Nel cuore della stagione influenzale 2024, l'emergere di un nuovo ceppo di norovirus, chiamato GII.17 Kawasaki, sta attirando l'attenzione delle autorità sanitarie di tutto il mondo. Il Regno Unito ha già visto un'impennata dei casi, con numeri che hanno più che raddoppiato la media storica. Questo nuovo ceppo, più contagioso degli altri, sta causando un crescente allarme anche in Italia. Ma come possiamo proteggere noi stessi e le nostre comunità da questo virus?
Sintomi del Norovirus Kawasaki: riconoscerlo tempestivamente
Il norovirus Kawasaki si manifesta con sintomi tipici di un'infezione gastrointestinale: febbre, vomito, diarrea, nausea, dolori addominali e mal di testa. Questi disturbi, che compaiono generalmente entro 12-48 ore dal contatto con il virus, possono essere debilitanti, ma fortunatamente tendono a risolversi spontaneamente entro uno o due giorni. Nonostante ciò, è importante monitorare i sintomi per evitare complicazioni come la disidratazione, soprattutto nei bambini e negli anziani.
Come si trasmette il Norovirus Kawasaki?
Il norovirus Kawasaki è estremamente contagioso. Bastano appena 10 particelle virali per innescare un'infezione. La trasmissione avviene principalmente tramite il contatto diretto (orofecale o aereo-droplet), ma anche attraverso il consumo di acqua o alimenti contaminati. Le autorità sanitarie italiane ed internazionali, come l'ISS e l'OMS, sottolineano che i focolai alimentari (situazioni in cui un'infezione si diffonde attraverso il consumo di cibi o bevande contaminati) sono tra i principali veicoli di contagio. Non è un caso che il virus trovi terreno fertile in ambienti affollati, come scuole e ristoranti, dove l'igiene può essere compromessa.
La cura e le precauzioni da adottare
Non esiste ancora una cura antivirale specifica per il norovirus Kawasaki, ma la buona notizia è che la maggior parte delle persone guarisce spontaneamente in breve tempo. La reidratazione è il trattamento principale, in particolare per prevenire la disidratazione. Non esiste nemmeno un vaccino, ma gli scienziati stanno facendo progressi in tal senso: quest'anno, nel Regno Unito, è stato avviato uno studio per testare un possibile vaccino contro il norovirus. Nel frattempo, il miglior rimedio rimane prevenire il contagio con misure igieniche rigorose.
Prevenzione: proteggersi è possibile
La prevenzione è fondamentale. Poiché il norovirus è resistente a temperature elevate e a disinfettanti comuni, è essenziale seguire con scrupolo le pratiche igieniche. Lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone, pulire accuratamente le superfici a contatto con cibi e bevande, e adottare rigidi standard igienici nelle cucine e nei luoghi pubblici sono azioni fondamentali per evitare la diffusione del virus.
La situazione in Italia: monitoraggio e misure preventive
Anche se in Italia i casi di norovirus Kawasaki non sono ancora ai livelli del Regno Unito, il Ministero della Salute monitora costantemente la situazione. Le misure di prevenzione e il monitoraggio sanitario sono cruciali per limitare la diffusione, in particolare nelle strutture sanitarie e scolastiche. La campagna di sensibilizzazione sul lavaggio delle mani e l'igiene alimentare è fondamentale per proteggere la salute pubblica.
Dal sito dell'Istituto Superiore di Sanità
Isolati e scoperti nel 1972, i norovirus appartengono alla famiglia dei Caliciviridae, virus a singolo filamento di Rna, e rappresentano uno tra gli agenti più diffusi di gastroenteriti acute di origine non batterica, costituendo così un serio problema nel campo della sicurezza alimentare. Sono anche comunemente noti come virus di Norwalk, dal nome della città dell’Ohio centro di un’epidemia di gastroenterite nel 1968. Le infezioni causate da norovirus si manifestano soprattutto in contesti comunitari, negli ospedali, nelle case di riposo, nelle scuole o, tipicamente, in ambienti confinati, come per esempio le navi da commercio e da crociera. Non coltivabili, i norovirus hanno posto qualche problema diagnostico in passato. Fino a qualche anno fa, infatti, era possibile identificarli solo con l’osservazione al microscopio elettronico, date le minuscole dimensioni, o misurando la presenza di anticorpi nel sangue. Da una decina d’anni sono stati sviluppati test diagnostici rapidi con l’uso di marcatori molecolari o mediante test commerciali Elisa (acronimo dall’inglese Enzyme-Linked Immuno. Assay) per la ricerca del virus da campioni biologici. A oggi, sono noti tre genogruppi di norovirus: GI, GII e GIV in grado di infettare l’uomo, sottodivisi in più di 30 genotipi.
