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Vaccino Covid-19 per i bambini, ecco le FAQ della Società Italiana di Pediatria

Vaccino Covid-19 per i bambini, ecco le FAQ della Società Italiana di Pediatria. Una mappa aggiornata, dedicata soprattutto al personale operante nell’attività vaccinale Covid-19, per rispondere in modo esaustivo ai dubbi più frequenti delle famiglie.

 

I bambini con allergie possono vaccinarsi?

L’incidenza di reazioni anafilattiche gravi dopo la vaccinazione con vaccino Pfizer è di 2,5-11 casi su 1.000.000 di dosi somministrate. Il trattamento dello shock anafilattico prevede l’iniezione IM di adrenalina e successivamente il posizionamento di un catetere venoso periferico (agocannula) per la somministrazione EV di cortisone ed antistaminico pertanto non è indicato il posizionamento in via preventiva di un agocannula anche nei soggetti con pregresso shock anafilattico. Non è stato studiato l’effetto della somministrazione profilattica di antistaminici sulla risposta alla vaccinazione mentre abbiamo la certezza che l’uso di steroidi prima della vaccinazione diminuisca la risposta immune al vaccino e per tanto non è indicata alcuna terapia profilattica anche nei soggetti predisposti a reazioni allergiche.

Il vaccino non contiene lattice o proteine dell’uovo per tanto la vaccinazione non è controindicata in soggetti con queste allergie.

I soggetti con asma allergico (sia allergico sia non allergico) grave non controllato con la terapia dovrebbero rimandare la vaccinazione fino a quando l’asma non sia adeguatamente controllato. I pazienti con asma allergico grave ben controllato possono comunque essere sottoposti alla vaccinazione, ma devono rimanere in osservazione per 60 minuti.

Tutti i pazienti con storia di reazioni allergiche minori a farmaci, alimenti, inalanti o altre sostanze possono effettuare la vaccinazione rimanendo in osservazione per 15 minuti.

I pazienti con allergia nota, ossia documentata, a uno degli eccipienti del vaccino devono effettuare consulenza allergologica e il vaccino deve essere somministrato in ambiente protetto e questo è l’unico caso in cui sia indicata la vaccinazione in ambiente protetto.

Tutti i pazienti, eccetto che quelli con allergie note ai componenti del vaccino, possono essere vaccinati nei diversi setting ( ad esempio studio mmg o pls, centro vaccinale, domicilio) purché si disponga di strumenti e mezzi adeguati per trattare l’emergenza.

Tutti i bambini con allergie possono essere vaccinati. I pazienti con pregresse reazioni anafilattiche devono rimanere in osservazione 60 minuti. I pazienti con allergie note ai componenti del vaccino dovrebbero consultarsi con un allergologo ed effettuare la vaccinazione in ambiente protetto.

 

La vaccinazione è sicura ed efficace nel caso di paziente affetto da celiachia?

Gli studi attualmente disponibili non mostrano un incremento dell’ incidenza di effetti collaterali in pazienti affetti da celiachia rispetto alla restante popolazione.

Per quanto riguarda l’efficacia, i dubbi nascono principalmente dallo studio di una ridotta risposta nei confronti del vaccino HBV in pazienti affetti da celiachia evidenziata da Park et (53.9% vs. 11.1%, p < 0.05).

Ad oggi non sono disponibili studi che dimostrino una ridotta efficacia del vaccino anti Covid-19 in pazienti affetti da celiachia.

Si raccomanda la vaccinazione contro il Covid-19 nei pazienti affetti da celiachia.

 

Chi è affetto da asma può essere sottoposto al vaccino?

Secondo l’American College of Allergy, Asthma and Immunology (ACAAI), non vi sono evidenze scientifiche che dosi basse o moderate di corticosteroidi inalatori possano indebolire il sistema immunitario ed avere impatto sulla efficacia della vaccinazione contro il Covid-19.

Chi assume corticosteroidi orali può essere sottoposto alla vaccinazione secondo l’ACAAI sebbene siano necessari studi sul rischio di una potenziale ridotta risposta legata sia alla dose sia alla durata temporale della terapia. Chi assume farmaci biologici può essere sottoposto alla vaccinazione, sebbene sia raccomandata una sospensione temporanea di 1-7 giorni in accordo alle indicazioni di ACAAI, a seconda della terapia in atto.

Gli studi attualmente disponibili non indicano un incremento degli effetti secondari/indesiderati rispetto alla restante popolazione.

