Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Dolore cronico, ne soffre 1 miliardo e mezzo di persone nel mondo: una molecola fa ben sperare

Nel mondo, oltre un miliardi e mezzo di persone soffre di dolore cronico legato a varie situazioni e patologie. I farmaci oppioidi sono potenti mezzi per controllare il dolore conico ma nel tempo sviluppano 'tolleranzà, ovvero subiscono una progressiva riduzione dell’efficacia col rischio di doverne aumentare progressivamente la dose. Una sostanza lipidica, la Pea ultramicronizzata, sarebbe in grado di contrastare lo sviluppo della tolleranza agli oppioidi, come la morfina.

E’ prodotta dall’organismo ed è presente in vari alimenti sia di origine animale sia vegetale. E’ allo studio del gruppo di ricerca di Carla Gheraldini, del Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino dell’Università di Firenze e coordinatrice del gruppo di studio sul dolore della Società italiana di farmacologia (Sif). «Con il mio gruppo di ricerca - spiega Gheraldini - mi dedico ormai da anni a studiare le strategie per contrastare lo sviluppo di tolleranza agli oppioidi. Siamo stati tra i primi gruppi italiani a utilizzare nelle nostre ricerche una particolare forma di Pea, cosiddetta ultramicronizzata.

L'abbiamo scelta perché maggiormente biodisponibile. Abbiamo scoperto che l’aggiunta di Pea in forma ultramicronizzata ritarda lo sviluppo di tolleranza a vari oppioidi, come la morfina, l’ossicodone e il tramadolo. Non solo, ma potenzia l'effetto antalgico degli oppioidi in condizioni di dolore neuropatico e contrasta, anche quando usata come unico intervento, il dolore cronico associato a neuropatia da chemioterapico.

La mole di dati sull'effetto di Pea ultramicronizzata nel dolore cronico stava crescendo in tale misura che, qualche mese fa, col mio gruppo di ricerca abbiamo deciso di dedicarci ad un articolo di revisione che ci ha dato l'opportunità di rivedere in modo organico la ricerca sulla Pea ultramicronizzata nel dolore cronico». Questa molecola, aggiunge l'esperta, «si è dimostrata capace di raggiungere le "centrali del dolore", midollo spinale e cervello, e dispone di solidi dati di sicurezza e tollerabilità, tanto da aver completato con successo uno studio di Fase 1 approvato dall’agenzia americana del farmaco».

Oltre un miliardo e mezzo di persone nel mondo vive una condizione di dolore cronico (che dura da più di 3 mesi) con ripercussioni gravi sulla qualità di vita e la sfera socio-economica. Riconosciuto sempre più come malattia bio-psico-sociale, il dolore cronico non coinvolge solo il corpo, ma anche la psiche e le relazioni sociali. Mal di testa, dolore addominale o pelvico, mal di schiena, dolore oncologico sono tra le principali forme di dolore cronico.

Caricamento commenti

Commenta la notizia