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Mpox: ecco perché il vaiolo delle scimmie rischia di divenire minaccia globale

Il vaiolo delle scimmie (mpox) può diventare una minaccia significativa per la salute globale se preso troppo alla leggera. È l’allarme lanciato da scienziati dell’Università del Surrey, in una lettera pubblicata su Nature Medicine. I ricercatori evidenziano come l’mpox – tradizionalmente diffuso dagli animali all’uomo – stia ora mostrando chiari segni di trasmissione sostenuta da uomo a uomo.

L’mpox è un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo. Può provocare una eruzione cutanea dolorosa, febbre e gonfiore delle ghiandole linfatiche, e in alcuni casi portare a malattie più gravi. Si diffonde solitamente attraverso il contatto ravvicinato con una persona o un animale infetto.

Secondo Carlos Maluquer de Motes, docente di virologia molecolare, «i focolai più recenti dimostrano che il contatto intimo è ora un modo significativo di diffusione del virus. Questa modalità sta portando a catene di trasmissione più lunghe e a focolai duraturi».

Questa evoluzione coincide con la rapida diffusione dei virus mpox del ceppo IIb, ma anche diverse varianti del tipo I sono ora in aumento. I ricercatori esprimono preoccupazione anche perché si ritiene che i virus del tipo I siano più aggressivi. Questi stanno accumulando mutazioni genetiche specifiche che potrebbero modificare le proprietà virali, aumentando il rischio che il virus si adatti all’uomo.

Un tempo circoscritto all’Africa centrale, nel 2022 l’mpox ha causato un’epidemia globale e continua oggi a provocare focolai in diversi Paesi subsahariani. Sebbene al momento colpisca principalmente gli adulti, gli esperti avvertono che potrebbe diffondersi ad altri gruppi, inclusi i bambini, che rappresentano una fascia più vulnerabile – anche se al momento non è stata osservata una trasmissione sostenuta tra minori.

Il controllo dell’mpox – concludono gli scienziati – deve entrare con urgenza nell’agenda della salute globale, prima che il virus acquisisca una capacità adattativa irreversibile.


Vaiolo delle scimmie (Mpox): cos’è, come si trasmette e perché è tornato a far paura

Negli ultimi anni, il vaiolo delle scimmie, oggi noto anche come mpox, è tornato sotto i riflettori della comunità scientifica internazionale. Ma che cos’è esattamente e perché suscita preoccupazione?

Il vaiolo delle scimmie è una malattia virale zoonotica, ossia trasmessa dagli animali all’uomo, causata da un orthopoxvirus della stessa famiglia del vaiolo umano. Per decenni è rimasta confinata in alcune zone dell’Africa centrale e occidentale, ma dal 2022 ha iniziato a diffondersi a livello globale, con focolai anche in Europa.

Come si trasmette l’Mpox?

Il contagio avviene principalmente attraverso:

  • Contatto diretto con una persona infetta (lesioni cutanee, fluidi corporei)

  • Contatto prolungato e ravvicinato, inclusi i rapporti intimi

  • Materiali contaminati, come indumenti o lenzuola

  • In alcuni casi, attraverso animali infetti

Quali sono i sintomi del vaiolo delle scimmie?

L’infezione da mpox si manifesta con:

  • Febbre

  • Mal di testa

  • Dolori muscolari

  • Gonfiore dei linfonodi

  • Eruzioni cutanee che evolvono in vescicole e croste

I sintomi possono durare da due a quattro settimane, e sebbene molti casi si risolvano spontaneamente, in alcuni soggetti – soprattutto nei più fragili – la malattia può diventare più grave.

Esistono cure o vaccini contro il vaiolo delle scimmie?

Al momento non esiste una cura specifica, ma sono disponibili vaccini antivirali già usati contro il vaiolo umano, efficaci anche contro l’mpox. In diversi Paesi è stata avviata una campagna di vaccinazione mirata per le persone a rischio.

Perché è importante non sottovalutare l’mpox?

Secondo i ricercatori, il virus sta mostrando una maggiore capacità di adattarsi all’essere umano. La trasmissione da uomo a uomo è ormai un fatto concreto e alcune varianti genetiche potrebbero renderlo più contagioso o aggressivo nel tempo. Inoltre, si teme che possa colpire gruppi vulnerabili, come i bambini, per ora poco coinvolti nei focolai ma potenzialmente a rischio.

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