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Covid, Magrini: quarta dose over 60 (al via da lunedì) e nuovo vaccino da ottobre

«Offrire il vaccino dai 60 anni è una decisione di sanità pubblica giusta», secondo il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini, intervistato da Repubblica: "Sappiamo - dice - che c'è grande circolazione del virus e che i vaccini somministrati da più di 4 o 5 mesi perdono in parte l'efficacia, sia per il passare del tempo che per l’arrivo delle varianti".

«Offrire il vaccino dai 60 anni è una decisione di sanità pubblica giusta», secondo il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini, intervistato da Repubblica: "Sappiamo - dice - che c'è grande circolazione del virus e che i vaccini somministrati da più di 4 o 5 mesi perdono in parte l'efficacia, sia per il passare del tempo che per l’arrivo delle varianti. Chi ha più di 60 anni o è immunodepresso può aumentare la protezione con un nuovo richiamo, se non ha avuto infezione recente».

Il via libera alla vaccinazione con la quarta dose per gli over 60 e ai soggetti fragili di ogni età dovrebbe arrivare lunedì 11 luglio. 

Assicura, con riferimento al 2022, che «tre vaccinazioni in un anno sono ben tollerate. È meglio un vaccino in più di una malattia, soprattutto oltre i 60 anni. Non ci sono proprio dubbi». Quanto alla nuova campagna di vaccinazione, sottolinea che «le aziende hanno già le linee di produzione pronte per i nuovi vaccini duplici aggiornati con Omicron. Una volta ottenute le autorizzazioni, prevediamo all’inizio di settembre, i nuovi vaccini saranno consegnati in 2-3 settimane. Le Regioni potrebbero essere pronte diciamo dal 1° ottobre, vaccinando negli hub e con i medici di famiglia. Per ora pensiamo di raccomandare il nuovo vaccino al di sopra dei 60 anni. I più giovani, se vorranno, potranno comunque farlo. Non ci sarà obbligo vaccinale, e nemmeno il Green Pass».

Palù: quarta dose va fatta, protegge da malattia grave

La quarta dose del vaccino «va fatta senza riserve», secondo il presidente dell’Aifa Giorgio Palù. "Protegge dalla malattia grave e, anche se solo parzialmente, dall’infezione - sottolinea in un’intervista al Corriere della Sera -. Il problema è che appena il 19% degli over 80, cui è raccomandata, l’hanno ricevuta. Percentuale bassissima, un quinto della popolazione che ne avrebbe bisogno. I più esposti alle conseguenze severe del Covid». Ricorda che la quarta dose «protegge dall’infezione al 50%, ma quasi nove volte su dieci evita ricovero in ospedale ed esiti mortali». Il secondo richiamo anche per 60enni «è una misura precauzionale suggerita da Ema ed Ecdc», «dopo i 60 siamo più vulnerabili, non per niente viene raccomandata ed è offerta gratuitamente la vaccinazione antinfluenzale». Sottolinea poi che al momento non è prevedibile un vaccino che prevenga l'infezione: «Finché il Sars-CoV-2 non smette di mutare e di eludere la difesa del sistema immunitario, rassegniamoci. Finirà che ogni anno dovremo fare la profilassi con un nuovo vaccino aggiornato in base al ceppo circolante in quella stagione senza che le agenzie regolatorie debbano necessariamente valutare l'esito di una sperimentazione clinica. Succede già per l'antinfluenzale».

Crisanti, restrizioni? Meglio proteggere i fragili

«Deve cambiare il paradigma, la priorità ora è proteggere i fragili». E’ il parere del professor Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova, in un’intervista a La Stampa. Secondo Crisanti «le misure restrittive generalizzate non riescono in alcun modo a rallentare la crescita dei contagi» e «paradossalmente il virus più circola e più induce protezione nella popolazione». Aumentano morti e ricoveri perché «i fragili sono più esposti al contagio e non li proteggiamo sufficientemente». Occorre proteggerli «prima di tutto con la quarta dose», poi «spiegherei bene che le Ffp2 proteggono benissimo e che i fragili dovrebbero indossarle ovunque percepiscano un pericolo di contagio», poi tamponi preventivi e infine «ai fragili in età di lavoro oltre che ai loro caregiver estenderei il diritto allo smart working oppure assicurerei spazi protetti nei luoghi di lavoro». Non c'è rischio di nuove varianti facendo correre il virus? "A quelle ci pensano l’India, il Brasile, il Sudafrica e tutti quei Paesi con bassi livelli di vaccinazione e condizioni sanitarie più difficili delle nostre. Tentare di bloccare soltanto da noi la nascita di nuove mutazioni è un pò come voler svuotare l’oceano con un cucchiaino». A chi toglierebbe l'isolamento per gli asintomatici replica: «Neanche per idea», isolarsi quando si è infetti è «una questione di civiltà».

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