
Le risorse destinate all’emergenza Covid non sono state utilizzate a dovere dalla Regione siciliana per raggiungere gli obiettivi del numero di posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva, con danno alla qualità dell’assistenza ospedaliera e alle casse dell’amministrazione. Emerge dal rapporto sulla gestione delle risorse del settore sanitario, destinate al rafforzamento dell’area delle terapie dell’emergenza, redatto e approvato dalla Sezione di controllo della Corte dei conti per la Sicilia.
Rispetto ai dati nazionali di programmazione di posti letto, sia di terapia intensiva sia sub-intensiva, si evidenzia che a fronte di un totale di 720 posti letto di terapia intensiva programmati, sono stati effettivamente realizzati 151 posti letto (ossia il 21%), di cui solo 109 posti sono collaudati e in uso; mentre a fronte di un totale di 350 posti letto di terapia semi o sub-intensiva programmati, sono stati realizzati 116 posti letto (ossia il 33%), di cui solo 78 posti sono collaudati e in uso. Analogamente, è accaduto in merito agli interventi di adeguamento delle aree di pronto soccorso programmati a livello regionale, rispetto ai quali a fronte di un totale di 24 interventi programmati, solo 8 sono gli interventi effettivamente realizzati (il 33%), di cui 6 sono collaudati e in uso. Una scarsa efficienza che ha generato un fabbisogno finanziario aggiuntivo di 70 milioni di euro. Gravi inadempienze e ritardi sono stati rilevati anche nell’avviamento ed esecuzione delle opere di realizzazione, ampliamento, ammodernamento delle strutture di pronto soccorso.
A novembre 2024, a fronte di 71 interventi di lavori previsti nel Piano ex D.A. 1014/2021, solo 47 interventi programmati risultano avviati, dei quali solo 31 interventi risultano anche completati, con riscontri da approfondire sulla definizione delle operazioni di collaudo e di messa in opera; mentre i restanti 24 interventi programmati risultano invece non ancora avviati.
Il rafforzamento dell’area delle strutture di pronto soccorso, di terapia intensiva e semi-intensiva con l’utilizzazione dei finanziamenti assegnati alla Regione siciliana con la legge 77/2020, scrivono i giudici contabili - presidente relatore Salvatore Pilato - «è stato un obiettivo fondamentale nella legislazione emergenziale e rimane un obiettivo primario nell’attuazione del Pnrr». Ma nel rafforzamento delle strutture dell’emergenza, «la programmazione regionale non è conforme al target nazionale», poiché la somma dei 253 posti letto di terapia intensiva e dei 318 posti letto di terapia sub-intensiva programmati dalla Regione (per complessivi 571 posti letto), non raggiunge la soglia dei 720 posti letto complessivi, presentando uno scarto in difetto di 149 unità. I profili di «inefficienza» e di «dis-economicità» nell’utilizzazione delle risorse finanziarie hanno generato un fabbisogno finanziario aggiuntivo di 70 milioni di euro, che è stato impegnato sulle risorse del Fsc 2021-2027. Pertanto, il nuovo piano prevede un investimento di 315.674.537 euro (in luogo dei complessivi originari 237.291.670 euro, «al quale continuano a cumularsi i maggiori oneri finanziari provenienti dalle esecuzioni e dalle varianti contrattuali, dalla ricognizione degli ordinativi delle forniture e dal rilevante e significativo contenzioso insorto nella fase attuativa dei singoli interventi».
Dallo stato dell’istruttoria emergono i dati finanziari correlati al recupero, non ancora avvenuto, delle somme indebitamente corrisposte ai beneficiari degli incentivi, percepiti dai componenti della Struttura di supporto dell’ex soggetto attuatore nella misura di complessivi 418.723 euro.
Sollecita la Corte dei conti «adeguati approfondimenti sulle incongruenze riscontrate tra le spese rendicontate e gli interventi realizzati o da realizzare, nell’ambito del rapporto organizzativo tra l’assessorato regionale alla Salute e le Aziende del Servizio sanitario regionale, oggi soggetti attuatori degli interventi».
Sottolineato, infine, «il deficit di capacità amministrativa» nell’attuazione degli interventi che ha generato «un rilevante stato di litigiosità giudiziaria nei confronti di presunti creditori che hanno utilizzato le procedure per decreto ingiuntivo, dalle quali è prevedibile la provenienza di ulteriori oneri amministrativi di spesa».
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