I recenti casi di vaiolo delle scimmie in Europa sono «atipici per diverse ragioni». Lo rende noto Hans Kluge, direttore dell’Oms per l’Europa. «In primo luogo - spiega - perché tutti tranne uno di questi casi non hanno relazioni con viaggi in aree dove il vaiolo delle scimmie è endemico, cioè in Africa Occidentale e Centrale. Secondo, perché molti dei casi iniziali sono stati individuati attraverso i servizi di salute sessuale e riguardano uomini che fanno sesso tra uomini. E terzo, per la natura geograficamente dispersiva dei casi in Europa e fuori, questo suggerisce che la trasmissione potrebbe essere in corso da tempo».
Scalfarotto (Iv): no stigma sui gay come accadde con l'Hiv
«Come ti creo uno stigma in sei piccole parole. Ci siamo già passati con Hiv/Aids che ha ucciso persone di ogni orientamento sessuale. Però non siamo più negli anni '80 e la lezione dovremmo averla imparata. Professor Bassetti, per favore, se possibile evitiamo». Lo scrive su Twitter il sottosegretario all’interno Ivan Scalfarotto. «Questo virus lo conosciamo da tempo e una parte della popolazione, i nati fino al 1971, è parzialmente coperta dal vaccino per il vaiolo umano». Lo afferma Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano, ad Affaritaliani.it spiegando i rischi del vaiolo delle scimmie, aggiungendo che «in Italia si potrebbero avere qualche migliaio di casi, ma nulla paragonabile al Covid». «La trasmissione avviene soprattutto, e non solo, con l'atto sessuale, non solo tra gay ma in generale, e quindi bisogna prestare particolare attenzione. La trasmissione della malattia avviene attraverso le bolle ed è quindi molto diversa da quella del Covid. In Italia si potrebbero avere qualche migliaio di casi, ma nulla paragonabile al Covid. Non avremo lockdown e zone rosse, insomma», spiega.
Aumentano i casi confermati di vaiolo delle scimmie in Europa
Aumentano i casi confermati di vaiolo delle scimmie in Europa, con un bilancio in continuo aggiornamento, mentre continuano le verifiche sui contagi sospetti da parte delle autorità sanitarie. In tutto sarebbero al momento un’ottantina i casi segnalati fra quello confermati e i sospetti. L’Oms cita in Europa il Belgio, la Francia, la Germania, l’Italia, il Portogallo, la Spagna, la Svezia e il Regno Unito. Al di là dei Paesi dove il virus è endemico, casi recenti sono stati riportati anche in Australia, Canada e Stati Uniti.
ITALIA - Salgono a tre i casi confermati in Italia, tutti in carico all’Istituto di malattie infettive Spallanzani di Roma. Alla prima persona contagiata, identificata ieri - un uomo di ritorno dalle isole Canarie - si aggiungono oggi altri due casi confermati dalle analisi e correlati al caso zero. Ed è iniziato lo screening sui contatti dei tre pazienti italiani, che riguarda trenta persone, spiega l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
SPAGNA - La Spagna conta finora 30 casi confermati o sospetti, secondo un documento diffuso dal Ministero della Sanità. Di questi, 7 sono già stati accertati attraverso tecniche approfondite, mentre 23 sono considerati possibili in quanto le prove PCR hanno individuato una tipologia di vaiolo non umano e sono in corso ulteriori verifiche.
SVEZIA e BELGIO - L’Oms segnala casi anche in questi paesi senza precisarne il numero.
REGNO UNITO - Sono invece 20 i contagi censiti nel Regno Unito dalle autorità sanitarie dello UK Health Security Agency (UKHSA), ha resto noto oggi Sajid Javid, ministro della Salute del governo di Boris Johnson, riferendo di 11 nuove infezioni in aggiunta alle 9 già confermate fino a ieri.
PORTOGALLO - In Portogallo sono 23 i casi confermati, come riporta il sito del servizio nazionale di Sanità.
FRANCIA - Un primo caso è stato confermato anche in Francia, nella regione di Parigi, l’Ile-de-France, hanno annunciato oggi le autorità sanitarie. Il paziente colpito è un uomo di 29 anni che non ha viaggiato in paesi in cui circola il virus.
GERMANIA - Anche in Germania è stato registrato il primo caso ufficiale, confermato oggi dall’istituto di microbiologia della Bundeswehr di Monaco di Baviera, secondo quanto scrive la Bild. Il paziente avrebbe manifestato delle eruzioni cutanee.
STATI UNITI, CANADA E AUSTRALIA - Negli Stati Uniti, le autorità sanitarie del Massachusetts hanno accertato un caso in un uomo che ha viaggiato recentemente in Canada mentre le autorità sanitarie di New York stanno indagando su un primo possibile contagio, secondo quando riportano i media americani. L’Oms riferisce di casi anche in Canada e Australia.
Il vaccino antivaiolo "facilmente reperibile sul mercato"
«Non credo si renderà necessario procedere ad una una vaccinazione estesa contro il vaiolo delle scimmie in Italia, dal momento che la malattia tende ad autolimitarsi e non ci aspettiamo una diffusione epidemica. Se però dovessero crearsi condizioni diverse e la vaccinazione fosse richiesta, reperire il vaccino antivaioloso sul mercato non sarebbe difficile e non rappresenterebbe un problema». Così all’ANSA Massimo Andreoni, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit). «Conservare eventuali scorte di vaccino antivaioloso, che non è più in uso nel nostro Paese dal 1981, dopo l’eradicazione del vaiolo - spiega l’infettivologo - non è necessario e sarebbe antieconomico, dal momento che i vaccini hanno una scadenza e farne scorta per malattie eradicate non avrebbe una utilità ma rappresenterebbe una spesa. Il vaccino è comunque prodotto ed è sul mercato, e viene ancora utilizzato nei vari paesi in circostanze o per categorie specifiche in alcuni casi. Quindi, se necessario, è reperibile». Ad ogni modo, sottolinea Andreoni, «va chiarito che in Italia non siamo di fronte ad una situazione in cui si richiede una vaccinazione estesa».
Regno Unito: vaccinazione antivaiolosa ai contatti stretti più a rischio
In questo momento l’indicazione eventuale alla vaccinazione antivaiolosa, che conferisce una copertura anche rispetto al vaiolo delle scimmie, precisa, «è solo per i contatti stretti dei pazienti con manifestazioni cliniche di questa patologia, come affermato dal Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie Ecdc». Il Regno Unito ha ad esempio deciso di procedere in questa direzione e sta offrendo la vaccinazione antivaiolosa ai contatti stretti più a rischio. Al momento però, ha aggiunto, «non ci aspettiamo una grande epidemia nel Paese, anche se i casi dovessero aumentare, e non c'è indicazione a fare scorta di vaccino». Inoltre, questa malattia «in genere si è sempre "autolimitata" e anche in Africa si è arrivati a non più di qualche centinaia di casi». Ad ogni modo, «le dosi di vaccino sono appunto facilmente reperibili sul mercato, così come l'Istituto per le malattie infettive Spallanzani - conclude Andreoni - si è già premunito di avere a disposizione il farmaco antivirale che in vitro si è dimostrato efficace contro il vaiolo delle scimmie».
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