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Sua Maestà Ligabue regna tra i 56 artisti alla ribalta del Festival di Sanremo

Duetti, ovvero la serata piu vicina all’idea che Claudio Baglioni ha del (suo) Festival di Sanremo. Un'armonia di discipline, 56 artisti sul palco, 24 proposte riproposte, arrangiamenti riarrangiati e accompagnamenti artistici.

Ospite unico Luciano Ligabue e con lui il primo omaggio dell'Ariston a Francesco Guccini. Vota la Giuria d'Onore di Mauro Pagani (presidente), Elena Sofia Ricci, Claudia Pandolfi, Joe Bastianich, Ferzan Ozpetek, Camilla Ranovich, Bebbe Severgnini e Serena Dandini. «Una serata fortemente musicale e musicata. Dinamicità, ritmo, livello e tutti armonizzati con tutti: è l'arte».

Lo aveva promesso Claudio Baglioni in conferenza stampa e, prima che la dura gara (sed gara) si prenda stasera la scena del gran finale, la mostra dei Duetti ha mantenuto tutto. In un’operazione di affrancamento, di liberazione da quello stato di soggezione che sta palpabilmente condizionando lo spettacolo.

“Acqua dalla luna”, e i poetici “clown” (così Baglioni presenta Raffaele e Bisio) a condurre una serata lunghissima e larghissima. Di uscite «a schiaffo», come Ligabue acceso da “Luci d'America”, “Urlando contro il cielo” (anche che l'8 marzo esce “Start” l'album numero 22 di una carriera lunga trent'anni). Che poi esce e riesce ancora, a suonare tutto il suo rock, prima di profetizzare con Baglioni che «se Dio muore è per tre giorni e poi risorge».

Di azzardi, come Federica Carta e Shade che invitano la D'Avena per consolidare anche lo zoccolo teen di ieri. Di celebrazioni antiche e sempre nuove come Motta con Nada. Di mediazioni sonore, Noemi tra Irama e coro gospel, Giovanni Caccamo in mezzo a Patty Pravo e Briga. Di contaminazioni artistiche, tra Arisa, Tony Hadley (Spandau Ballet) e i Kataklò.

Tra Negrita, Enrico Ruggeri e la tromba di Roy Paci. Tra la voce di Renga mista a Bungaro (autore del brano) e le étoiles Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel. Di affiliazioni, come tra Paola Turci e Beppe Fiorello, Nek e Neri Marcorè. Di vincitori in carica, vedi alla voce di Ultimo con Fabrizio Moro e Cristicchi con Ermal Meta.

Di collaborazioni, inserzioni, addizioni tipo le performance di Mahmood con Gue Pequeño, Ghemon con Diodato e Calibro 35, Boomdabash con Rocco Hunt, The Zen Circus con Brunori Sas, Anna Tatangelo con Sirya, Ex Otago con Jack Savoretti, Nigiotti con Paolo Jannacci e Massimo Ottoni, Loredana Bertè con Irene Grandi, Silvestri con Manuel Agnelli, Nino D'Angelo e Livio Cori con i Sottotono e Achille Lauro con Morgan.

E di compagnetti di classe (di Amici), Einar con Biondo e Sergio Silvestre. Di sorprese sorprendenti, come quella di un altro super ospite. Anastasio (vincitore di X Factor 2018), per accompagnare Bisio in un monologo sui padri con un monologo di musica.

All in. A questo punto il «Baglioni ter» potrebbe essere un «aggressore artistico» e «forse, per una missione verso la parte musicale, un po' di voglia ci potrebbe essere», (mentre Teresa De Santis chiede tempo per «sederci e riflettere»).

Intanto c'è che il dirottamento prosegue alla conquista del pubblico giovane. C'è stato il calo fisiologico (la terza serata è stata vista da 9.409.000 telespettatori col 46.7% di share, 5 punti e quasi un milione e mezzo in meno del 2018). Ma il dato sui ragazzi è il più alto delle ultime 21 edizioni.

Così l'operazione a cuore aperto di attrarre i giovani legittimando i loro gusti su quel palco, per poi aprirgli la porta su una storia che appartiene loro quanto questo presente che appartiene a tutti, è riuscita. Così nel giorno dell'inizio della demolizione del Morandi, la ricostruzione di un ponte tra spettacolo e musica fusi per danzare nella stanza di marmo è riuscita.

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