Chi è affetto da asma può essere sottoposto al vaccino anti Covid-19.

 

Il vaccino protegge contro le varianti?

I ricercatori hanno testato cinque varianti: il ceppo originale scoperto in Cina, il ceppo dominante in Europa durante la prima ondata nell’aprile 2020, la variante Alfa (B.1.1.7) scoperta nel Regno Unito, la variante Beta (B.1.351) vista per la prima volta in Sud Africa, la variante Gamma (P1) isolata per la prima volta in Brasile e la più recente variante Delta (B.1.617.2) scoperta in India. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per voce del suo Direttore Regionale per l’Europa, il dottor Hans Henry P. Kluge, ha recentemente rassicurato sul fatto che: “Tutte le varianti del virus possono essere controllate allo stesso modo, con misure sanitarie e sociali. Tutte le varianti del virus emerse fin ora rispondono ai vaccini disponibili e approvati”.

In uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine svolto in Qatar, si vede come al 31 marzo 2021, su più di 265.000 persone che avevano ricevuto entrambe le dosi, l’efficacia è stata dell’89,5% contro la variante inglese B.1.1.7 e del 75% contro la variante B.1.351 sudafricana. Dato più notevole ancora è stato quello dell’efficacia contro malattie gravi, critiche o fatali: del 97,4% per tutte le forme di coronavirus e del 100% contro entrambe le varianti.

In un secondo studio, pubblicato su The Lancet, dai ricercatori del Ministero della Salute israeliano e della Pfizer, il vaccino si è dimostrato efficace per oltre il 95% nella protezione contro l’infezione da coronavirus, l’ospedalizzazione e la morte. Ha funzionato bene anche negli adulti più anziani con efficacia di oltre il 94% (su anziani di oltre 85 anni) nel proteggere da infezioni, ospedalizzazione e morte.
La variante indiana (Delta) è forma predominate di coronavirus nel Regno Unito e si ritiene che sia il 60% più contagiosa di quella inglese. Come le precedenti varianti del virus, anche nel caso di quella indiana, le persone che corrono più rischi di ospedalizzazione sono quelle con patologie preesistenti. I vaccini riducono i rischi di ospedalizzazione ma occorre completare il ciclo vaccinale (doppia dose), per riscontrare forti effetti di protezione contro la variante indiana. In particolare, lo studio pubblicato su The Lancet dimostra come il vaccino Pfizer-BioNTech fornisce contro questa variante una protezione del 79% rispetto al 92% di protezione con la variante inglese.

Il vaccino si è dimostrato efficace contro tutte le varianti Sars-Cov-2 dopo la seconda dose, anche se lascerebbe più esposte al rischio le persone che ne hanno ricevuto solo una.

 

I bambini con malattie croniche devono vaccinarsi?

I bambini con malattie croniche, soprattutto quelli con disabilità neurologiche e immunodefienze, sono più a rischio di essere ospedalizzati e di morire a causa dell’infezione da Sars-CoV-2.

I bambini con immunodeficienze primarie e secondarie devono essere vaccinati, anche se probabilmente l’immunogenicità della vaccinazione in questi casi sarà minore. I bambini con immunodeficienze secondarie a terapie farmacologiche potrebbero avere necessità di modificare la loro terapia di base.

I pazienti in terapia con idrossiclorochina, apremilast, IVIG, glucocorticoidi con dosi < 20mg/die di prednisone o equivalenti, sulfasalazina, leflunomide, azatioprina, ciclofosfamide OS, inibitori di TNF, IL-6R, IL-1, IL-17, IL-12/23, IL-23, belimumab, inibitori della calcineurina orali e topici, non necessitano di modificazioni della terapia.

I pazienti in trattamento con micofenolato, se la malattia è stabile, devono sospendere la terapia per una settimana DOPO ogni dose.

I pazienti in terapia con methotrexate, se la malattia è stabile, devono sospendere la terapia per una o due settimane DOPO ogni dose.

I pazienti in terapia con inibitori di JAK1 devono sospendere la terapia per una settimana DOPO ogni dose.

I pazienti in terapia con Abatacept SC devono sospendere la terapia una settimana prima e una settimana dopo la prima dose, mentre non devono interrompere la terapia in occasione della seconda dose.

I pazienti in terapia con Abatacept EV devono effettuare la prima dose 4 settimane dopo l’infusione e ritardare l’infusione di una settimana dopo la prima dose. Nessuna modifica per la seconda dose.

I pazienti in terapia con ciclofosfamide EV devono fare l’infusione DOPO 7 giorni dalla prima e dalla seconda dose.

