
Bene per l’area ospedaliera, male per la prevenzione e per le cure territoriali, in un quadro che, se si considera la media delle tre voci, piazza l’Isola al terzultimo posto del ranking nazionale, superata in basso solo da Calabria e Valle d’Aosta, mentre i virtuosismi di Piemonte, Lombardia e Veneto confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, il gap tra Nord e Sud del Paese per offerta di salute. Sono le nuove pagelle della Sicilia in materia di Lea, i Livelli essenziali di assistenza sanitaria, stilate come ogni anno dal ministero delle Salute attraverso il Comitato permanente di verifica, utilizzando il nuovo “Sistema di Garanzia”: uno strumento di valutazione elaborato da appositi tavoli tecnici con rappresentanti istituzionali ed esperti, formato da 88 indicatori e da un sottoinsieme di 22 parametri – cosiddetti “Core” – suddivisi in tre macro-aree e in grado di cogliere sinteticamente l’erogazione di cure e prestazioni mediche nei territori.
Ebbene, in una scala che va da 0 a 100, con la sufficienza rappresentata da quota 60, la Sicilia è tra le otto regioni che si trovano sotto soglia in uno dei tre capitoli in questione e tra le quattro bocciate in due aree. Il risultato peggiore, in termini di graduatoria finale, riguarda la «prevenzione collettiva», una voce che comprende, solo per fare qualche esempio, la copertura vaccinale nei bambini oppure l’incidenza di popolazione che ha accesso agli screening oncologici, e che al di qua dello Stretto totalizza solo 49 punti, il giudizio più insoddisfacente dopo quello registrato in Calabria. Non va meglio per gli indicatori raggruppati nell’insieme «assistenza distrettuale», che rappresentano la medicina territoriale in senso ampio, tra liste d’attesa per esami e visite, tasso di pazienti trattati in assistenza domiciliare, numero di anziani non autosufficienti in trattamento socio-sanitario residenziale e altro ancora: un’area in cui la Sicilia si ferma a quota 44, perdendo ben 14 punti rispetto ai 58 del monitoraggio precedente e piazzandosi al terzultimo posto, a poca distanza dalla cenerentola Valle d’Aosta. Certo, nell’area prevenzione, che come il capitolo delle cure di prossimità sconta ancora gli effetti della pandemia, rispetto ai 47 punti del 2022 si registra un lieve miglioramento, ma c’è poco da esultare, anche perché nel 2019, cioè nell’era pre-Covid, la regione sfiorava la sufficienza mentre alla voce «assistenza distrettuale» superava i 75.

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