Sintomi e decorso
Il periodo di incubazione del virus è di 12-48 ore, mentre l’infezione dura dalle 12 alle 60 ore. I sintomi sono quelli comuni alle gastroenteriti, e cioè nausea, vomito, soprattutto nei bambini, diarrea acquosa, crampi addominali. In qualche caso si manifesta anche una leggera febbre. La malattia non ha solitamente conseguenze serie, e la maggior parte delle persone guarisce in 1-2 giorni senza complicazioni. Normalmente, l’unica misura è quella di assumere molti liquidi per compensare la disidratazione conseguente a vomito e diarrea. In particolare, la disidratazione può rappresentare una complicazione più seria per i bambini, gli anziani e i soggetti con precario equilibrio metabolico o cardiocircolatorio, e può quindi richiedere una certa attenzione medica. Non esiste un trattamento specifico contro il norovirus, né un vaccino preventivo. I meccanismi di immunizzazione contro il norovirus sono poco conosciuti, e secondo i Cdc l’immunità dura solo alcuni mesi: lo stesso individuo quindi può essere infettato dal virus più volte nel corso della vita.
Trasmissione del virus
Il virus è altamente infettivo e bastano 10 particelle virali per dare vita a un’infezione. Data la loro persistenza nell’ambiente, che ne permette la replicazione e diffusione anche per due settimane dopo l’infezione iniziale, i norovirus sono difficili da controllare ed è quindi necessario applicare rigorose misure sanitarie per prevenirli e contenerli. La trasmissione avviene direttamente da persona a persona, per via orofecale o via aerosol, oppure tramite acqua o cibo infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate. Nella maggior parte dei casi documentati la trasmissione è avvenuta mediante il consumo di acqua o alimenti contaminati. L’alimento potrebbe essere contaminato alla fonte, da acque infette, sia nel caso di frutti di mare (in particolare ostriche) sia di verdure fresche o di frutti di bosco. In molti casi, la contaminazione è stata attribuita alle cisterne di raccolta dell’acqua o a piscine e fontane. Sono state inoltre descritte diverse epidemie legate al consumo di alimenti contaminati da parte di un alimentarista, produttore o distributore, subito prima del consumo. Le epidemie sono spesso associate al consumo di frutti di mare crudi, insalate, frutti di bosco, acqua contaminata, cibi freddi, germogli, erbe e spezie.
Misure di prevenzione
L’unica forma di controllo efficace del norovirus è l’attuazione di rigorose misure igieniche nella manipolazione e distribuzione di cibi e bevande. I norovirus sono piuttosto resistenti nell’ambiente, sopravvivono a temperature sopra i 60°C e anche in presenza di cloro, normalmente utilizzato per disinfettare le acque potabili. Inoltre, rimangono nelle feci delle persone infette per almeno 72 ore dopo la guarigione. È quindi evidente che solo misure molto stringenti, a partire da un’accurata igiene personale degli addetti alla manipolazione e distribuzione dei cibi, possono prevenirne la diffusione. Vale in questo caso la serie di norme e consigli tipici della prevenzione di qualsiasi tossinfezione alimentare:
- lavarsi le mani molto bene prima di toccare i cibi
- non lavorare e soprattutto non stare a contatto con il cibo quando si è indisposti, soprattutto se si è affetti da gastroenterite, e fino a tre giorni dopo la guarigione
- lavare e disinfettare accuratamente tutti i materiali e le superfici (dalle tovaglie e tovaglioli ai grembiuli e teli da lavoro, fino agli utensili) che possano essere venuti a contatto con una persona infetta e/o con il virus
- utilizzare solo cibi di provenienza certificata, soprattutto nel caso di alimenti che vengono cotti poco, come i frutti di mare o le verdure fresche
- eliminare tutte le scorte alimentari che potrebbero essere state contaminate da un addetto infetto e/o da altre fonti di norovirus
- tenere separati i soggetti che portano pannolini e pannoloni, soprattutto in asili e case di riposo, dalle aree dove viene preparato e distribuito il cibo.
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