Lunedì 18 Novembre 2024

Sempre più tumori messi all'angolo dall'immunoterapia, nuovi approcci terapeutici

Cellule tumorali della pelle. Sono state uno dei primi bersagli dell'immunoterapia

Non solo il melanoma o il tumore del polmone, ma anche alcuni tipi di tumore al seno, il cancro alla vescica, al rene, all’endometrio. L’immunoterapia, che mira a risvegliare il sistema immunitario per combattere le cellule cancerose, sta allargando sempre di più il suo raggio di azione e di efficacia, dando nuove speranze a tanti malati. Non tutti i pazienti sono ovviamente candidabili a questo tipo di cura, ma nuovi studi presentati al Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) evidenziano importanti passi avanti per un approccio terapeutico all’avanguardia che oggi in Italia è accessibile e coperto dal Servizio sanitario su tutto il territorio nazionale, dal Nord al Sud. «Si stanno facendo grandi passi avanti e la novità, come dimostrano anche gli studi presentati all’Asco, è che si è allargata molto la platea di neoplasie contro le quali oggi possiamo utilizzare l’arma dell’immunoterapia - spiega all’ANSA il presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica Aiom, Saverio Cinieri - Vari tumori non venivano trattati con questo approccio per mancanza di dati, ma la ricerca sta andando avanti veloce e ora sappiamo che l'immunoterapia può essere efficace contro un maggior numero di tumori, in combinazione o meno con la chemioterapia». Non solo: all’Asco sono state presentate anche nuove formulazioni "combo" che unendo due diverse molecole immunoterapiche hanno dimostrato una efficacia ancora maggiore ed un’ulteriore novità è rappresentata pure dai tempi della cura. Adesso, infatti, nuove sperimentazioni hanno dimostrato che l’immunoterapia è efficace anche in fasi più precoci della malattia, ad esempio subito dopo l'intervento chirurgico, e non solo in fasi avanzate. E’ il caso del tumore al rene. Per la prima volta, infatti, l’immunoterapia con la molecola pembrolizumab, somministrata dopo la chirurgia, ha dimostrato una riduzione statisticamente significativa del rischio di recidiva di malattia o di morte del 32% rispetto al placebo, come ha dimostrato lo studio di fase 3 KEYNOTE-564 presentato all’ASCO. Un esempio dell’efficacia delle nuove "combo" arriva invece da un altro studio di fase 3, il RELATIVITY-047, che ha dimostrato come una nuova combinazione di immunoterapie (relatlimab e nivolumab) sia in grado di sbloccare il 'frenò alle cure contro il melanoma metastatico - rappresentato da un checkpoint immunitario, LAG-3 - e di ridurre del 25% il rischio di progressione della malattia. Tanti i passi avanti, dunque, ma fondamentale, ricorda Cinieri, è pure «aumentare le conoscenze per gestire gli effetti collaterali legati alle immunoterapie, che richiedono un approccio multidisciplinare coinvolgendo ad esempio anche gli endocrinologi e gli oculisti, per gli effetti di tossicità oculare che talvolta possono verificarsi». Le nuove terapie sono comunque oggi accessibili su tutto il territorio nazionale, "senza gap tra le Regioni, e questa - afferma Cinieri - è sicuramente un’ottima notizia: si tratta di farmaci somministrati in vena in day hospital e tutti i reparti di Oncologia, dal Nord al Sud, sono in grado di garantire tali cure. In questo caso si può dunque parlare di parità di accesso alle terapie». Le immunoterapie, inoltre, sono coperte dal Servizio sanitario nazionale ma «purtroppo si tratta di farmaci che hanno costi molto elevati e ciò pone inevitabilmente un problema di sostenibilità economica. Per questo - conclude il presidente eletto dell’Aiom - è fondamentale che venga incrementato il Fondo da 500 milioni per i farmaci oncologici innovativi».

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