
Da anticorpi alla placenta salva-retina, fino a un microserbatoio inserito nell’occhio che riduce frequenza delle iniezioni per contrastare la maculopatia. La ricerca sugli occhi, nostro primo organo di conoscenza del mondo, prosegue velocemente e molte sono le novità in arrivo, non solo di tipo farmacologico ma anche interventistico. Se i difetti della vista, come la miopia, si correggeranno sempre più spesso con un’operazione di cataratta, una vera e propria "rivoluzione" attende chi necessita un trapianto di cornea: in quasi la metà dei casi infatti, al posto del delicato intervento basterà un’iniezione di cellule.
A fare il punto saranno gli esperti, riuniti al primo congresso della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso), che mettono però in guardia: la pandemia ha danneggiato in diversi modi gli occhi degli italiani, da un aumento della sindrome da occhio secco persino nei bambini alla drastica riduzione di terapie salva-vista. Ogni anno vengono eseguiti in Italia 5.000 trapianti di cornea e in circa il 40% dei casi di cecità corneale che richiede il trapianto, il problema dipende da alterazioni dello strato endoteliale profondo e basta recuperare questo per tornare a vedere. In questi casi, intervenire con un trapianto di cellule sarà molto più semplice rispetto al trapianto standard. Le cellule endoteliali corneali possono essere estratte dai donatori e fatte moltiplicare in coltura per poi essere iniettate nel ricevente.
La procedura, di cui partirà un trial in Italia nel 2023, dura pochi minuti, il recupero è rapido e permette di trattare da 300 a 500 pazienti a partire dalla cornea di un solo donatore. Miopi e presbiti possono, invece, con un’unica operazione, liberarsi degli occhiali e prevenire o eliminare la cataratta. "La chirurgia della cataratta riguarda 650 mila persone l’anno in Italia e prevede la sostituzione del cristallino con una piccola lente intraoculare artificiale», spiega Scipione Rossi, direttore della Uoc Microchirurgia Oculare del San Carlo di Nancy a Roma. Grazie alle nuove tecniche si può sostituire il cristallino appannato con lenti in grado di correggere miopia, astigmatismo e presbiopia. Inoltre, la tendenza è quella di non aspettare che il cristallino sia molto opaco e gli esperti prevedono che l’età media per l’intervento di cataratta si abbasserà dai 50 anni in su la maculopatia, che rovina la vista di un milione di italiani ed è la prima causa di cecità al mondo.
«Colpisce il 2% degli italiani - osserva Francesco Bandello, direttore Clinica Oculistica Vita-Salute San Raffaele, Milano - Le terapie disponibili mirano a inibire l’azione del Vegf, fattore che favorisce la crescita di nuovi vasi sanguigni nella retina ma prevedono fastidiose iniezioni intravitreali mensili». Ridurre il numero di somministrazioni è l’obiettivo di un un sistema-serbatoio da impiantare nell’occhio che eroga il farmaco di continuo consentendo di attendere 6 mesi fra una "ricarica" e l'altra. L’anticorpo bispecifico, progettato per riconoscere e colpire due fattori di crescita vascolari anziché uno, riduce invece le somministrazioni intravitreali a una ogni 4 mesi E' possibile, inoltre, già oggi riparare i "buchi" nella retina grazie a un tessuto di origine placentale.
Ogni anno 7.000 oculisti italiani visitano 20 milioni di pazienti ma visite e terapie si sono ridotte con la pandemia. "Nei pazienti con maculopatia - spiega Vincenzo Sarnicola, presidente Società Internazionale Cornea e Superfice Oculare (Sicsso) - abbiamo visto un drastico calo delle iniezioni intravitreali. Questo ha portato peggioramenti non recuperabili». Didattica a distanza e abuso di webinar hanno avuto anche un altro effetto. «L'uso intensivo del pc - aggiunge - provoca occhio secco e in pandemia, per la prima volta lo abbiamo osservato anche nei ragazzini». Intanto la Società Italiana di Oftalmologia (Soi) ricorda come «alcuni alimenti ricchi di vitamine A, B, C, E, luteina e Omega 3, possono aiutare a preservare la salute dell’occhio che invecchia». Ma importantissimo, ricorda il presidente Matteo Piovella, è rispettare il calendario delle viste dall’oculista: "la prima va fatta alla nascita, la successiva entro i 3 anni, quindi a 6 anni e in adolescenza. Dai 40 ai 60 anni ne va fatta una ogni due anni, dopo i 60 una volta l’anno».
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