I pazienti in terapia con Rituximab, se clinicamente indicato, devono fare la prima dose 4 settimane prima della data prevista per l’infusione e ritardare l’infusione di 2-4 settimane dopo l’ultima dose.

I paziente in terapia steroidea con dosi maggiori di 20mg/die di prednisone o equivalenti, se la malattia di base è stabile, dovrebbero ridurre la dose a < 20mg/die di prednisone o equivalenti per una settimana dopo la vaccinazione.

I pazienti in terapia immunosoppressiva perché sottoposti a trapianti d’organo NON devono modificare la terapia.

I pazienti che assumo steroidi per via locale non necessitano di modificare la terapia.

I pazienti con asma grave trattati con terapia biologica sono inclusi negli estremamente clinicamente vulnerabili. Non ci sono dati che il vaccino Pfizer/BionNTech sia non sicuro/controindicato, per cui è importante procedure con la immunizzazione. Si consiglia di non assumere terapia biologica lo stesso giorno e preferibilmente rispettare un intervallo di 7 giorni tra vaccino e terapia biologica

Tutti i bambini con malattie croniche devono essere vaccinati in quanto corrono rischi maggiori di morte e ospedalizzazione. Alcuni pazienti che effettuano terapie con farmaci immunomodulatori potrebbero avere necessità di modificare la terapia in occasione della vaccinazione.

 

Miocarditi pediatriche post vaccinazione

La prevalenza della miocardite nella popolazione generale è compresa tra 10,2 a 105,6/100.000 con più di 1,8 milioni di nuovi casi per anno registrati in tutto il mondo (in particolare nei giovani maschi adulti), tra i quali rappresenta una delle cause più comuni di morte cardiaca improvvisa.
Secondo l’OMS, nel periodo 1975-1985, il virus Coxsackie B3 (CVB3, un enterovirus) risultava essere la causa più comune di miocardite nel mondo (34,6 per 1000 casi), seguito dal virus dell’influenza B (17,4 per 1000 casi), influenza A (11,7 per 1000 casi), virus Coxsackie A (9,1 per 1000 casi) e citomegalovirus (CMV) (8,0 per 1000 casi).

Anche se risulta essere difficile rilevare una frequenza di miocardite nei soggetti (in età pediatrica) affetti da Covid, in quanto la quasi totalità dei lavori presenti in letteratura sono il report o di singoli casi o di un piccolissimo numero di pazienti, un lavoro pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista scientifica “Circulation”, valutando i dati clinici di 286 bambini provenienti da 55 Centri di 17 paesi ha rilevato: un maggiore coinvolgimento cardiaco nei bambini con MIS associata a Covid-19, un significativo aumento dei livelli di Peptide Natriuretico B (BNP), ferritina, D-dimero e troponina oltre ad alti livelli di proteina C-reattiva e procalcitonina nella maggior parte di questi bambini; ma soprattutto ha confermato il dato della rarità dei decessi e della stessa MIS nei bambini con Covid-19, nonostante il coinvolgimento multisistemico, gli indici infiammatori elevati e la necessità di ricovero in Terapia Intensiva Pediatrica.

Per quanto attiene i casi di miocarditi/pericarditi post vaccino Covid- 19 in età adolescenziale, un recente report del CDC su oltre 7 milioni e 300mila dosi di vaccino somministrate a giovani tra i 12 e i 17 anni, a 21 giorni dalla prima inoculazione ha rilevato 4 casi di miocarditi/pericarditi nelle femmine e 32 nei maschi; a 7 giorni i casi rilevati erano stati 3 nelle femmine e 27 nei maschi. Nella stessa fascia d’età, su poco più di 4 milioni e 200mila seconde dosi, a 21 giorni si sono registrati 20 casi di miocarditi/pericarditi nelle femmine e 132 nei maschi, a 7 giorni i casi erano stati rispettivamente 19 e 128.

Nella maggior parte dei suddetti casi i pazienti che hanno necessitato di cure mediche hanno risposto bene ai farmaci e al riposo e hanno avuto un rapido miglioramento della sintomatologia. In genere l’esordio clinico è avvenuto pochi giorni dopo la vaccinazione e i casi registrati si sono verificati più spesso dopo la seconda dose.

In ogni caso il CDC, nelle donne di età compresa tra 12 e 17 anni, stima che per ogni milione di seconde di dosi si potrebbero prevenire circa 8.500 infezioni, 183 ricoveri e un decesso, mentre nei maschi della stessa fascia di età per ogni milione di seconde dosi si eviterebbero circa 5.700 infezioni, 215 ricoveri e due decessi.

