre studi sui vaccini Johnson & Johnson, Moderna e Pfizer hanno evidenziato che risultano efficaci e mostrano protezione dalle varianti. Lo ha dichiarato il responsabile sulle minacce biologiche alla salute e della strategia sui vaccini dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema), Marco Cavaleri, al Parlamento europeo.

 

Intanto, il ministero della Salute illustra sul suo sito web le caratteristiche delle varianti del virus SARS-CoV-2.

 

Data ultima verifica: 3 marzo 2021

 

Cosa significa che un virus muta?

Quando un virus si replica o crea copie di se stesso a volte cambia leggermente. Questi cambiamenti sono chiamati "mutazioni". Un virus con una o più nuove mutazioni viene indicato come una "variante" del virus originale.

Finora sono state identificate in tutto il mondo centinaia di varianti di questo virus. L'OMS e la sua rete internazionale di esperti monitorano costantemente le modifiche in modo che, se vengono identificate mutazioni significative, l'OMS può segnalare ai Paesi eventuali interventi da mettere in atto per prevenire la diffusione di quella variante.

Cosa sappiamo delle varianti del virus SARS-CoV2 che preoccupano di più?

Tre nuove varianti preoccupano di più gli esperti dell'OMS e dell'ECDC:

  • - Variante cosiddetta Inglese (Variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7) identificata per la prima volta nel Regno Unito. Questa variante ha dimostrato di avere una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti circolanti in precedenza (trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica, tra il 18% e il 60%). La maggiore trasmissibilità di questa variante si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando così un aumento del numero di casi gravi.
    - Variante cosiddetta Africana (Variante 501Y.V2, nota anche come B.1.351) identificata in Sud Africa. Dati preliminari indicano che anche questa variante possa essere caratterizzata da maggiore trasmissibilità (50% più trasmissibile rispetto alle varianti circolanti precedentemente in Sud Africa), mentre al momento non è chiaro se provochi differenze nella gravità della malattia.
    - Variante cosiddetta Brasiliana (Variante P.1) con origine in Brasile. Gli studi hanno dimostrato una potenziale maggiore trasmissibilità. Non sono disponibili evidenze sulla gravità della malattia.

 

Per approfondire 

Quanto sono diffuse le varianti nel nostro Paese?

La variante insorta nel Regno Unito (cosiddetta "variante inglese") sta diventando prevalente nel nostro Paese. In base ai dati della seconda indagine di prevalenza delle varianti condotta dall'Istituto Superiore di Sanità, con il supporto della Fondazione Bruno Kessler e in collaborazione con il Ministero della Salute, le Regioni e le Provincie autonome, in Italia al 18 febbraio 2021 la prevalenza della "variante inglese” del virus Sars-CoV-2 (variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7) era del 54,0%, con valori oscillanti tra le singole regioni tra lo 0% e il 93,3%, mentre per quella “brasiliana” (variante P.1) era del 4,3% (0%-36,2%) e per la “sudafricana” (variante 501Y.V2) dello 0,4% (0%-2,9%).

I vaccini sono efficaci contro le varianti del nuovo coronavirus?

I primi dati confermano che tutti i vaccini attualmente disponibili in Italia sono efficaci contro la variante inglese del nuovo coronavirus (variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7).
Sono in corso studi per confermare l’efficacia dei vaccini sulle altre varianti.

Quali misure di contrasto alla diffusione delle varianti ha messo in campo il nostro Paese?

L’emergenza di nuove varianti rafforza l’importanza, per chiunque, compresi coloro che hanno avuto l’infezione o che sono stati vaccinati, di aderire rigorosamente alle misure di controllo sanitarie e socio-comportamentali (l’uso delle mascherine, il distanziamento fisico e l’igiene delle mani).

Al fine di limitare la diffusione di nuove varianti, l'Italia ha disposto specifiche azioni di sanità pubblica:

  • - rafforzare la sorveglianza di laboratorio nei confronti delle nuove varianti SARS-CoV-2
  • - fornire indicazioni per implementare le attività di ricerca e gestione dei contatti dei casi COVID-19 sospetti/confermati per infezione da variante
  • - limitare gli ingressi in Italia dei viaggiatori provenienti dai paesi più colpiti dalle varianti
  • - realizzare indagini rapide di prevalenza per stimare correttamente la diffusione delle varianti nel nostro Paese
  • - disporre misure di contenimento (aree rosse) nelle aree più colpite del Paese anche a livello comunale

Per approfondire

Per conoscere le limitazioni ai viaggi

Cosa devo fare se sono entrato in contatto con un caso positivo a una variante del Sars-CoV-2?

I contatti dei casi COVID-19 sospetti/confermati per infezione da variante devono:

  • * eseguire un test molecolare il prima possibile dopo l’identificazione e al 14° giorno di quarantena, al fine consentire un ulteriore rintraccio di contatti, considerando la maggiore trasmissibilità delle varianti
  • * non interrompere la quarantena al decimo giorno
  • * nella settimana successiva al termine della quarantena, devono osservare rigorosamente le misure di distanziamento fisico, indossare la mascherina e in caso di comparsa di sintomi isolarsi e contattare immediatamente il medico curante.

Il Dipartimento di prevenzione deve effettuare la ricerca retrospettiva dei contatti di un caso confermato, vale a dire oltre le 48 ore e fino a 14 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi del caso, o di esecuzione del tampone se il caso è asintomatico, al fine di identificare la possibile fonte di infezione ed estendere ulteriormente il contact tracing ai casi eventualmente individuati.

Attualmente la malattia si presenta con le stesse caratteristiche e i sintomi sono gli stessi in tutte le varianti del virus.

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