Si raccomanda la vaccinazione Covid-19 ai soggetti con pregressa anamnesi positiva di miocarditi e pericarditi da varie noxe patogene. Possono ricevere la seconda dose di vaccino i soggetti che hanno ottenuto una guarigione clinica di pericardite dopo la prima dose di vaccino Covid-19. Coloro che soffrono di miocardite, dopo la prima dose di vaccino, possono prendere in considerazione la seconda dose in determinate circostanze, qualora non siano più presenti segni e/o sintomi della stessa condizione clinica. Qualora dopo prima dose di vaccino Covid-19, risultasse essere stata diagnosticata una miocardite associata a pericardite, si ritiene opportuna un’apposita valutazione specialistica, finalizzata ad ottenere un’idoneità per somministrazione della seconda dose.

 

Bisogna assumere paracetamolo prima di sottoporsi alla vaccinazione per prevenire gli effetti avversi?

L’utilizzo del paracetamolo o di altri FANS per prevenire gli effetti avversi della vaccinazione non è raccomandato dal CDC né dall’EMA.
Studi hanno dimostrato che la risposta immune nei confronti di alcuni vaccini come quello anti-influenzale o anti-pneumococcico può essere ridotta dall’assunzione di FANS.

L’American College of Rheumatology consiglia per i malati cronici, a patto che la malattia di base sia stabile, di non assumere paracetamolo o altri FANS nelle 24 ore precedenti la vaccinazione poiché al momento nessuno studio ha indagato l’effetto dell’assunzione di FANS sull’immunogenicità della vaccinazione.

Non ci sono invece evidenze che l’utilizzo di FANS per trattare eventuali effetti avversi dopo la vaccinazione possa ridurre la risposta immunitaria nei confronti del vaccino.

L’assunzione di antinfiammatori o paracetamolo prima della vaccinazione anti-covid non è stata studiata e potrebbe ridurre la risposta immune dell’organismo al vaccino. Paracetamolo o altri antinfiammatori non steroidei come l’iibuprofene possono essere invece assunti dopo la vaccinazione per gestire eventuali effetti collaterali.

 

Perché non limitarsi a vaccinare solo i bambini con patologie croniche seguendo la scelta della Germania?

Gli studi sui tassi di ospedalizzazione per la popolazione pediatrica hanno dimostrato che molte ospedalizzazioni sono avvenute anche tra soggetti senza fattori di rischio o malattie pregresse: a maggio 2020 le infezioni pediatriche rappresentavano l’1.8% di tutte le infezioni da Covid avvenute fino a quel momento in Italia. Il 13.3% dei pazienti sono stati ospedalizzati e di questi solo il 5.37% aveva comorbidità. Il 3.5% dei pazienti ospedalizzati è stato ricoverato in terapia intensiva e 4 pazienti sono deceduti .

La MIS-C (Sindrome Infiammatoria Multi-Sistemica) ha un’incidenza di 2 su 100.000 casi e non è stato dimostrato che la presenza di malattie pregresse ne favorisca l’insorgenza: interessa il bambino e l’adolescente, con una incidenza stimata di 2/100.000 casi e nel 77% dei casi necessita di supporto vascolare in ambiente intensivo.

Non vaccinare tutta la popolazione pediatrica lascerebbe una sacca di popolazione suscettibile all’infezione con conseguenti necessari provvedimenti di isolamento fiduciario e quarantena in caso di infezioni all’interno degli istituti scolastici ed è noto che l’isolamento sociale determini la comparsa di sintomi psicologici e favorisca la slatentizzazione di patologie psichiatriche.

La popolazione pediatrica, per quanto non a rischio come gli adulti di forme severe, ha pagato pesanti conseguenze in termini di isolamento sociale quindi danni psicologici a breve e a lungo termini e mettere al sicuro i ragazzi significa anche agire in termini di prevenzione sui danni che eventuali ulteriori provvedimenti di quarantena o isolamento fiduciario potrebbero causare.

Anche i bambini senza patologie pregresse sono a rischio di ospedalizzazione a causa del Covid e non sembra esserci correlazione tra lo sviluppo della MIS-C e la presenza di condizioni pregresse, quindi anche i ragazzi senza patologie pregresse necessitano di essere protetti dalla vaccinazione.

Come è accaduto con la recente epidemia di morbillo in cui i giovani adulti non vaccinati sono stati la categoria più colpita dall’infezione, la storia ci insegna che lasciare una sacca di popolazione suscettibile all’infezione comporta il rischio di nuove epidemie con tutti i correlati in termini di provvedimenti di quarantena ed isolamento fiduciario che andrebbero a danneggiare ulteriormente i ragazzi: non bisogna infatti dimenticare che oltre alle conseguenze dirette dell’infezione, ci sono anche tutti gli effetti secondari che l’isolamento sociale comporta.

 

Perché vaccinare la fascia d’età adolescenziale se è quella meno colpita dalle conseguenze del virus?

Anche se la fascia pediatrica dai 12 anni in su risulta essere tra quelle meno colpite dal Sars-CoV-2, recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato in tale fascia di età la presenza di gravi complicanze renali o di complicanze multisistemiche, anche al di là della ben codificata MIS-C, conseguenti ad un’infezione pauci o asintomatica da Sars-CoV-2, come sta emergendo per l’adulto.

A questo si aggiunge che, in termini di sanità pubblica, la fascia di età pediatrica e adolescenziale può fungere da serbatoio per la diffusione del virus nell’intera popolazione. Per questo, seppur l’obbiettivo primario della vaccinazione è quello di non sviluppare la malattia, l’opportunità di implementare un’offerta vaccinale universale aiuterà notevolmente a ridurre non solo la circolazione dello stesso virus, ma soprattutto il rischio di generare varianti potenzialmente più contagiose o capaci di ridurre l’efficacia degli stessi vaccini in uso. Inoltre la tempestività del raggiungimento delle alte coperture vaccinali nelle fasce pediatriche ed adolescenziali permetterà anche di beneficiare di una prossima apertura dell’anno scolastico in sicurezza.

In linea con le vigenti raccomandazioni ministeriali, si raccomanda la vaccinazione Covid-19 per tutti i bambini e gli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni privi di controindicazioni per gli specifici vaccini autorizzati per età.

 

La vaccinazione può causare infertilità?

La falsa notizia di una possibile infertilità nelle donne nasce da un falso rapporto comparso sui social media che sostiene come la proteina spike del coronavirus sia uguale a un’altra proteina spike chiamata syncitin-1 che è coinvolta nella crescita e nel fissaggio della placenta durante la gravidanza. Il falso rapporto sostiene che il vaccino Covid-19 induca nella donna una risposta (auto)immune anche contro questa diversa proteina spike e possa influenzare la fertilità. In realtà le due proteine spike sono completamente diverse e distinte, e il vaccino Covid-19 non influenza in alcun modo la fertilità delle donne che desiderano di rimanere incinta.

Durante lo studio del vaccino Pfizer, 23 donne arruolate nello studio sono rimaste incinte, e l’unica che ha perduto il bambino non aveva ricevuto il vaccino ma il placebo.

A fronte dell’assenza di qualunque prova scientifica di connessione tra i vaccini Covid-19 e l’infertilità maschile ci sono state 50 recensioni, 17 commenti/lettere agli editori e 9 articoli originali su come la malattia Covid-19 potrebbe avere un impatto sulla fertilità maschile.

Il CDC statunitense afferma infatti che “non ci sono evidenze che possano suggerire problemi di fertilità come effetto collaterale di QUALSIASI vaccino”

I dati di letteratura, gli studi di farmacovigilanza e l’assenza completa di basi teoriche credibili non confermano che si possa collegare il vaccino Covid-19 a problemi di infertilità.

 

È controindicato prendere il sole dopo il vaccino?

A seguito del vaccino, sono state segnalate alcune reazioni cutanee locali di intensità minore e rapida risoluzione.
A differenza di alcune categorie di medicinali, i vaccini non sono fotosensibili. Infatti sono preparati biologici che non contengono sostanze chimiche bensì molecole di origine naturale, non sensibili alle radiazioni ultraviolette. Per quanto non esistano studi in merito, si può ragionevolmente affermare che l’esposizione alla luce solare non riduca l’efficacia della vaccinazione.

Sappiamo che l’esposizione ai raggi UV può avere un effetto immunomodulante.
Non esistono indicazioni note che l’esposizione alla luce solare possa determinare un aumento degli effetti collaterali o una ridotta risposta.
Eventuali eritemi solari potrebbero essere confusi con reazione alla vaccinazione, per cui è consigliabile applicazione di creme ad alto fattore protettivo

Non vi sono controindicazioni specifiche all’esposizione solare.

 

 

 

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